1. L’IRRESISTIBILE, E INASPETTATA, ASCESA DI MATTEO SALVINI, UNICA ALTERNATIVA A RENZI 2. I DUE MATTEI SONO IN ASCESA LIBERA, MA QUELLA CHE PIÙ COLPISCE È LA CRESCITA A BALZI IMPETUOSI DEL SALVINI CON FELPA PROLETARIA, ORECCHINO AL LOBO DESTRO, BARBA RADA E OCCHIO SCURO: NELL’INDICE DI POPOLARITÀ PARREBBE AVER RAGGIUNTO IL 30 PER CENTO, A DISTANZA SIDERALE ANCORA DA RENZI MA GIÀ SOPRA GRILLO E L’EX SULTANO DI ARCORE 3. LA LEGA VIAGGIA INTORNO AL 10 PER CENTO CON TENDENZA ALL’INSÙ, MENTRE FORZA ITALIA SI COLLOCA AL 15-16 MA IN CALO - C’È LA CONCRETA IPOTESI DI UN SORPASSO TRA DUE SETTIMANE, NEL VOTO IN EMILIA ROMAGNA - MA PER LE POLITICHE, SALVINI VUOLE TORNARE ALLE URNE NEL 2016, QUANDO BERLUSCONI SARÀ DECOTTO 4. LA MOLLA DI QUESTA IMPENNATA? PICCHIARE A TAMBURO SULLE PAURE DI UN’ITALIA ANGOSCIATA: NO ALL’EURO, NO AI CLANDESTINI, NO AI “JOB ACT”, NO AI DIRITTI DEI GAY

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1. IL MATTEO DI DESTRA CHE PICCHIA DURO SULLE PAURE D’ITALIA: “LA CAPITALE MI AMA”

Carlo Verdelli per “la Repubblica

 

MATTEO SALVINI E LUBAMBA MATTEO SALVINI E LUBAMBA

Dove c’è casino, lui c’è. Appena gli sarà possibile, ha promesso, varcherà il Po e andrà a Tor Sapienza, periferia romana incendiata dagli scontri tra abitanti esasperati e residenti di un centro per rifugiati. Qualche giorno fa, ha provato a entrare in un campo rom di Bologna dopo che una consigliera leghista era stata schiaffeggiata. L’ha fermato prima, con bellicoso disprezzo, un gruppo di antagonisti.

 

SALVINI CONTRO MARINOSALVINI CONTRO MARINO

Al netto delle botte che ha rischiato in Emilia, del parabrezza sfasciato, della paura e della pallidissima solidarietà ricevuta dai colleghi della politica “per l’infame agguato dei centri sociali”, Matteo Salvini ha comunque ottenuto un saldo attivo. Dopo aver postato su Facebook la foto della sua macchina ammaccata, con l’amichevole scritta “noi stiamo bene, bastardi”, i suoi like sono aumentati di 25 mila in tre giorni. Sembrerà una cretinata ma per lui non lo è affatto.

 

Quando è diventato segretario della Lega, 11 mesi fa, Salvini stava a 100 mila fan. Adesso ne conta 454.409 contro i 750 mila di Renzi: lui con un partito che ha preso il 6 per cento alle Europee 2014 (veniva dal 4 delle Politiche 2013), l’altro il 40. Lui, il Matteo di destra, erede di una Lega stramazzata dagli scandali e dal tragico tramonto di Bossi. L’altro, il Matteo di sinistra, travolgente vincitore di primarie e più giovane presidente del Consiglio della storia repubblicana.

salvini matteosalvini matteo

 

Quarantuno anni il primo, 39 il secondo. La somma fa 80, due più di Berlusconi, e con Grillo che va per i 67. La terza Repubblica, quale che sarà, avrà parecchio a che fare con l’anagrafe, almeno a stare ai sondaggi.

 

I due Mattei sono in ascesa libera, ma quella che più colpisce è la crescita a balzi impetuosi del Salvini con felpa proletaria, orecchino al lobo destro, barba rada e occhio scuro: nell’indice di popolarità parrebbe aver raggiunto il 30 per cento, a distanza ancora siderale da Renzi ma già sopra Grillo e l’ex Cavaliere.

 

La molla di questa impennata? Picchiare a tamburo sulle paure di un’Italia angosciata: no all’euro, no ai clandestini, no alle Fornero e ai “Job Act”, no ai diritti dei gay o a quelli degli immigrati in generale. Un nuovo fronte nazionale, già alleato con la Francia a chiusura stagna di Marine Le Pen e in avvicinamento rapido con l’altrettanto autistica Russia di Putin.

 

MATTEO RENZI SALVINI QUIZMATTEO RENZI SALVINI QUIZ

Messi amabilmente in soffitta i totem che hanno fatto prima grande e poi marginale la Lega (secessione, celodurismo, camicie verdi, ampolle e spadoni), Salvini ha rapidamente traslocato il suo movimento dalla pianura immaginaria della Padania a quella ben più vasta e politicamente redditizia della rabbia e dell’impotenza di un intero Paese.

 

«Lo sa che Roma è la seconda città per amicizia che ho su Facebook?». Con buona pace del polveroso “Roma ladrona”, la capitale nel mirino ora è diventata Bruxelles. L’opa ostile è quella sul regno che fu di Forza Italia e An. E al posto della guardia padana, un presidio militare dei social network.

Viviana Beccalossi e MaroniViviana Beccalossi e Maroni

 

Sì, ma i voti? Prossima verifica, il 23 novembre per le regionali in Emilia Romagna. Salvini la sta battendo città per città, stanco ma instancabile, attirandosi odi e uova per poi rilanciarli come boomerang con twitter o selfie.

«Partiamo dal 5%, conto di raddoppiare. In realtà, spero di più».

 

Tipo? «Tipo dar fastidio al Pd».

Renzi le ha mandato un sms dopo “l’infame agguato” di Bologna?

«Niente. Di persona l’ho visto una volta sola. Siamo molto diversi, anche di carattere. Lui è più spregiudicato, certamente più cattivo, visto come ha fatto tabula rasa di tutti quelli che c’erano prima. A me non viene facile, sono più comunitario. Comunque, il vero nemico di Renzi non sono io né Grillo né qualcun altro: è Renzi stesso».

 

Matteo Maria Salvini, un metro e 80 per 85 chili, milanese di zona Bande Nere, famiglia piccolo borghese, diplomato con 48 su 60 al liceo classico Manzoni, non laureato in Storia medievale alla Statale («mi mancavano 5 esami, ma ero francamente troppo fuoricorso») diventa bossiano a 17 anni grazie a un manifesto, “Sono lombardo, voto lombardo”, che tiene ancora nel suo ufficio, insieme a un variegato Pantheon di eroi tra cui Franco Baresi, capitano storico del Milan.

UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4

 

«Sì, erano i primi anni Novanta, la Lega era stata appena fondata. A scuola comandava la sinistra. Mi vennero a prendere in classe, i compagni, e giù calci in culo perché facevo attacchinaggio per il Carroccio».

 

Molta militanza, rapida carriera: consigliere comunale (il più giovane a Milano), deputato, europarlamentare, e dal dicembre 2013 segretario federale, sia pure di un partito a brandelli. Tutto troppo in fretta?

«Guardi che in Europa si fa il ministro a 28 anni».

 

RENZO BOSSI TROTARENZO BOSSI TROTA

Che la Lega, dopo l’ictus al grande capo e le conseguenti prodezze del cerchio magico (dal Trota a Rosi Mauro, da Belsito a Reguzzoni), fosse sull’orlo del baratro, lo dimostra la sede storica di via Bellerio, zona Affori, estremo nord di Milano. Un casermone su due piani di un brutto giallo, che in origine ospitava una fabbrica di medicine, lungo 80 passi e largo 130. Nei tempi belli, quando le falangi padane arrivarono a contare 180 parlamentari (1994, primo governo Berlusconi), qui si faceva, o meglio si provava a disfare, l’Italia. La colta trama federalista di Miglio irrorava e indirizzava il vigore simil- celtico di militanti pronti a tutto.

 

Le stanze, ciascuna con la sua targhetta, ospitavano deputati e senatori in gran frotta. Garrivano le bandiere col sole delle Alpi, si moltiplicavano le iniziative: Telepadania, Radiopadania, persino un asilo nido, “Orsetti padani”, ora passato a gestione privata e con solo 5 bambini a balia. Uno svuotamento che dal piccolo, anzi dai piccoli, si è esteso a macchia, ovunque.

 

matteo renzi e agnese landini scendono dall aereo di statomatteo renzi e agnese landini scendono dall aereo di stato

Via Bellerio somiglia a quelle caserme dove il battaglione se ne è andato ed è rimasta solo la guardia, 30 persone in un posto che ne conterrebbe 300, interi corridoi chiusi, l’ufficio di Bossi che resiste al secondo piano e dove lui passa ogni lunedì e venerdì, lasciando nell’aria ferma la scia lunga del sigaro. A fine mese se ne andrà per sempre anche la Padania, l’ultimo giornale di partito che era rimasto: il direttore Aurora Lussana, 38 anni, figlia di macellai bergamaschi, chiude le smilze edizioni rimanenti con fiera tristezza padana.

 

Lei, come gli altri reduci rimasti nel fortino semi deserto, hanno però due antidoti alla depressione. Il primo è che Bossi resterà Bossi in eterno, che Gemonio è come Betlemme e che «solo un figlio di cane può non essergli riconoscente ».

renzi remix by claudio gatti 5renzi remix by claudio gatti 5

 

Il secondo è che Salvini ha una marcia in più di tutti e con lui si torna in alto. Con lui, o con Flavio Tosi, lo scalpitante sindaco di Verona? C’era un patto e Salvini dovrebbe ricordarselo. O no? «Nessun patto, giusto una chiacchierata: Maroni alla Lombardia, io segretario, Tosi candidato premier.

 

Comunque, sono dispostissimo alle primarie della Lega. In generale, direi che Tosi è tra le persone più capaci che abbiamo, conto che capisca la strada che stiamo prendendo». E qual è? «La Lega ha salde radici, il verde lombardo ce l’ho dentro anch’io, solo che bisogna rivolgersi anche ad altri colori. Sono andato in Scozia e Catalogna per i referendum indipendentisti, ci mancherebbe, ma l’emergenza adesso è il lavoro, a Milano come a Taranto. Lavoro e immigrazione incontrollata».

 

renzi remix by claudio gatti 4renzi remix by claudio gatti 4

Fuori tutti? «No: dentro alcuni ». E’ cattolico? «Sì, se posso vado in Chiesa, i miei due figli accendono le candeline». Se la sua bimba più piccola, da grande, le portasse a conoscere il fidanzato e fosse Sidney Poitier, un nero? «Felice lei, felice io. Dire stop all’invasione mica significa essere razzisti».

 

Beh, se non altro significa che magari si prenderà un po’ di destra, ma il centro pare difficile. «Guardi che i cosiddetti moderati sono sempre meno moderati. Dal 2008, su 144 mila imprese piccole o medie, ne sono sparite 31 mila, una su 5. Proporremo un’aliquota fiscale unica, 15% uguale per tutti. Poi vediamo come reagisce il centro tartassato ». C’è tempo per verificarlo: il premier Renzi ha parlato di elezioni nel 2018. «Allora vuol dire che si vota l’anno prossimo». E la Lega che fa?

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Matteo Salvini, fin qui sbrigativo, rallenta un po’. «Al nord abbiamo 1300 sezioni e 300 sindaci, e quindi ci presenteremo come Lega Nord. Sul resto d’Italia ci stiamo ragionando». Anticipi un twitter. «Lega dei popoli. Con Salvini nel marchio. Ma è solo un’ipotesi».

 

E per il Quirinale, quando Napolitano lascerà? «Giuro, non saprei». Impossibile. «Ci penso un po’ e poi le mando un sms. Guardi», e mi gira il tablet che ha davanti. «Da quando parliamo su Facebook solo aumentato di 834 followers. In mezz’ora, non male». Un giorno dopo, alle 23.11, arriva un sms: «Zero idee per il quirinale, sorry… Matteo».

 

2. IL PROGETTO DI BERLUSCONI DI RICOMPATTARE IL CENTRODESTRA E’ FRENATO DA SALVINI

Ugo Magri per “la Stampa

 

Da qualche giorno, come d’incanto, Berlusconi ha ricominciato a predicare l’unità del centrodestra. Invita i vecchi alleati a far fronte comune. Si appella perfino a quanti (Ncd e Fratelli d’Italia) aveva tentato di strangolare proponendo a Renzi soglie altissime di sbarramento.

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Dalle parti di Arcore sospettano che l’uomo abbia in serbo qualche colpo di teatro, tipo un bis dell’ormai celebre «predellino». Nel 2008 fu il preludio alla fusione con An e alla sfortunata nascita del Pdl. Pare che Berlusconi sia voglioso di riprovarci e di rimettersi in pista alla guida di un nuovo rassemblement moderato.
 

MATTEO RENZI A BALLAROMATTEO RENZI A BALLARO

C’è però un macigno sulla strada del Cav. E non si tratta del solito Alfano che rifiuta di farsi accogliere all’ovile o, se si preferisce, come un figliol prodigo: pure su questo fronte si stanno muovendo parecchie cose, Ncd e Forza Italia hanno ripreso a scambiarsi segnali di fumo, dietro le quinte ferve l’opera di mediatori che sentono un giorno Silvio e l’altro Angelino per spingerli a far pace. Da questi contatti emerge che i due continuano a detestarsi di tutto cuore, ma la forza gravitazionale tende a spingerli ineluttabilmente l’uno nelle braccia dell’altro.

 

renzi all assemblea degli industriali a bresciarenzi all assemblea degli industriali a brescia

Un tessitore fra i più autorevoli, di alta scuola democristiana, rivela a condizione di non essere messo in piazza: «Il loro incontro è solo questione di mesi, forse di settimane, ma non c’è dubbio alcuno che ci sarà». A riprova della buona disposizione di Alfano viene citata la sua intervista di ieri alla Latella, su Sky, dove il ministro dell’Interno ha aperto uno spiraglio alla revisione della legge Severino, la stessa che rende incandidabile Berlusconi dopo la condanna: un gesto sicuramente distensivo nei suoi confronti.
 

Chi mette a rischio i piani berlusconiani stavolta è la Lega. Che registra da qualche mese un’ascesa costante nei sondaggi, compresi quelli di Euromedia Research ai quali l’ex Cavaliere attinge. Decimale in più o in meno, il Carroccio viaggia intorno al 10 per cento con tendenza all’insù, mentre Forza Italia si colloca al 15-16 ma in luna calante. C’è la concreta ipotesi di un sorpasso tra due settimane, nel voto in Emilia Romagna. Su scala più larga il fenomeno potrebbe ripetersi la primavera prossima, quando alle urne torneranno tutte insieme 7 regioni.

 

ROSI MAUROROSI MAURO

Ma se Salvini supererà Berlusconi nelle percentuali nazionali, magari tramite un’intesa coi Fratelli d’Italia della Meloni, come potrà pretendere l’ex premier di restare come se nulla fosse il capo? Risposta semplice, dicono alla Lega: Berlusconi non potrà. E toccherà a Matteo sfidare in prospettiva l’altro Matteo...
 

Già volano le scintille. In Lombardia Forza Italia mette alle strette Maroni con la richiesta di rimpasto nella giunta regionale (molto decisa è la Gelmini). Sabato, colpo basso del Cavaliere che ha rispolverato la sua vecchia amicizia con Bossi per sostenere che Umberto sì era un grande leader, Salvini invece deve ancora crescere. Sono tutti segnali di nervosismo, la prova che per Forza Italia la Lega comincia a rappresentare un incubo.

 

ROSI MAUROROSI MAURO

Altrimenti, che bisogno c’era di evocare il fantasma politico del Senatùr? Il cui successore, come è facile intuire, non ha gradito affatto questi paragoni. In comune, Salvini e Berlusconi hanno giusto la passionaccia per il Milan. Ma per tutto il resto sono pianeti distanti. In privato mai che parlino con entusiasmo l’uno dell’altro.
 

È scattata la rivalità. Il giovane leader della Lega si augura che l’altro rimanga il più a lungo possibile nel limbo politico attuale (né al governo e nemmeno davvero all’opposizione) in modo da svuotarlo elettoralmente da destra.

 

A tal fine Salvini spinge la polemica là dove Forza Italia non potrà mai osare: contro gli immigrati, per l’uscita dall’euro. Nel frattempo, rifiuterà di consegnare le chiavi della Lega. Guadagnerà tempo nella convinzione che farlo trascorrere giochi a suo favore. L’ideale sarebbe (ragionano nel giro leghista) di tornare alle urne tra un anno e mezzo, nel 2016. Cioè quando Salvini prevede che l’anziano avversario sarà cotto a puntino.

 

3. MATTEO CONTRO MATTEO VINCENTI DA TELEQUIZ: ADESSO RENZI E SALVINI SI CONTENDONO L’ITALIA

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica

 

ROSI MAURO E BOSSIROSI MAURO E BOSSI

Provvida o improvvida che sia risuonata la designazione, giusto un anno fa, Bobo Maroni proclamò Salvini «il nostro Renzi». Entrambi divennero segretari nello stesso dicembre 2013. A distanza di quasi un anno, con un occhio ai sondaggi si può azzardare che nell’Italia populista del marketing e della post-politica quello dei due Mattei è un inedito caso di concordanza asimmetrica o asimmetria concorde. Nel senso che più il Matteo leghista conquista attenzione, più il Matteo democratico acquista un potenziale consenso.

 

E siccome nei giochi del potere a volte non è nemmeno necessario incontrarsi e fare patti, si può anche dire che più Salvini strilla in tv, gira minaccioso per campi rom, soffia sul fuoco della xenofobia, si contorna di fanatici, insomma più viene pompato dai media come l’unica alternativa a Renzi, più questi ha tempo, modo e opportunità di presentarsi come un premier riformatore sì, ma moderato, prudente, ragionevole e buono, addirittura.

 

BOSSI E MARONIBOSSI E MARONI

L’inconfessabile spartizione dell’immaginario è quindi completa, a beneficio dei due omonimi leader e a discapito di tutti gli altri. Così il Matteo neo-lepenista si becca l’esclusiva del cattivismo; mentre al Matteo pseudo-blairiano si rivolgeranno, senza fare tanto gli schizzinosi, quanti hanno paura dei barbari alle porte (come in Francia nel 2002, quando Chirac vinse per paura della vittoria del Front National)

 

Poi sì, certo, è difficile che i protagonisti siano disposti ad ammetterlo. Ma una volta inseriti in un quadro di manicheismo consensuale, oltre al nome di battesimo e alla data di esordio Salvini e Renzi mostrano diverse altre cosette in comune.

 

BOSSI E MARONIBOSSI E MARONI

L’appartenenza alla medesima generazione: 41 anni il Matteo verde e nero, 39 il Matteo bianco-rosa. Poi un comune imprinting da vincenti in telequiz (l’evocativo “Doppio slalom” e la machiavellica “Ruota della fortuna”).

 

Quindi una assai scarsa esperienza di lavoro, una modesta militanza di base e una rapida promozione nei ranghi alti del partito e degli enti locali. Tutti e due leggeri come i tempi postideologici in cui si sono forgiati. Perciò la distanza fra La Pira e il Jobs Act corrisponde a quella fra il separatismo di Pontida e l’alleanza con i giovani “nazionali” di Forza nuova.

 

ROSI MAURO E MARONI ROSI MAURO E MARONI

Si può aggiungere che Renzi e Salvini non paiono aver molto coltivato letturee studi, storici e umanistici meno che meno; e che anzi entrambi diffidano di intellettuali, studiosi, professori, spiriti critici e bastian contrari. La loro è una cultura eminentemente televisiva, legata alle immagini, influenzata dalla pubblicità e dai consumi, molto, ma molto calcistica nel senso di identità tifosa. Comune predisposizione alla musica, canzonette, fumetti, cartoni.

ROSI MAURO E CALDEROLIROSI MAURO E CALDEROLI

 

Se la cavano magnificamente con i social media: rapide sintesi, brillanti pensieri un po’ corti, qualche inciampo narcisistico. E come vengono bene in tv! Grande empatia, grande chiacchiera, ma nell’uno né l’altro ammetterebbero mai di avere grandi doti di attori; né di voler sembrare l’un l’altro più ostili di quello che sono. In realtà i due Mattei si bastano, e poco o nulla avanza in una contrapposizione così ben congegnata da risultare vantaggiosa per entrambi.