FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…
Estratto dell’articolo di Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
«Non praticabile». L’industria di beni di largo consumo dice no al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e al suo protocollo anti-inflazione per contenere — da ottobre a dicembre 2023 — i prezzi dei prodotti del carrello della spesa. Lo stop all’intesa era nell’aria da giorni, quando dopo l’incontro al ministero di lunedì scorso le posizioni dei produttori — da Federalimentare a Centromarca — erano state molto fredde. Ma il no ufficiale è arrivato ieri con due note.
Una la firmano Centromarca e Associazione Ibc (Industrie Beni di Consumo) che insieme rappresentano le più grandi aziende italiane del settore. L’altra è dell’industria alimentare: Assica, Assitol, Assocarni, Assolatte, Italmopa e Unione italiana food. Il senso per tutti è: apprezziamo l’iniziativa del governo, ma riteniamo «non praticabile la sottoscrizione del protocollo». Spiegano Centromarca e Ibc: «Il quadro complessivo non consente previsioni realistiche sulla dinamica dei conti economici; un’azione di controllo dei prezzi rischia di pregiudicare la tenuta del tessuto produttivo».
In più, «i bilanci industriali registrano riduzioni dei margini» e le aziende già hanno contenuto il più possibile i prezzi tanto che «per le famiglie l’impatto del carrello della spesa stimato da Nielsen è stato di 35 euro». Le associazioni richiamano poi un potenziale intervento dell’Antitrust nel caso di un’intesa per controllare i prezzi. Ma lasciano una porta aperta, ribadendo «la volontà di dialogo con il governo». E intanto chiedono tagli dell’Iva e del cuneo fiscale.
Le 6 associazioni firmatarie della seconda nota si dicono «disponibili a collaborare con tutte le parti interessate» chiedono però «un coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera alimentare nel senso più ampio», coloro che contribuiscono a formare i costi di produzione e quindi il prezzo finale: «Un impegno sul valore del prodotto finito che non consideri l’incidenza di questi costi sarebbe totalmente sbilanciato sugli attori della filiera a valle». Quindi, o tutti o nessuno. […]
Ma il presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli attacca: «Sono mesi che chiediamo all’industria di mostrare senso di responsabilità verso le famiglie, abbassando, dove possibile, i propri listini di vendita», ma «l’industria di trasformazione, sollevando argomentazioni pretestuose e strumentali, si dichiara indisponibile: la distribuzione moderna conferma invece la volontà di continuare la collaborazione con il governo». […]
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