FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
Gianluca Di Feo per "l'Espresso"
Urbanistica, ma anche la sanità modello lombarda: inchieste parallele e convergenti, che sembrano confermare l'esistenza di un patto Pdl-Lega per tutelare la rete affaristica nata all'ombra dei due partiti. Negli atti dei procedimenti giudiziari avviati dalle procure di Milano, Monza e Brescia continuano a intrecciarsi gli stessi nomi e le stesse centrali di potere con solidi referenti nel grattacielo della Regione. E se finora i pm si sono concentrati sulle pratiche immobiliari spartite tra gli uomini di Berlusconi e quelli di Bossi, presto l'attenzione si allargherà anche alla Sanità .
Come rivela "l'Espresso" nel numero in edicola domani esiste un'altra indagine segreta, ancora più clamorosa, che potrebbe azzoppare il Carroccio. Tangenti sulle forniture sanitarie, passate attraverso una corte dei miracoli con nomi così sfacciati da apparire ridicoli: residuati della storia di Mani pulite riciclati dal sottobosco leghista nel tentativo di strappare qualche briciola della torta ospedaliera, monopolizzata da ciellini e berlusconiani doc.
Piccole somme, che però possono creare un altro profondo danno di immagine a quel consiglio dove il giovane "Trota" Renzo Bossi è stato mandato a scuola di politica mentre i suoi colleghi si spartivano bustarelle.
Ma della Lega si sta occupando anche la procura di Monza. Nell'istruttoria che ha fatto finire agli arresti Massimo Ponzoni, l'ex assessore pdl e dominus del partito in Brianza, si parla a lungo del commercialista veronese Attilio Fanini. Ã a lui che si rivolgono gli esponenti azzurri per garantire il sostegno del movimento padano alle pratiche urbanistiche di loro interesse.
à a lui che vengono fatti incontrati gli emissari delle aziende che vogliono costruire centri commerciali. Ma Fanini pare avere un ruolo determinante nel mondo bancario e nelle incursioni degli immobiliaristi più spregiudicati. Lo ha dimostrato il lavoro dei pm romani su Danilo Coppola, il furbetto del quartierino che continua a gestire operazioni rilevanti in Lombardia.
Fanini risulta indagato come mediatore nella manovra che ha garantito a Coppola un fido da 80 milioni di euro, concesso da Unicredit Banca d'Impresa grazie - secondo l'accusa - a un milione di euro concessi a Mario Aramini, allora direttore centrale dello stesso istituto. E in quella istruttoria è coinvolto anche Luigi Zunino, l'ultimo re degli immobiliaristi al centro anche delle indagini su Davide Boni e le tangenti alla Lega. Quel Boni che, ironia della sorte, negli anni Novanta guidò il processo interno che portò all'espulsione dal partito di Alessandro Patelli, il cassiere della mazzetta Enimont.
E il Pdl? Roberto Formigoni non è stato coinvolto nei procedimenti penali. Ma fino a che punto stia diventando pericoloso il quadro di complicità e connivenze disegnato dalle tante indagini incrociate sulla corruzione lombarda, lo dimostra un documento scovato da "l'Espresso. à una delibera della giunta regionale che sblocca l'apertura di una discarica di amianto nonostante l'opposizione della Provincia di Cremona, giustamente preoccupata dal rischio (documentato dai tecnici) di inquinamento delle falde acquifere.
Il problema è che si tratta proprio della discarica per cui nel novembre scorso è finito in carcere l'ex assessore lombardo Franco Nicoli Cristiani, arrestato a Milano dove aveva appena incassato una tangente di 100 mila euro (e ne aspettava altrettanti). La delibera fatale con cui la giunta regionale ha dato via libera alla discarica delle mazzette è stata approvata il 20 aprile 2011, come si legge sul frontespizio, "su proposta del presidente Roberto Formigoni". Insomma, si è mosso il governatore in persona. E a quel punto il suo alleato Nicoli Cristiani ha potuto festeggiare chiedendo i soldi.
Ma non basta: proprio quella contestata delibera, caso molto strano, non risulta pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. E ora il tribunale del riesame, confermando l'arresto di Nicoli, mette in fila le intercettazioni e scopre che Nicoli Cristiani ha cominciato a chiedere la tangente già nel marzo 2011. Cioè proprio mentre il governatore Formigoni si preparava a lasciare le sue impronte digitali sulla delibera per la discarica. E tutto questo per favorire la Cavenord di Pierluca Locatelli, un imprenditore che era appena stato condannato per traffico di rifiuti.
E ora è accusato di avere avvelenato il tracciato della Bre-be-mi, seppellendo tonnellate di scorie inquinanti sotto la nuova autostrada per risparmiare sui costi, con metodi analoghi ai clan di Gomorra.
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