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Alessandra Rizzo per “la Stampa”
Usciti a pezzi dalla elezioni e privi di un leader, i laburisti alla disperata ricerca di un futuro rispolverano il passato. Il candidato favorito alla guida del partito è un socialista vecchio stampo che siede in Parlamento da 30 anni, Jeremy Corbyn. Chi gli si oppone, non da candidato ma da avversario ideologico, è l’ex premier Tony Blair, l’uomo degli ormai lontani trionfi elettorali.
La battaglia è sull’anima del partito: il «New Labour» di Blair o la tradizione sindacale di Corbyn, l’industria o la classe operaia, il centro o la sinistra. È questa la partita su cui il Labour si gioca il futuro: per Blair, dopo due sconfitte elettorali, si può tornare a vincere solo ripartendo dal centro; per Corbyn, il partito perde perché non è abbastanza a sinistra.
Da outsider a favorito
Blair e Corbyn sono avversari da sempre: quando l’uno, da Primo Ministro, trascinava il paese nel conflitto iracheno, l’altro andava in piazza contro la guerra. Se Tony Blair è il modello invocato per Renzi, Corbyn induce paragoni con Syriza e Podemos. Sessantasei anni, barba portata come un simbolo di ribellione, Corbyn è diventato a sorpresa il favorito nella corsa alla segreteria. Un sondaggio di ieri del «Times» lo issa al primo posto con il 43% delle preferenze, contro il 26% del rivale più diretto, l’ondivago Andy Burnham. Per Corbyn, il Labour è troppo appiattito sulle posizioni dei Conservatori: basta con l’austerity light, dice, serve più giustizia sociale. E invoca un ritorno al vecchio laburismo
L’incubo di Blair
Per i blairiani è un incubo. Una vittoria di Corbyn, anti-austerity, anti-monarchico, pacifista, condannerebbe il Labour ad anni di opposizione, dicono. Anzi, ridurrebbe il partito a mero «gruppo di pressione», secondo la definizione di Chuka Umunna, l’uomo che molti avrebbero voluto segretario prima del suo ritiro dalla corsa. «Corbyn è il candidato preferito dei Tory», ha detto Blair. «Si vince dal centro, non con un programma tradizionale di sinistra». Aveva già ammonito Ed Miliband, ma l’ex segretario era rimasto a sinistra. Il risultato è stato la più grande batosta elettorale da 30 anni a questa parte, le dimissioni di Ed il Rosso e altri 5 anni di Cameron.
Dibattito lacerante
Se molti nel partito preferirebbero dimenticare Blair, tra la guerra in Iraq prima e i contratti miliardari in giro per il mondo poi, altri ricordando che è stato pur sempre l’ultimo laburista a vincere un’elezione, anzi tre dal 1997 al 2005. Il dibattito tra le anime del partito sta lacerando il Labour come era avvenuto negli Anni 80, e già si parla di scissione in caso di vittoria di Corbyn. Ma quantomeno l’ascesa del ribelle di sinistra ha riacceso la passione in una gara che sembrava avviata a scivolare nella noia fino alla resa dei conti del 12 settembre. La battaglia per la testa e il cuore dei laburisti è solo agli inizi. Per ora la battuta migliore è di Blair: «Se il cuore è dalla parte di Corbyn, avete bisogno di un trapianto».
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