
DAGOREPORT- CHE FRATELLI D’ITALIA, DOPO TRE ANNI DI PALAZZO CHIGI, NON SIA PIÙ IL PARTITO…
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A volte anche i Megadirettori sono teneri di cuore.
Nel Bel paese fantozziano che da vent'anni si dilania tra berluschini e anti-Pompetta in nome della "rivoluzione italiana" (Paolo Mieli dixit) e della presunta seconda Repubblica pasciuta nel trogolo elettorale del Porcellum, ha così del miracoloso che Ezio Mauro benedica l'incontro tra il Cavaliere nero di Arcore, appena cacciato dal senato per infamità , e il leader futurista, Matteuccio Renzi.
L'altra mattina aprendo la riunione di redazione il direttore de "la Repubblica" ha spiegato ai colleghi-muti che "non è uno scandalo" se i due discutano "a faccia a faccia" delle riforme elettori (possibili). Purché, ha aggiunto, il confronto avvenga "alla luce del sole".
Oibò!
Forse qualcuno ha mai immaginato che certe questioni si risolvano in qualche loggia segreta o nei conventi di suore una volta tanto cari ai vecchi notabili democristiani?
Peccato che a Silvio Berlusconi sia interdetto l'ingresso alle Camere, altrimenti il miglior luogo istituzionale per certe discussioni sarebbero stati Montecitorio o palazzo Madama.
Senza essere nostalgici dell'oraziano "laudator temporis act".
E, poi, se "la Repubblica" di Mauro-De Benedetti dal ciglio sempre arcigno "alla Spinelli", non ha avuto nulla da ridire se il Superbone delle cascine intrattenga fraterni rapporti con il "macellaio" di Fivizzano, il forzista Denis Verdini, non era davvero il caso d'indignarsi se Renzo il Monello incontra il suo principale anche nella sede del Partito democratico.
Un'eventualità che avrebbe fatto insorgere l'intera redazione de "la Repubblica", in testa Max Giannini, se avesse avuto quale protagonista l'ex segretario Pierluigi Bersani. Al quale Dagospia rinnoviamo il suo sentito "Forza Culatello!".
Ma ormai l'intesa amorevole (o abbraccio mortale) tra il direttore del quotidiano fondato da Scalfari e il sindaco di Firenze sembra ricordare quello tragico (e impossibile) tra il rag. Ugo Fantozzi (Mauro) e la signorina Silvani (Renzi). Con i lettori ritenuti dei "coglionazzi".
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