1. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SI DIMETTE E QUANDO? NEI PRIMI DUE MESI DEL 2015 O A GIUGNO, QUANDO COMPIE 90 ANNI, OPPURE MAI COME VORREBBE GIULIO NAPOLITANO, IL FIGLIO? 2. E COSA FA SE RENZI VA A CHIEDERGLI LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE, LO CONCEDE O NO? 3. RE GIORGIO SA PERFETTAMENTE, COME E PIÙ DI RENZI, CHE IL GIORNO STESSO DELLA FIRMA DEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE SULL'ITALIA CADREBBE L'INESORABILE MANNAIA DELLA TROIKA COMMISSARIANDO DI FATTO NON SOLO IL TURBOPREMIER O IL PD MA L'INTERA CLASSE POLITICA ITALIANA PERCHÉ QUELLA FIRMA SUL DECRETO DI SCIOGLIMENTO CERTIFICHEREBBE L’IMPOTENZA E IL FALLIMENTO DA PARTE DI TUTTE LE FORZE POLITICHE 4. DUNQUE SOLO UNA ISTITUZIONE ESTERNA COME LA TROIKA POTREBBE E SAREBBE IN GRADO DI IMPORRE LE RIFORME AD UN PAESE RIOTTOSO, STANCO E GIÀ IMPOVERITO

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renzi mogherini napolitanorenzi mogherini napolitano

DAGOREPORT

 

Il discorso di Renzi Matteo alla Camera non ha convinto affatto i destinatari principali. Se ne è' accorto lo stesso premier nella serata di ieri e ha fatto filtrare la possibilità di interventi più decisi sull'articolo 18. Le aree di malcontento, aperto o dissimulato che sia e proprio da ieri più accentuato, sono tre: il Quirinale, l'Europa, i parlamentari. E il rischio di saldatura tra le tre posizioni in queste ore sta diventando altissimo.

 

Vediamole una per una. Il Colle, cioè Re Giorgio in persona, ha dubbi e tormenti su Renzi Matteo, sulla sua politica degli annunci e del "cazzo dritto" a prescindere, politica che se ancora per un po' (forse) regge in Italia, in Europa certamente non funziona affatto.

RENZI NAPOLITANORENZI NAPOLITANO

 

Al capo dello Stato sono stati riferiti anche i commenti dei tedeschi che hanno paragonato il carretto del gelataio Grom a palazzo Chigi in risposta alle critiche dell'Economist alle corna di Berlusconi Silvio nella foto ufficiale dei capi di governo. Di qui i colloqui con il governatore della Banca d'Italia, con il ministro dell'Economia e le telefonate con Draghi per capire cosa ha chiesto davvero l'Europa all'ultima riunione dei ministri economici e quali possono essere i passi successivi se continua la deriva italiana.

 

L'Europa. Idem come sopra, sono le stesse valutazioni del Capo dello Stato aggravate dal fatto che nessuno dei leader europei ha davvero accettato Pittibimbo poiché, come e' noto, le loro preferenze andavano ai tipini come Letta Enrico e Monti Mario. Quindi, o l'Italia fa le riforme che pesano, lavoro e fisco innanzitutto, o il commissariamento e' più vicino.

RENZI E NAPOLITANORENZI E NAPOLITANO

 

Visto dall'Italia e dai tifosi del premier non basta il richiamo a parole all'orgoglio nazionale: o prende in mano la situazione e, di fatto, obbedisce ai diktat o assume una posizione di totale rottura con l'Europa (cosa difficilissima, ma tale da entrare nei libri di storia), oppure il rischio che debba passare la mano ad un governo diverso ci sta tutto, e di questo stamattina si parla alla Camera nei nervosi capannelli che si formano e si disfano in Transatlantico.

 

I parlamentari. Nessuno si è sentito rassicurato dal discorso dei mille giorni, anzi l'implicito ricatto (o approvate tutte le mie riforme, non solo quelle che ci chiede l'Europa ma soprattutto quelle che mi consentiranno di solidificare il mio potere) ha rinfocolato gli animi. Quindi, effetto minore ma immediatamente visibile, Violante Luciano e Bruno Donato rischiano di restare ancora sulla graticola.

 

matteo renzi e angela merkel matteo renzi e angela merkel

Accanto a queste tre grandi aree di insoddisfazione verso la politica del governo, vi e' una questione di cui non si parla da qualche mese ma che proprio nel silenzio generale sta assumendo un rilievo istituzionale decisivo sulla tenuta stessa del governo e della legislatura: Il Presidente della Repubblica si dimette e quando? Nei primi due mesi del 2015 o a giugno, quando compie i novant'anni, oppure mai come vorrebbe Napolitano Giulio, il figlio? E cosa fa se il premier va a chiedergli lo scioglimento delle Camere, lo concede o fa in altro tentativo di formare un governo?

COPERTINA DELL'ECONOMIST RENZI DRAGHI HOLLANDE MERKELCOPERTINA DELL'ECONOMIST RENZI DRAGHI HOLLANDE MERKEL

 

Infatti e' opinione diffusa che se nei primi sessanta giorni del 2015 questo Parlamento sarà chiamato ad eleggere il nuovo capo dello Stato la legislatura potrà stabilizzarsi, il Parlamento concentrarsi in modo più efficace nell'esame dei principali problemi del Paese, sempre più spesso su input legislativo del governo, e dunque il gesto darebbe spessore e credibilità all'obiettivo di Renzi Matteo di guardare ai prossimi mille giorni come quelli decisivi per cambiare l'Italia.

 

Nelle voci di corridoio che si inseguono, soprattutto da parte di quelli che fanno finta di saperla lunga, si ripete che con largo anticipo Re Giorgio annuncerà la sua decisione irrevocabile, e da quel momento partirà il conto alla rovescia per individuare il nuovo presidente della Repubblica e costruirgli la necessaria maggioranza per essere eletto.

 

Draghi RenziDraghi Renzi

Nei dintorni del Parlamento, del resto, si ritiene che è del tutto improbabile che un nuovo capo dello stato appena eletto come primo atto del suo settennato sciolga quel Parlamento che lo ha appena eletto. Sarebbe un'autolegittimazione insopportabile per il nuovo inquilino del Colle, ne segnerebbe un settennato zoppo, indipendentemente dalla personalità dell'eletto.

 

La scelta di Re Giorgio, quale che sia, consentirebbe anche di metter fine al gioco delle tre carte che attualmente ancora si pratica, almeno sino a quando non si capisce davvero quali sono gli intendimenti del premier, che ovviamente e furbescamente si tiene aperte tutte le strade.

Francois Hollande e Matteo Renzi Francois Hollande e Matteo Renzi

 

Ma Re Giorgio sa perfettamente, come e più di Renzi Matteo, che questa volta sull'Italia cadrebbe l'inesorabile mannaia della troika la quale il giorno stesso della firma del decreto di scioglimento delle Camere arriverebbe a Roma commissariando di fatto non solo il premier o il Pd ma l'intera classe politica italiana perché quella firma sul decreto di scioglimento certificherebbe il fallimento da parte di tutte le forze politiche nel saper fare quelle riforme non più rinviabili. E dunque solo una istituzione esterna come la Troika potrebbe e sarebbe in grado di imporla ad un paese riottoso, stanco e già impoverito.

 

RENZI -SENATO RENZI -SENATO

E all'esito elettorale, indipendentemente da chi ha vinto e chi ha perso, il nuovo premier finirebbe con l'assumere il ruolo di vero esecutore testamentario delle volontà dell'Europa mettendo in essere politiche di tagli sociali insopportabili per i cittadini senza guardare in faccia a nessuna pur di conseguire risparmi costi quel che costi in fatto di tagli alla spesa sociale e aumento della disoccupazione.

 

Insomma, una situazione che rischia fortemente di avvitarsi, al di la' dello stesso lavoro dei gufi e degli altri animali evocato dall'ex sindaco di Firenze ogni volta che apre bocca. Non si fanno le riforme perché c'è diffidenza, c'è diffidenza perché i parlamentari non si fidano dei mille giorni promessi, non sanno se la legislatura dura o no. Il rischio e' che si impantani tutto e nella paralisi non passa niente di quanto vorrebbe Renzi. Solo che il prezzo che rischia di pagare il Paese per le enormi attese che il premier ha creato alzando ogni giorno l'asticella degli annunci del fare e' altissimo: se si dovessero sciogliere le Camere non è solo il fallimento di Renzi ma del Paese, ed ecco allora la troika.

grillini in senatogrillini in senato

 

E come risponde il capo della Boschi ai timori e ai dubbi del Capo dello Stato? E' vero o non è vero che gli avrebbe chiesto di restare fino a giugno perché secondo alcune voci il premier vorrebbe tirare sino a metà del prossimo anno e poi andare alle elezioni perché considera più facile che le conceda Napolitano piuttosto che un nuovo Presidente, chiunque esso sia?

 

Il punto dirimente e': la legislatura sta scivolando verso le elezioni in primavera? Allora e' un casino, nessuno controlla niente, a parte Re Giorgio e Draghi Mario da Francoforte e, in misura minore, Renzi stesso ma come leader di un Pd che ha concesso gli 80 euro ma non può confermarli.  

 

PROTESTE IN PORTOGALLO CONTRO LA TROIKA E L AUSTERITY PROTESTE IN PORTOGALLO CONTRO LA TROIKA E L AUSTERITY

Se invece la legislatura regge e i parlamentari attuali ne sono davvero convinti, allora il Parlamento collabora. Da questo punto di vista il ruolo del capo dello stato e' decisivo non foss'altro per dare una mano al premier a decidere le priorità, ben sapendo che con tutti i problemi che il Paese ha non si può discutere di legge elettorale per mesi. Eppure, ieri Renzi Matteo sia pure in ritardo aveva provato a fare un discorso più consapevole delle difficoltà.