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CANNONI AMARI PER ZELENSKY – L’ITALIA HA DONATO 20 CINGOLATI “M109L” ALL’UCRAINA MA… SONO INUTILIZZABILI! – LE ARMI, PRODOTTE NEGLI ANNI ’90 E ORAMAI DESTINATE ALLA DISCARICA, SONO STATE SPEDITE NEL DONBASS IN ATTESA CHE, DELLE COMPONENTI PRODOTTE NEGLI STATI UNITI, POTESSERO RENDERLI DI NUOVO “OPERATIVI”. QUESTE NON SONO MAI ARRIVATE O SI SONO RIVELATE INCOMPATIBILI E QUINDI I CANNONI, AD OGGI...
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
Venti cannoni semoventi consegnati dall'Italia all'Ucraina sarebbero di fatto inutilizzabili: giganti d'acciaio inutili al fronte. Lo sostiene il Financial Times che riporta le dichiarazioni di un consigliere del ministro della Difesa ucraino.
I mezzi donati dal governo di Roma vengono inclusi in un elenco di materiali da rottamare che i Paesi europei hanno mandato a Kiev, sgomberando i loro depositi di residuati bellici senza dare un contributo al potenziamento delle forze ucraine: in pratica, una doppia beffa.
I venti semoventi M109L erano stati prodotti dalla Oto Melara nei primi anni Novanta: si tratta della versione aggiornata di cingolato di progettazione statunitense con un cannone da 155 millimetri, ossia il calibro standard dell'artiglieria pesante della Nato. […]
All'inizio della scorsa estate, i combattimenti nel Donbass hanno mostrato l'urgenza di rinforzare l'artiglieria ucraina e il governo Draghi - oltre a sei modernissimi PZH2000 - ha deciso di recuperare gli M109L, che erano abbandonati da oltre venti anni all'aria aperta in un territorio umido.
L'accordo prevede di fornirne sessanta a Kiev, dopo una revisione finanziata dagli Stati Uniti. Sulla carta, hanno ancora prestazioni di tutto rispetto con un raggio d'azione di 30 chilometri e la capacità di sparare quattro proiettili al minuto.
Si è cercato subito di accelerare le consegne. Ma - a quanto risulta a Repubblica - per rimettere a posto gli apparati meccanici erano necessari kit provenienti dagli States. Si è deciso allora di effettuare una revisione parziale dei primi venti M109L e trasferirli in Ucraina a settembre, dove tecnici locali avrebbero poi montato le componenti "Made in Usa".
Che però non sono mai arrivate o si sono dimostrare incompatibili con la versione italiana dell'arma. Così quei cannoni sono rimasti per mesi fermi, in attesa di conoscere il loro destino. Adesso pare che almeno una parte farà il percorso in direzione opposta, per tornare in officina e completare i lavori in Italia o in Belgio. […]
SCHOLZ - MACRON - ZELENSKY - DRAGHI
MARIO DRAGHI VOLODYMYR ZELENSKY
DRAGHI, SCHOLZ, MACRON E IOHANNIS INCONTRANO ZELENSKY
M109L 1
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