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Fausto Carioti per ''Libero Quotidiano''
pier ferdinando casini mario monti (2)
È il mondo alla rovescia, e non perché Matteo Salvini va a Cernobbio, dove i cosiddetti poteri forti erano soliti predicare ai politici il vangelo del rigore, a dire che «la politica di austerity ha fatto aumentare il debito pubblico». Ma perché, poche ore prima, il pensatoio economico Bruegel ha sfornato uno studio sull' Italia che sostiene le stesse cose del leader leghista, tali e quali. E il Bruegel non è un posto qualsiasi, ma il tempio dove è custodita l' ortodossia europeista, nonché uno dei due o tre think tank più influenti al mondo.
Il club dove siedono quelli che dettano l' agenda alle istituzioni europee e ai governi. Qui è di casa Jean Pisani-Ferry, l' autore del programma di Emmanuel Macron, e il presidente è il francese Jean-Claude Trichet, che presiede anche la Trilaterale ed è stato il predecessore di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea.
giorgio napolitano mario monti
A noi italiani interessa soprattutto perché tra i suoi fondatori - era l' anno 2005 - c' è Mario Monti, il quale è stato il primo presidente del Bruegel ed oggi ne è il presidente onorario.
La versione breve della storia è che il pensatoio di Monti dà torto a lui e ragione a Salvini e a tutti coloro che accusano il bocconiano di avere strangolato l' economia italiana e compromesso il risanamento del debito pubblico.
IL LIBRO DI MARIO MONTI E SYLVIE GOULARD
La stroncatura delle scelte fatte dal governo dei sobri è contenuta in un documento di 14 pagine che confronta la situazione italiana e quella belga, simili nel 1999, al momento dell' arrivo dell' euro (debito pubblico attorno al 110% del Pil, analogo prodotto interno lordo pro capite) e assai diverse adesso, perché in questi anni il Belgio è migliorato mentre il nostro Paese ha perso posizioni su tutti i fronti.
E ciò, spiega il Bruegel, perché «l' Italia ha risposto all' attacco dei mercati con misure di austerità, cosa che ha peggiorato le cose, mandando la crescita del Pil in territorio negativo e aggravando il rapporto debito/Pil».
L' errore cominciò con il governo Berlusconi, che nell' estate del 2011 adottò misure «certamente non in linea» con le raccomandazioni contenute nella famosa lettera del 5 agosto firmata da Trichet e Draghi. E non perché i provvedimenti voluti dal Cavaliere fossero troppo lassisti, ma per il motivo opposto: «La lettera illustrava un pacchetto equilibrato di interventi, chiedendo sia "misure significative per accrescere il potenziale di crescita", sia "misure immediate e decise per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche"»; Berlusconi e il ministro dell' Economia Giulio Tremonti, però, ignorarono i provvedimenti di stimolo alla crescita per concentrarsi solo sul rigore.
MARIO MONTI AL MEETING DI RIMINI
Poca roba in confronto a quello che sarebbe successo dopo il cambio di governo, avvenuto a novembre: «Il risultato dell' inasprimento delle misure di austerità è stato un crollo del Pil, che è sceso del 2,8% nel 2012». Situazione che si è ripetuta nel 2013, «quando l' Italia ha registrato di nuovo un avanzo primario relativamente consistente e il suo Pil si è contratto ancora dell' 1,7%».
STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI
La spremuta fiscale, in parole povere, ha consentito alle entrate dello Stato di superare le uscite, ma il sacrificio dei contribuenti è stato vanificato dalla recessione economica causata dall' eccessivo rigore. «Le misure di austerità hanno aumentato il rapporto debito/Pil dal 117% del 2011 al 129% del 2013».
L' austerità di Monti, ricorda il Bruegel, «non ha nemmeno aiutato il rating del debito italiano. Al contrario, ha condotto a ulteriori downgrade nel 2012, 2013 e 2014». A firmare queste e altre considerazioni non è l' ultimo arrivato, ma l' economista belga André Sapir, già consulente di Romano Prodi e José Barroso, all' epoca in cui furono presidenti dell' Unione europea.
Monti vede così le proprie scelte demolite dall' istituzione che lui stesso ha creato.
Uno con un ego meno ipertrofico del suo avrebbe qualche motivo per riflettere sugli errori commessi e smettere di andare in giro a vantarsi di avere salvato la patria. Il documento del Bruegel dovrebbe interessare anche Carlo Cottarelli, il quale di recente ha difeso Monti, sostenendo che, se non ci fossero stati lui e la Fornero, oggi avremmo un rapporto debito/Pil più alto di 11 punti. Ci sono fior di economisti, anche nel più insospettabile dei posti, che non la pensano così.
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