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Andrea Malaguti per âLa Stampa'
Questa mattina Nunzia De Girolamo si presenterà alla Camera. E sui banchi del governo, di fianco a lei, Enrico Letta non ci sarà . Tecnicamente perché è chiamata a rispondere a un'interpellanza e il capo dell'esecutivo non è tenuto ad essere presente. Sostanzialmente perchè il primo ministro (che nei casi Idem e Cancellieri era intervenuto personalmente) non ha intenzione di farsi contaminare dalla bagarre beneventana, una tempesta imperfetta avvitata su colloqui privati registrati furtivamente, pressioni indebite, turpiloquio, trappole, smargiassate e locali guerre di potere combattute sul corpo vivo all'Azienda sanitaria.
Palazzo Chigi considera questo disastro nato quando la ministra non era in carica (circostanza che ha consentito al premier di non mettere direttamente le mani nel verminaio), uno spaccato di oggettivo malcostume politico, ma sa anche che sarebbe controproducente anticipare l'esito di una storia che ha un finale già scritto. Tra dieci giorni infatti, una volta firmato il contratto di coalizione, difficilmente la De Girolamo sarà ancora la titolare del suo dicastero.
Non pagherà il far west da campanile, ma le logiche irreversibili dei ricostruiti equilibri di Palazzo, con il Nuovo Centro Destra costretto a ridurre la propria rappresentanza nell'esecutivo e l'ala renziana del Pd destinata ad aumentarla. Un rimpasto classico, anche se il neo segretario del partito democratico non ama la parola, in cui la sedia della De Girolamo finirà comunque ad altri.
Ci sono molti modi, però, per uscire di scena. Alcuni ti assicurano un futuro politico. Altri ti decapitano. «à la sfida più difficile della mia vita. Non ho mai preso un euro. E di certo non mi farò intimidire», raccontava ieri ai suoi collaboratori la ministra, anticipando una linea difensiva costruita sulla teoria del complotto.
«Qualcuno mi vuole fare fuori». Un pezzo di Pd, un supposto rancoroso Mastella, qualche ex collega di partito decisa a prendersi la leadership del territorio? «Di certo siamo di fronte a un'operazione di discredito costruita a tavolino da avversari politici del Pd beneventano, per delegittimare la sua azione sempre limpida e diretta all'interesse dei suoi concittadini», diceva la collega e amica Barbara Saltamartini. Di sicuro il Nuovo Centro Destra è schierato compatto al suo fianco e lo ribadirà questa mattina in Aula. «Le accuse nei confronti della De Girolamo sono inaccettabili sia da un punto di vista sostanziale sia da un punto di vista formale.
Le registrazioni che la riguardano sono state fatte da un signore (Felice Pisapia) che avrebbe potuto benissimo manipolarle. E oltretutto la loro diffusione è illegittima. Per altro Nunzia non è indagata». Sulla barricata opposta il Movimento Cinque Stelle («si deve dimettere subito»), mezza Scelta Civica («meglio se lascia», dice Stefania Giannini, «non vedo il motivo», dice Andrea Romano), Forza Italia e una parte sempre più larga del Pd.
Mentre sempre ieri, seduto in un tavolo d'angolo di un ristorante dalle parti di piazza Barberini, l'ex ministro Clemente Mastella, tra un mandarino e una telefonata, spiegava: «La teoria del complotto ai danni del ministro De Girolamo è ridicola e poco credibile.
Ma se fosse vero, non essendo io tra i complottardi, mi aspetto da chi mi ha dato dell'uomo di m.... un sms di scuse e un mazzo di fiori. Noto per altro la disparità di trattamento rispetto a quello che capitò a me e alla mia famiglia sei anni fa. Una vicenda che ancora non mi fa dormire la notte». Ferite che non si rimarginano.
«Io sono serena, molto stanca e ho fiducia assoluta nella magistratura», dichiara pubblicamente la De Girolamo, che oggi griderà la sua innocenza. Poi, anche se non le piacerà , sarà costretta a fare un passo indietro, aggrappandosi all'improbabile speranza che l'umiliazione arricchisca la saggezza.
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