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1-SANTANCHÃ-BOLDRINI DONNE AGLI ANTIPODI SEMPRE PIÃ VICINE
Amedeo La Mattina per "La Stampa"
Tra le sfumature di rosa che coloreranno l'ufficio di presidenza della Camera ce ne potrà essere una shocking, quella di Daniela Santanché. Nel Pdl dovrà vedersela con Maurizio Lupi, ma ha il traino di Silvio Berlusconi e quindi ha buone chance di diventare una delle principali collaboratrici della terza carica dello Stato. E sarà uno spettacolo da vedere. Laura Boldrini e la pasionaria del berlusconismo sono quanto di più diverso esista in natura. Due modelli di donna opposti, due politici agli antipodi. La presidente di Montecitorio usa tacchi bassi, veste di nero, ha lavorato tra campesinos, rifugiati e gommini di immigrati.
L'imprenditrice Santanché preferisce gli yacht, cammina su tacchi 12 come se fossero pantofole, ha fatto del lusso il suo status symbol, senza vergognarsene. Una è politically correct di sinistra e recita i Vangeli laici degli «ultimi» tanto che, mentre pronunciava il discorso di insediamento alla Camera, qualcuno si aspettava che annunciasse il su nuovo nome: Francesca. L'altra ha fatto del politically uncorrect la sua cifra anticonformista chic e autoironica. Una volta in spiaggia un bambino le chiese se poteva toccarla. «Mia madre dice che lei è tutta di plastica». Così le venne l'idea di farsi stampare una maglietta con su scritto «100%, tutta plastica».
Eppure la presidente e la potenziale vicepresidente hanno molte cose in comune. Intanto la incontenibile passione politica e l'impegno in difesa dei diritti delle donne, contro il femminicidio e la violenza maschile. Ovviamente partendo da approcci culturali diversi e arrivando ad approdi politici siderali, ma la convivenza istituzionale potrebbe funzionare. Magari nascerà pure un'amicizia. Non sarà facile far perdere la calma alle signore di Montecitorio. Si aspettano il giorno in cui Santanché richiamerà all'ordine il fumantino capogruppo del Pdl Renato Brunetta. Sempre che Lupi non le seghi il tacco 12.
2-DEMOCRATICI, RAFFICA DI CANDIDATURE IN ROSA PER LA VICEPRESIDENZA
Carlo Bertini per "La Stampa"
In serata il pallino della roulette sembra fermarsi su questo schema: il Pd rinuncia ad uno dei due ruoli di questore per darne uno ai grillini «gratis anche se ti sparano addosso», ma si tiene due delle quattro vicepresidenze: e i due nomi più quotati sono quelli di Marina Sereni, area Franceschini e Roberto Giachetti, renziano doc, già segretario d'aula del Pd molto competente su procedure e regolamenti e quindi utile a tener testa ai grillini.
Ma i giochi si chiuderanno oggi e non è detto che la partita sia così risolta, visto che anche al Senato il problema è analogo e il puzzle va composto tenendo conto delle famose quote rosa. Un problema che investe tutti i partiti, compresa Scelta Civica, che vede i senatori maschi mugugnare visto che una delle cariche di vicepresidente vede favorita la senatrice Linda Lanzillotta.
Nel Pd, la bagarre tutta al femminile tocca l'apice quando a metà pomeriggio si sparge la voce che la carica di vicepresidente della Camera forse sarà solo una e non due: perché delle quattro caselle sul piatto si potrebbe concederne una ai grillini, una al Pdl e una a Scelta Civica, per tenere aperte tutte le porte possibili. A quel punto si viene a sapere che «Bersani ha deciso che sarà una donna, visto che i capigruppo sono due maschi».
E non solo la componente «rosa» del partito entra in fibrillazione, ma i renziani diventano sospettosi e pronti a dare battaglia, perché il patto sembra saltare. I patti infatti prevedono che a Renzi tocchi una vicepresidenza e l'equilibrio per tenere a bada i cinquanta parlamentari in quota al sindaco di Firenze è fragile.
Guarda caso, proprio nelle stesse ore, al secondo piano di Montecitorio, uno dei più quotati quarantenni non nasconde tutto il suo disappunto per come è stata gestita la vicenda del capogruppo, destinata a lasciare strascichi «perché le defezioni nel voto segreto sono state un segnale ben preciso e cioè che una fronda è già pronta contro il segretario se si dovesse tornare alle urne, con metà del partito che non vuole fargli fare un secondo giro di giostra e pronto a schierarsi per Renzi».
Ecco, in questo clima di veleni e sospetti, sotto il cielo del Pd le ferite si sprecano, sia sulle decisioni più contingenti, sia su quelle di là da venire, «visto che se per caso si riuscisse a formare un governo la resa dei conti interna sarebbe solo rinviata». E in tutto ciò le donne, già riunite dalle 11 di mattina, si disperdono in mille rivoli. La Moretti, portavoce di Bersani nella campagna delle primarie, chiama a raccolta le più giovani in una saletta separata, mentre le altre vanno avanti a oltranza.
E a tarda sera sul tavolo restano una selva di candidature, perché in ballo ci sono pure i ruoli di vicecapogruppo e tanti sono i nomi papabili per ruoli apicali: la «giovane turca» Velo, la Madia, Sesa Amici, dalemiana, la franceschiniana Pina Picierno, la veltroniana Caterina Pes.
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