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Francesco Bonazzi per Dagospia
Se fosse una donna sarebbe perfetto. Ma a Pier Carlo Padoan non gli si può cambiare sesso, come non gli si può far cambiare squadra del cuore, visto quanto è tifoso della Roma. Tuttavia è l’ultima idea per il Quirinale venuta a Matteo Renzi, che già da qualche mese ha cambiato opinione, e in positivo, sul ministro dell’Economia.
L’idea di spedire Padoan sul Colle è sempre figlia della volontà renziana di avere un presidente della Repubblica dal profilo bipartizan e dalla personalità non troppo pronunciata. E Padoan, in questo senso, agli occhi del premier è quasi imbattibile.
Romano, sessantacinque anni a gennaio, il ministro del Tesoro è un economista con qualche trascorso dalemiano ma non è certo un uomo di partito. Ha fatto la sua carriera tra il Fondo monetario e l’Ocse, prima di essere spinto da Giorgio Napolitano nel governo Renzi. In questi mesi da ministro, non si ricorda una polemica scaturita da un suo gesto o da una sua dichiarazione. Ha sempre mantenuto un profilo istituzionale e non ha nemici.
E’ vero che prima dell’estate ci sono state delle frizioni tra Renzi e Padoan sul rigore dei conti pubblici, ma è acqua passata e non ci sono mai stati screzi personali. Il ministro del Tesoro ha accettato la cabina di regia a Palazzo Chigi, il ruolo di Yoram Gutgeld sulle scelte di fondo di politica economica e l’attivismo di Luca Lotti sulle nomine.
In Via XX Settembre, con una battuta perfida, dicono che Padoan è un ottimo ministro degli Esteri dell’economia: a suo agio nei vertici internazionali, in Italia quasi non tocca palla.
Dunque ecco l’uomo giusto per Renzi, che al Colle non vuole qualcuno che gli faccia ombra: serio, competente, onesto, non politico di professione, con il senso delle istituzioni, saggio, non spigoloso, non “divisivo”, un po’ grigio. E non gli possono manco dire che sia una sua creatura, visto che come ministro gliel’hanno imposto.
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