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“L’EUROPA HA L'ULTIMA CHANCE PRIMA DELLA DEFINITIVA SEPOLTURA” – MASSIMO CACCIARI SUONA LA SVEGLIA AI LEADER EUROPEI DI FRONTE AL CICLONE TRUMP E ALLE TRATTATIVE SULLA FINE DELLA GUERRA IN UCRAINA: “I FATTI DICONO CHE DOBBIAMO TORNARE AGLI OBIETTIVI GIÀ PRESENTI NELLE TRATTATIVE DI MINSK. NON RICONOSCERE L'APPARTENENZA DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA O È CHIACCHIERA PROPAGANDISTICA O SIGNIFICA RISCHIARE LA GUERRA-GUERRA. PRENDERÀ LA PAROLA L'EUROPA? DIRÀ COME STANNO LE COSE AI SUOI CITTADINI? O CONTINUERÀ AD AGIRE DA MERA PROVINCIA, SUBORDINATA ALI INTERESSI DELLA CAPITALE?”

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Estratto dell’articolo di Massimo Cacciari per “La Stampa”

 

donald trump vladimir putin

Negli ultimi anni si è tanto parlato di "post-verità", intendendo una forma di linguaggio e di comunicazione o del tutto indifferente a ogni interna coerenza, o interessata soltanto all'esito pratico, alla utilità delle proprie affermazioni. Temo siamo passati all'epoca della pura e semplice "anti-verità".

 

[…]

 

Possono certo darsi ben più nobili significati di verità, ma quando viene meno ogni ragionevole rapporto tra parole e fatti, quando la parola serve soltanto a manipolare l'immaginazione delle persone, allora entriamo in un'epoca in cui il discorso politico (la discussione che ha luogo nella "città", a tutti i suoi livelli) entra esplicitamente in guerra con la verità, così come, si direbbe, l'Anti-Cristo apocalittico con il Cristo.

 

massimo cacciari a otto e mezzo 6

[…]  Più pericolosa è l'"anti-verità" quando il nostro dover-essere, i nostri desideri o le nostre attese trasfigurano la dura legge dei fatti.  È l'"anti-verità" che portano con sé, in grande, le ideologie, e, in sedicesimo, le frasi demagogiche, le retoriche populistiche.

 

Infine – e questo temo sia il caso dell'"anti-verità" oggi dominante – può accadere il degrado del discorso a puro strumento propagandistico, che si ritiene tanto più efficace quanto più "libero" da ogni seria interpretazione della realtà. E' questa l'"anti-verità" che essendo cosciente di sé può certo risultare anche la più efficace.

 

VERTICE A PARIGI - ELISEO

Quando Trump dà del dittatore a Zelensky siamo nel campo dell'ignoranza mescolata all'esigenza di fornire la più rozza giustificazione a un cambio di rotta politica. Tutti coloro che hanno seguito dall'interno la tragedia ucraina (ultimo Cassieri nel suo bellissimo libro Ucraina e Russia) sanno benissimo quanto poco dittatore sia Zelensky, quanto condizionato fin dal primo giorno della sua presidenza, quando espresse l'intenzione di riprendere il filo degli accordi di Minsk, dai settori estremisti del nazionalismo ucraino.

 

TRATTATIVE TRA DONALD TRUMP E VLADIMIR PUTIN - VIGNETTA

Trump appare poi un rappresentante insuperabile dell'"anti-verità" parlando di deportazioni in massa dei palestinesi e di un uso economicamente profittevole delle spiagge di Gaza – indecente follia, su cui non mi pare che i leader europei abbiano speso le parole di ribrezzo che avrebbe meritato.

 

Quando invece si tracciano paragoni privi di ogni senso storico, analoghi a quelli che pure grandi filosofi hanno arrischiato tra le conquiste romane e terzo Reich, tra le mire imperiali di Putin e quelle hitleriane, siamo nel campo della consapevole propaganda da tempo di guerra. E come tale forse perdonabile.

 

Faremmo torto all'intelligenza nostra e di altri se pensassimo realmente che la Russia attuale, irrevocabilmente non più zarista né sovietica, abbia l'intenzione di sferrare micidiali attacchi all'Occidente. A stento la Russia oggi è in grado di conservare il proprio interno assetto federale.

 

antonio costa e ursula von der leyen a kiev - 24 febbraio 2025

La via obbligata, nel contesto di una visione multilaterale dei rapporti tra grandi potenze, è dalla caduta del Muro una soltanto: il riconoscimento delle esigenze di sicurezza della Russia contestualmente al pieno riconoscimento da parte di quest'ultima dell'assoluta sovranità di tutte le realtà statuali nate dal collasso dell'Unione Sovietica, e dunque del fatto che esse sono libere di entrare in tutte le alleanze politiche e militari che vogliono.

 

Sono principi che dovrebbero entrare in uno storico e definitivo Trattato di pace, quello che è mancato alla caduta del Muro. I veri Trattati di pace che hanno segnato la storia sono opera di realismo politico, vengono scritti quando i tromboni della propaganda tacciono, quando la verità-realtà dei rapporti di forza viene alla luce e da tutti i contendenti riconosciuta. Credo che dopo centinaia di migliaia di morti sia giunto questo momento.

 

DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

Senza scomodare le Yalta, senza assurdi paralleli tra quell'evento, i suoi protagonisti e l'epoca attuale. Allora si affermava la vittoria indiscussa di due Titani sullo sfondo dell'inarrestabile decadenza del grande impero britannico, oggi dobbiamo pensare a un equilibrio assai più complesso, tra tanti e diversi grandi spazi politici. A meno che qualcuno non decida per una strategia egemonica globale, che può portare solo alla nuova Grande Guerra.

 

[…]

 

Cerchiamo, se ancora possibile dopo tante cieche chiamate alle armi, quel poco di verità che sta nell'aderire ai fatti. I fatti dicono che dobbiamo tornare agli obbiettivi già presenti nelle trattative di Minsk, "sponsorizzate" prima dell'invasione da tanti leader europei, mentre la guerra civile nel Donbass era in corso. Non riconoscere l'appartenenza della Crimea alla Federazione russa o è ancora chiacchiera propagandistica o significa rischiare, prima o poi, la guerra-Guerra. Altrettanto mettere in dubbio anche di striscio la piena sovranità ucraina.

 

VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON

Per il Donbass l'unica soluzione possibile è il modello della Provincia autonoma nell'ambito dello Stato ucraino, in base alla necessaria modifica della costituzione ucraina e a un referendum controllato da autorità terze. È tragico pensare ai morti e alle distruzioni che è costato tornare al punto di partenza, ma è così: continuare il conflitto, non arrestarlo subito sarebbe doppiamente colpevole: non solo moltiplicherebbe le sofferenze del popolo ucraino, ma porterebbe al rafforzamento del regime putiniano.

 

Prenderà la parola l'Europa? Dirà come stanno le cose ai suoi cittadini? Siederà insieme all'Ucraina al tavolo di pace con proprie autonome e realistiche proposte? Appronterà una propria forza di interdizione e pace nelle zone di guerra, appena giunti finalmente a un armistizio? Saprà farsi finalmente valere come un alleato "dotato di logos"?

 

O continuerà ad agire da mera provincia, subordinata a strategie e interessi della capitale? Vorrà smentire Trump & Co. che la trattano ormai come un fossile della storia? Si profila davvero per l'Europa l'ultima chance prima della definitiva sepoltura a mercato e euro (ammesso che almeno questi possano resistere al crollo di ogni capacità politica).

VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI