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Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
L' inchiesta su Paola Muraro non riguarda solo la sua passata attività di consulente ma anche quella attuale di assessore all' Ambiente del Comune di Roma. E potrebbe coinvolgere altri esponenti del Movimento 5 Stelle. Pochi giorni dopo essere stata nominata in uno dei posti chiave della giunta guidata da Virginia Raggi, la manager intimò infatti all' Ama di utilizzare un impianto di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti di Roma.
Nonostante fosse perfettamente a conoscenza che su quel tritovagliatore di Rocca Cencia era in corso un' inchiesta penale - e per questo non era stato inserito nel piano Regionale - cercò di imporre alla dirigenza la riapertura. Una posizione drastica di cui il pubblico ministero Alberto Galanti vuole conoscere tutti i retroscena. Per questo ai carabinieri del Noe è stato chiesto di acquisire in Campidoglio tutta la documentazione relativa ai provvedimenti firmati dalla titolare all' Ambiente. Le perquisizioni potrebbero scattare già nelle prossime ore.
Ulteriore passo di un' inchiesta che si concentra sul potere concesso a una semplice consulente diventata in pochi anni potente quanto un funzionario di altissimo livello.
Il giorno chiave
Il giorno-chiave per ricostruire quanto accaduto nelle ultime settimane è il 30 giugno scorso, sette giorni prima la presentazione della «squadra» della sindaca.
Nello studio del portaborse del deputato grillino Stefano Vignaroli - ritenuto il maggiore sponsor di Muraro insieme con la compagna Paola Taverna - avviene un incontro con il presidente del Consorzio Colari, che fa capo a Cerroni anche se formalmente è affittato alla societa «Porcarelli». Non è l' unico. Quando la notizia filtra, la commissione parlamentare ecomafie, di cui Vignaroli è vicepresidente, avvia un' istruttoria.
E pochi giorni fa il presidente Alessandro Bratti, pd, dichiara: «Vignaroli è andato a questi incontri con Ama e Colari non si sa a che titolo. Se lo faceva qualcuno del Pd, di FI o della Lega, presumo che sarebbe successo il pandemonio. Così nell' ultimo ufficio di presidenza è emerso che tutti i gruppi, compreso il M5S, sarebbero d' accordo per un' audizione. Una cosa mai capitata». Vignaroli dovrà dunque spiegare il suo interessamento e non è escluso che debba farlo anche di fronte ai pm.
Il blitz in Ama
Il 25 luglio Muraro si presenta nella sede di Ama con la sindaca e un impiegato, Alessandro Muzi. Entra nell' ufficio del presidente Daniele Fortini.
Il blitz viene filmato e rilanciato sui social network. La missione è esplicita: Ama deve riaprire subito il tritovagliatore di Cerroni. Muraro lo intima e pochi giorni dopo mette nero su bianco questa sua decisione.
Scelta inaccettabile, secondo Fortini, che prima di dimettersi dall' incarico formalizza la propria posizione con una nota ufficiale: «Per poter utilizzare il tritovagliatore ho bisogno o dello svolgimento di una gara pubblica o di un' ordinanza del sindaco ovvero del governatore della Regione, ma l' ordinanza sarebbe indirizzata a persone che oggi potrebbero anche essere indagate perché quel tritovagliatore è sotto inchiesta penale».
Il flusso di soldi
Perché Muraro si spende in questo modo per Cerroni? La donna è stata una delle collaboratrici più fidate di Franco Panzironi e soprattutto di Giovanni Fiscon, i due ex dirigenti di Ama - ora sotto processo per Mafia capitale - che per anni hanno garantito agli impianti della Colari di funzionare.
Non a caso i magistrati chiedono al Noe di accertare «quanto è stato pagato da Ama a Colari per utilizzare il tritovagliatore di Rocca Cencia» oltre ai «prezzi praticati dalla Porcarelli per l' utilizzo del tritovagliatore Colari da parte di altri enti pubblici o municipalizzate». E poi verificare che ruolo abbia avuto Muraro nella stipula dei contratti, visto che aveva la delega alla gestione, e soprattutto nel passaggio dei soldi.
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