"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
F. Sch. per "La Stampa"
Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse
«Il gruppo ci sarà e sarà più omogeneo di quello di Grillo». Il segretario della Lega, Matteo Salvini, continua a crederci. Anche se il gruppo euroscettico in Parlamento europeo, insieme al Front National di Marine Le Pen, non è riuscito a formarsi entro la scadenza del 23 giugno, anche se non si è ancora riusciti a rispettare la regola di almeno 25 deputati di sette Paesi diversi per cui, al momento, gli eletti del Carroccio devono accontentarsi di rimanere tra i «non iscritti», lui non si mostra preoccupato, anzi, «saremo ancora più determinati, non ci arrendiamo».
Un gruppo di euroscettici già c’è, quello di cui fanno parte l’Ukip di Nigel Farage e il Movimento cinque stelle, che infatti ieri hanno fatto la prima riunione e, annuncia Grillo, «su proposta del M5S il nome cambia da Efd a Efdd, dove “DD” sta per “Direct Democracy”: Democrazia Diretta». Ma obiettivo della trionfatrice alle elezioni francesi e dei leghisti era riuscire a formarne un altro, con gli olandesi del Pvv, gli austriaci del Fpo e i belgi del Vlaams Belang: quello che Salvini definisce un gruppo «di opposizione seria, non come quella del M5S», ma non sono stati raggiunti i numeri sufficienti per creare un gruppo.
«Siamo il gruppo del Parlamento europeo più ostacolato della storia, il che ci fa capire che siamo nel giusto» dice il leader leghista, e attacca i colleghi-rivali euroscettici, con cui si sono contesi alcune adesioni, «diciamo un bel “grazie” al duo Grillo-Farage. Al primo basta sparare qualche castroneria irrealizzabile, a Farage fare gli interessi della City finanziaria londinese. E dell’euro chi se ne frega. A Beppe piace, mentre Nick ha la sterlina e se la tiene stretta».
Nessun rimprovero alla Le Pen che ha condotto le trattative, «lei non sbaglia mai», anche se «abbiamo detto parecchi no, siamo stati molto selettivi, io sarei stato più aperto. Ma vuol dire solo che ci metteremo un po’ di tempo in più, meglio far le cose bene che raffazzonate»: tra i criteri per dire qualche no, spiega, ad esempio il fatto che «noi siamo contro l’immigrazione clandestina ma non contro l’immigrato tout court: non si possono distinguere le persone in base al colore della pelle».
BEPPE GRILLO E BANDIERA EUROPA
Nonostante la delusione, il leader leghista – oggi atteso in Cassazione per consegnare tre milioni di firme su cinque referendum, con autografi raccolti, con grande soddisfazione padana, fino a Palermo – non si perde d’animo e si mostra certo che il gruppo si farà: «Nonostante la controindicazione di perdere qualche poltrona, siamo sicuri che ci saranno altre fuoriuscite come ci sono state in questi primi 15 giorni, ci sono tante tensioni nei gruppi. Entro breve il gruppo ci sarà».
E da lì promette battaglia: a cominciare dall’ipotesi di Juncker presidente della Commissione. «È uno dei principali colpevoli del disastro economico e occupazionale», per cui «faremo di tutto per fermare questo inciucio tra destra e sinistra». E se dovesse spuntarla, «vuol dire che ci vogliono far diventare matti e allora faremo i matti anche noi».
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