RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
«Vedremo se ci sono i requisiti di necessità e urgenza». Al Nazareno l' ultima uscita di Vito Crimi sul decreto sicurezza viene accolta con gelo: «C' è un accordo da un anno. Il garante è il presidente Conte. Ci fidiamo di lui». Palazzo Chigi, nonostante lo stop M5S, sembra tirare avanti e lunedì porterà il decreto in Cdm. Nicola Zingaretti, intanto, definisce «non discutibile» la soglia di sbarramento del 5% per la nuova legge elettorale, facendo infuriare Leu.
Il riassunto della giornata lo fa proprio Zingaretti: «Non si governa con quattro idee di Paese». Poi aggiunge: «Non si va avanti solo per eleggere il capo dello Stato, serve un salto di qualità». E manda una frecciata ai suoi, per Roma: «Correre per sindaco è un onore, faccio appello a dirigenti del Pd».
Da giorni il Movimento frena sul decreto sicurezza. La necessità di modifiche era stata evidenziata dal capo dello Stato, ma c' è anche un accordo di maggioranza per modifiche più ampie. Per mesi si è fatto finta di niente poi, dopo le elezioni, l' accelerazione. Ma il Movimento frena.
Perché si tratta pur sempre di una sorta di abiura. E perché non si vuole lasciare troppo spazio di propaganda a Matteo Salvini. Che attacca: «Conte smonta i decreti sicurezza?
A parte l' incoerenza di chi li ha approvati, nei decreti ci sono poteri alle forze dell' ordine, ai sindaci, la lotta al crimine. Glielo impediremo, democraticamente».
nicola zingaretti giuseppe conte
Il M5S aveva fatto filtrare la contrarietà al ripristino della protezione umanitaria, limitando la necessità delle modifiche alle sole raccomandazioni del Quirinale. Ieri, la strategia, discussa durante il vertice nell' agriturismo, cambia. Crimi esce allo scoperto e mette in dubbio l' esistenza dei requisiti di «necessità e urgenza» del decreto. Molto raramente messi in discussione. Il Pd non ci sta e rimanda la palla a Conte.
Confidando che si tratti solo di pretattica. Ma il 5 Stelle Davide Crippa frena anche sull' iniziativa dem di riforma del bicameralismo perfetto: «Le riforme vanno condivise, no ad annunci di parte».
C' è un altro fronte caldo, la legge elettorale. Per Zingaretti la soglia del 5% «non è discutibile»: «È figlia di un giusto compromesso tra una legge proporzionale con forti correttivi di carattere maggioritario. Non è un numero figlio della casualità ma di un confronto politico molto serrato. Per il Pd è una delle condizioni per poter andare avanti, non vedo margini di discussione». Per Maria Elena Boschi «non c' è nessuna preclusione sulla soglia al 5 per cento», a patto che ci siano le preferenze. Zingaretti, come posizione personale, parla però di «collegi più piccoli».
Nicola Fratoianni (Leu) è duro: «Zingaretti ha davvero una strana idea della condivisione, sa benissimo che l' accordo sulla soglia al 5% è stato fatto senza di noi e anzi contro di noi». Matteo Salvini dice no a tutto l' impianto: «Il proporzionale è il pantano, è fango, è il passato». Osvaldo Napoli (FI) avverte Zingaretti: «No a furbate o s' impantana».
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