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Mauro Zanon per “Libero Quotidiano”
«Siamo sull' orlo della guerra civile». Nessuno ai piani alti dello Stato aveva mai pronunciato pubblicamente queste parole. Nessuno si era mai spinto a dire ciò che soltanto due giornalisti coraggiosi come Eric Zemmour e Ivan Rioufol del Figaro ripetono incessantemente da due anni. Fino allo scorso maggio, quando Patrick Calvar, capo della Dgsi (i servizi segreti interni francesi) ha affermato davanti ai deputati della commissione d'inchiesta parlamentare sugli attentati dello scorso 13 novembre che la «guerre civile» è dietro l'angolo.
Calvar, il 10 maggio, si era espresso in questi termini davanti alla Commissione difesa dell'Assemblea nazionale: «Penso che questo scontro (in particolare tra gli estremisti di destra e gli islamisti, ndr) si verificherà. Ancora uno o due attentati e avrà luogo. Dobbiamo dunque anticipare e bloccare tutti questi gruppi che vorrebbero, da un momento all'altro, scatenare degli scontri intercomunitari». La diagnosi allarmante viene dalla persona che più di tutti in Francia ha un'idea chiara del livello delle tensioni sociali e dei rischi legati ad attentati e rivolte violente come quelle che hanno scosso le banlieue parigine nel 2005.
Per il ministro dell' Interno, Bernard Cazeneuve, il terrorismo sta provocando nella società francese «fratture irreversibili». Posizione condivisa da Matignon, dove siede il primo ministro Manuel Valls, che assieme a Place Beauvau è il più esposto nella lotta contro la minaccia terroristica e il più sollecitato in questi giorni di disordini di piazza contro la contestata riforma del lavoro.
La maggior parte degli osservatori concorda sul fatto che la scintilla che potrebbe far precipitare la situazione è un nuovo attentato islamista, dopo il quale, come scrive Le Figaro, «la fiducia nei corpi speciali verrebbe meno», e «la popolazione passerebbe all'autodifesa». Tra gli scenari più temuti dall' intelligence francese, figura in cima alla lista un attacco terroristico contro una scuola e la presa di ostaggi di bambini: uno scenario che potrebbe scatenare in risposta un' ondata di violenza da parte di alcuni gruppi estremisti.
Per Alain Bauer, specialista delle questioni di sicurezza, la società francese è in una fase di «ipertensione e isteria». Tre elementi vi contribuiscono: l' emergenza di un «terrorismo di prossimità», di jihad della porta accanto, come accaduto a Magnanville con l' assassinio di due poliziotti al loro domicilio da parte di un islamista; il salafismo che impone la sua visione rigorista dell' islam in diversi quartieri; la perdita del controllo di organizzazioni sindacali come la Cgt, il supersindacato rosso guidato da Philippe Martinez, che ha provocato nelle ultime manifestazioni contro il Jobs Act francese danni ingenti per le strade di Parigi. «È una situazione inedita. Non è una guerra, ma una situazione comparabile a quella degli anni di piombo in Germania e in Italia», spiega Alain Bauer.
Anche alla Drm (i servizi segreti dell' esercito), gli ufficiali manifestano le stesse preoccupazioni della Dgsi. Il «teatro nazionale», come racconta Le Figaro, è ormai una «priorità per l' esercito». Attualmente sono 10mila i soldati dispiegati sul suolo francese nel quadro dell' Operazione Sentinelle: cifre che la Francia non contava nemmeno negli anni della guerra d' Algeria.
In seno al ministero della Difesa, numerose voci premono affinché i militari dell' Operazione Sentinelle non si limitino a sorvegliare le strade, ma svolgano anche una missione di «controllo delle zone»: in altre parole, indossino anche i panni di agenti dell' intelligence. Ma resta alto il pericolo che Gilles Kepel professore universitario e tra i massimi esperti di islam in Francia ha riassunto con queste parole: «I jihadisti puntano a far implodere le società europee e a installare il califfato sulle loro rovine».
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