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Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Tutti sanno cosa servirebbe per rilanciare l' economia italiana, ma il governo è paralizzato dalla difficoltà di scegliere. A lanciare questo allarme è l' ex ministro dell' Economia Giovanni Tria, parlando a margine della conferenza "Progressivism, Socialism, Nationalism" , organizzata dal Center on Capital and Society della Columbia University guidato dal Nobel Phelps.
«Mi sembra che ci sia difficoltà di decisione. Si tratta di scegliere, di prendere le risorse dove sono». Per farlo, «bisogna governare la spesa corrente. Mi concentrerei a risolvere tutti i problemi che impediscono di portare avanti un programma di investimenti pubblici, che sono ancora inferiori del 30% rispetto al 2008. Questo serve non solo a far riprendere l' economia, ma a creare le condizioni per gli investimenti privati».
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Secondo l' ex ministro «c' è da ridurre la pressione fiscale, cambiarne la composizione. Una riforma fiscale credibile non si fa a deficit. Una famiglia si indebita per comprare una casa, non per pagare l' affitto». Poi aggiunge: «Se vogliamo evitare l' aumento dell' Iva dobbiamo contenere la dinamica della spesa corrente e agire su tax expenditure, fare una manovra diffusa su tutte le voci di spesa in modo che non crei danni da nessuna parte».
Non significa tagliare: «Supponiamo che la spesa prevista per la sanità il prossimo anno sia di 2, 5 miliardi. Se invece spendessimo 2 miliardi, la sanità si fermerebbe? No, ma con i soldi risparmiati si potrebbero finanziare interventi per favorire la crescita». E perché non si fa? «Perché ci sono miti che non si possono toccare».
Tria rivela che «io volevo fare la flat tax l' anno scorso, ma è stata la Lega che ha deciso di non vararla, per fare invece quota 100. Stavo lavorando sulla riduzione delle aliquote, abbassare l' Irpef per i redditi medi e medio bassi, che è quello di cui si continua a parlare. Poi alcuni la chiamano riduzione del cuneo fiscale, altri flat tax, ma è un fatto nominalistico. Per flat tax si è sempre inteso questo: non ho mai visto sul tavolo altri progetti».
Anche sul reddito di cittadinanza avanza dei dubbi: «Forse è servito ad aiutare alcune persone più indigenti», ma non a rilanciare l' economia e la crescita.
giulia bongiorno giovanni tria matteo salvini
L' ex ministro parla anche del difficile rapporto con Bruxelles: «Il mio governo aveva ottenuto la flessibilità, il problema è che poi gli investimenti non sono stati fatti».
Quindi aggiunge: «Non sono convinto che la Ue sia più flessibile perché è cambiato l' esecutivo. Il momento ora è più favorevole perché è mutato il clima. Si discute su come sostenere la crescita, non fare politiche restrittive, perché l' economia globale rallenta». L' ex ministro però non risparmia una frecciata al leader della Lega Salvini: «Certo è che se uno ha in corso una trattativa, e non insulta la controparte, forse è meglio. Facilita la trattativa».
Se fosse ancora ministro, senza i limiti prodotti dalle tensioni nella coalizione, avrebbe un piano: «Mi concentrerei per risolvere i problemi che impediscono un programma di investimenti pubblici. Questo farebbe riprendere l' economia, ma creerebbe anche le condizioni per gli investimenti privati». Le possibilità ci sarebbero, anche dagli Usa: «Sono opportunità molto grandi, ma gli investitori non vengono per il rischio legale e l' imprevedibilità normativa». È un grave danno per il futuro del paese, perché «senza investimenti in ricerca e tecnologia siamo fuori dalla competizione globale. C' è un vecchio detto che dice: chi non sta a tavola, sta nel menù».
Un ultimo messaggio lo manda proprio a Washington: «Sul 5G in Italia c' è una legislazione abbastanza forte».
Quanto all' adesione alla Via della Seta, «è stato spiegato che l' accordo contiene ben poco. Altri paesi europei non lo hanno fatto, ma hanno accordi ben più forti nella sostanza con la Cina».
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