DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
mario draghi al forum verso sud 1
1 - BALNEARI, SI CERCA L'ACCORDO: INDENNIZZI PER CHI HA AVVIATO LO STABILIMENTO | ESCLUSE PERÒ LE STRUTTURE ABUSIVE
Ai titolari di concessioni balneari uscenti i vincitori delle gare dovranno riconoscere un indennizzo "in ragione della perdita dell'avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l'esercizio dell'impresa, calcolato sulla base delle scritture contabili ovvero di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza". E' quanto si legge nella proposta di sintesi del governo che potrebbe diventare un emendamento al ddl concorrenza all'esame del Senato.
Immobili devono essere regolari - Questo, prosegue la norma proposta, "sempre che sussista un titolo legittimo per i beni per la cui realizzazione o utilizzo nell'attività di impresa sia richiesto un titolo abilitativo, compresa ove prevista la comunicazione o la segnalazione dell'autorità amministrativa".
La maggioranza cerca l'accordo - In programma una riunione di maggioranza per tentare di sciogliere il nodo delle concessioni balneari, dopo la proposta di mediazione avanzata dal governo. I tempi sono stretti, alla luce del cronoprogramma definito il 21 aprile da governo e maggioranza, secondo cui i lavori al Senato avrebbero dovuto concludersi a inizio maggio, per poi completare l'iter alla Camera a inizio luglio e la terza lettura a Palazzo Madama entro metà luglio.
In quell'occasione si era deciso anche un metodo di lavoro comune tra Camera e Senato per accelerare i tempi, affidando ai senatori il lavoro sugli articoli da 1 a 18 e da 29 a 32, inclusi quindi concessioni balneari e idroelettriche, servizi pubblici locali e farmaci, e ai deputati gli articoli 7 e 8, su trasporto pubblico locale, Ncc e taxi, e quelli da 19 a 28, su telecomunicazioni, Rc auto e attività d'impresa.
2 - ACCORDO APPESO A UN FILO PALAZZO CHIGI PUNTA SULLA SPONDA CENTRISTA
Francesco Olivo e Paolo Baroni per “la Stampa”
Si lavora sulle parole, ma non c'è più molto tempo. Per i balneari oggi è il giorno della verità: alle 12.30 è infatti convocata di nuovo la Commissione Industria del Senato con all'ordine del giorno la legge annuale sulla concorrenza, bloccata da settimane per i veti incrociati sul rinnovo delle concessioni dei beni demaniali.
Draghi la scorsa settimana ha messo in guardia la maggioranza spiegando che in assenza di un'intesa il governo metterà la fiducia sul testo base in modo da ottenere il primo sì di palazzo Madama entro il 31. Ma così cadranno tutte le modifiche concordate dalla maggioranza sugli altri temi e lo stesso emendamento del governo che pure prevedeva una serie di tutele per i balneari.
Il problema è che un'intesa ancora non c'è. «Si lavorerà fino a un minuto prima dell'inizio della seduta» racconta una fonte di centrodestra. Il viceministro allo Sviluppo Gilberto Pichetto (di Forza Italia) lo scorso fine settimana ha messo a punto il testo di una possibile mediazione ma ieri sera non era in grado di sciogliere la riserva. Si tratta infatti di raccogliere il consenso da tutte le forze di maggioranza e, una volta ottenuto l'ok, occorre sottoporre il testo del nuovo emendamento allo stesso Draghi. Operazione non facile in tempi così stretti.
mario draghi premiato all atlantic council
Nel caso questa mattina sia raggiunta quantomeno una intesa politica non è però da escludere che la Commissione possa avviare comunque i lavori accantonando l'articolo 2 (quello relativo alle concessioni demaniali) per procedere con tutto il resto (trasporto pubblici, gestione dei rifiuti, farmaci, concessioni idroelettriche, poteri e nomine delle authority, ecc.). «Magari faremo un po' di melina» commentava ieri un senatore. Altro appuntamento chiave sarà la conferenza dei capigruppo prevista sempre per oggi in Senato.
MARTA FASCINA E SILVIO BERLUSCONI DA SORBILLO A NAPOLI
Tutto può succedere: quello che è chiaro è che il presidente del Consiglio, come ha fatto notare a più riprese la scorsa settimana, non è più disposto ad accettare altri ritardi rispetto ad un provvedimento varato addirittura lo scorso novembre dal Consiglio dei ministri che fa parte del pacchetto di riforme legate al Pnrr assieme a fisco, giustizia e pubblica amministrazione.
A puntare i piedi sono sempre la Lega e un pezzo di Forza Italia. I berlusconiani sono divisi, ci sono i difensori storici dei balneari, come Maurizio Gasparri e Massimo Mallegni, e l'ala liberista che per il momento non emerge pubblicamente, ma che al congresso di Napoli dello scorso fine settimana mordeva il freno: «Va bene litigare con il governo sulle tasse, ma impedire le gare è una battaglia di retroguardia».
Il governo spera che si trovi un accordo, ma prepara il terreno per un eventuale scenario di rottura. Ieri il premier ha incontrato i vertici di Coraggio Italia e Italia al Centro, i piccoli partiti centristi che hanno appena formato il gruppo al Senato e con i loro tre componenti in Commissioni Industria potrebbero risultare decisivi. Draghi ha sottolineato come la concorrenza e la politica estera siano i perni dell'azione di governo. I centristi hanno assicurato il loro sostegno a un'approvazione rapida del ddl. Le associazioni del settore, su cui ieri si è alzato un fortissimo pressing con l'intenzione di far loro accettare il cambio di regime, sono ovviamente contrarie a ogni modifica.
giuseppe conte olivia paladino in spiaggia
Gasparri, che mantiene una interlocuzione con Draghi, fa un invito al governo: «Per sbloccare la situazione bisogna che il governo ascolti le associazioni di categorie, se le spiagge fossero industrie non sarebbe stato convocato Landini?».
In ogni caso, dopo che ancora ieri il Consiglio di Stato, bocciando un ricorso del Comune di Imperia e della Regione Liguria, ha ribadito che le concessioni sono efficaci solo fino al 2023, le associazioni di settore sembrano rassegnate a dover rispettare questa scadenza. Al massimo, come è già stato ventilato, si può ipotizzare di prendere un po' di tempo in più, forse anche un anno, nel caso le amministrazioni interessate non fossero in grado di avviare già nel 2024 le nuove gare.
A questo punto il nodo si sposta sugli indennizzi da destinare a chi perde la concessione: la proposta di Pichetto, in questo caso, verte su due questioni: il recupero della quota di investimenti fatta e non ancora ammortizzata, perché prima che intervenisse il Consiglio di Stato le concessioni sarebbe scadute solo nel 2033 mentre se ci ferma al 2023 si perdono 10 anni, e l'avviamento. Nello specifico il valore delle imprese, andando oltre il puro giro d'affari, dovrebbe essere determinato da una perizia tecnica di un soggetto terzo e contribuire a definire la cifra da versare da parte di chi subentra nelle varie attività. Questo a grandi linee, ovviamente è nei dettagli che si gioca la partita. Altro dettaglio non secondario, il punteggio da assegnare ai concessionari in maniera tale da assicurare loro comunque un vantaggio nelle gare.
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