DAGOREPORT - LA MAGGIORANZA VIAGGIA COSÌ “COMPATTA” (MELONI DIXIT) CHE È FINITA SU UN BINARIO…
Francesca Schianchi per la Stampa
Il governo supera la strettoia del Def e porta a casa i voti desiderati: l' autorizzazione allo scostamento di bilancio con la maggioranza assoluta, e la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Con numeri anche più ampi del previsto, che rendono sostanzialmente ininfluenti quelli dei riottosi alleati di Mdp, decisi a non partecipare al secondo voto nonostante i tentativi di apertura del ministro dell' Economia Padoan su «miglioramenti e efficientamenti» nell' ambito sanitario.
Una scelta, quella degli ex Pd e Sel di garantire un solo sì al governo, accompagnata da uno strascico di polemiche tra due delle figure chiave di quell' area: Giuliano Pisapia e Massimo D' Alema.
Numeri abbondanti «Il Senato approva il quadro economico-finanziario della prossima legge di bilancio. Un voto all' insegna di responsabilità e stabilità», commenta il premier Paolo Gentiloni al termine della maratona a Palazzo Madama. Sullo scostamento di bilancio servivano 161 voti: ne sono arrivati 181; 164 i sì alla risoluzione di maggioranza sul Def.
Un' abbondanza che per quelli di Mdp non fa che certificare l' apporto fondamentale di Verdini e i suoi alla causa, con tutte le conseguenze da trarne in campagna elettorale nel rapporto col Pd («il governo ha sostituito i nostri voti con quelli di Verdini», accusa il capogruppo alla Camera, Francesco La Forgia), mentre per i renziani dimostra «l' irrilevanza non solo politica ma anche numerica di Mdp», come scrive malizioso su Twitter Roberto Giachetti. Dopo qualche ora di fibrillazione, comunque, dopo che martedì sera l' annuncio del non voto aveva colto di sorpresa il premier e la sua squadra, la giornata parlamentare si conclude senza tensioni.
Con anche qualche tentativo dell' esecutivo di andare incontro alle richieste degli insoddisfatti ex alleati di maggioranza: l' impegno a «rivedere gradualmente il meccanismo del cosiddetto superticket». «Il governo è solido: ora tutti a dare una mano a Gentiloni per chiudere bene la legislatura», interviene il segretario Pd Matteo Renzi a suggellare il pericolo scampato.
PISAPIA CONTRO D' ALEMA
Se dalle parti del Pd si saluta con soddisfazione anche questa tappa, mettendo nel mirino i prossimi passaggi, dalla legge elettorale alla manovra, è proprio tra i banchi degli scissionisti dem che invece lascia qualche scoria. Soprattutto nel rapporto tra Mdp e Campo progressista di Pisapia: dopo che due sere fa in tv D' Alema aveva rivendicato le «mani libere» e invitato l' ex sindaco di Milano ad avere più coraggio, è stato il suo turno ieri, dalle frequenze di Radio Capital, di rispondere per le rime.
Invitando l' ex premier a fare «un passo di fianco», se non ha «ambizioni personali», essendo lui una personalità «divisiva», attribuendogli anche la volontà, fermamente smentita dai bersaniani, di non garantire i voti neppure sullo scostamento di bilancio. Abbastanza per scatenare i colleghi di Mdp, non solo i dalemiani doc come Paolucci e Leva («basta continui attacchi personali a D' Alema») ma anche gran parte degli ex dem, tanto da indurre l' ex sindaco in serata a chiarire di non aver messo veti su nessuno.
Senza per questo sfuggire a una polemica via Twitter con Nichi Vendola: tu dividi la sinistra, attacca il pugliese; ricordati che tu hai «governato la Puglia in variegata compagnia: a Milano non c' era destra in giunta», la piccata risposta. Attacchi e schermaglie preoccupanti per un' area che ancora deve riuscire a unirsi in un solo partito. E con un leader designato sempre più riluttante, quasi al limite di lasciar perdere: «Il mio obiettivo è una sinistra di governo, vedo posizioni differenti ma per un po' vado avanti - fa sapere - queste settimane sto girando l' Italia per sentire persone, amministratori e sindaci, poi vedo».
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