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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
L'EUROSISTEMA HA VINTO: SALVINI S'ADEGUA - LA LEGA PREPARA LA SVOLTA EUROPEISTA, USCENDO DAL GRUPPO SOVRANISTA “IDENTITÀ E DEMOCRAZIA” DI MARINE LE PEN - I 29 EUROPARLAMENTARI DEL CARROCCIO, COME BERLUSCONI PREDICA DA ANNI, SONO PRONTI AD AVVICINARSI AL PARTITO POPOLARE EUROPEO, DOVE TRONEGGIA ANGELA MERKEL - SE VUOLE PALAZZO CHIGI, SALVINI NON PUÒ AVERE CONTRO LA BCE, LE CANCELLERIE EUROPEE DEL VECCHIO CONTINENTE E LA FINANZA INTERNAZIONALE
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
matteo salvini silvio berlusconi
La strada sarà lunga e non facile ma la prossima settimana sarà fatto il primo passo verso lo sganciamento dei 29 eurodeputati leghisti iscritti al gruppo sovranista di Identità e Democrazia. Un primo passo di un percorso in due tappe: la prima per abbandonare l'amica Marine Le Pen e rimane in stand by, in una terra di nessuno, per aprire le trattative con nuovi compagni di strada; la seconda tappa è l'approdo ad un gruppo che sdogani la Lega e faccia venir meno il cordone sanitario stretto attorno a Matteo Salvini.
Se vuole candidarsi alla premiership del centrodestra e non trovarsi contro la Bce, le Cancellerie europee del Vecchio Continente, oltre alla finanza che decide il corso dello spread e l'acquisto dei titoli italiani, il leader del Carroccio deve darsi una regolata. E quale migliore scudo del Partito Popolare europeo. Silvio Berlusconi glielo dice da anni, Giancarlo Giorgetti idem.
angela merkel silvio berlusconi
In una intervista a Repubblica ha detto chiaro e tondo che a decidere in che gruppo transitare non saranno i parlamentare europei ma lui e Salvini. «Stiamo facendo le opportune valutazioni politiche. Siccome non siamo completamente tonti, ragioniamo», ha spiegato Giorgetti. Ragionano su quale scelta? Il Ppe, senza dubbio, non i Conservatori, dove si è già piazzata in maniera lungimirante Giorgia Meloni. E poi seguirla in un gruppo egemonizzato dal polacchi che fanno capo a Jaroslaw Kaczinsky non è il massimo. Questo è quello che pensa Giorgetti e che Salvini sta faticosamente seguendo. Per lui, che sognava un Grande gruppo egemone di sovranisti, sarebbe un doppio salto mortale. Ma le vie della moderazione per Palazzo Chigi sono infinite.
MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI
Del resto lo aveva lasciato capire lui stesso a Porta a Porta quando ha detto che in Europa ci saranno delle "novità importanti". I 29 eurodeputati sembrano pronti a incamminarsi. La prossima settimana, martedì 29 settembre, si riuniranno, convocati dal presidente del gruppo Identità Marco Zanni e Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento europeo.
All'ordine del giorno la collocazione migliore che chiede Giorgetti. Il problema è che una cosa sono le intenzioni, altro la possibilità di realizzarle. Sì, perché bisognerà vedere chi aprirà le porte a Salvini dopo tutto quello che ha detto sul Ppe e sulla Merkel. Ma, soprattutto, dovrà fare inversione a U rispetto alle sue posizioni politiche, cioè quello che vorrebbe Giorgetti per non essere "tonti".
Un punto di svolta è stata l'astensione dei leghisti europei sulla mozione di condanna del dittatore Lukashenko. Lo stesso Giorgetti, che della Lega è il responsabile Esteri, ha fatto filtrare che si è trattato di "un errore madornale". Non è chiaro come sia stato possibile che il responsabile Esteri non l'abbia impedito. Non controlla il gruppo di Strasburgo oppure è stato Salvini a non volersi schierare contro l'amico di Putin? La spiegazione che viene fornita è che in questo momento c'è un certo sbandamento e poco coordinamento tra via Bellerio e Strasburgo.
«Ma ora a decidere saremo io e Matteo», insiste l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Vedremo fino a che punto Giancarlo riuscirà a trascinare Matteo sulla via della «redenzione moderata». Rimane il fatto che qualcuno ha già fatto la sua scelta, come le leghiste eurodeputate Mara Bizzotto e Gianna Gancia: ieri hanno firmato una lettera aperta a Lukashenko, scritta dai «legislatori transatlantici» di 29 Paesi , per contestare arresti, violenza e limitazioni della democrazia.
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