DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Annachiara Sacchi per il "Corriere della Sera"
«E se il Trota ci stesse dando una lezione?». Non gli piace questa ipotesi: tutto si sarebbe aspettato fuorché questo. «Ma a voler essere onesti - ammette Stefano Boeri, assessore milanese alla Cultura, candidato alle primarie del Pd e sconfitto dall'attuale sindaco Giuliano Pisapia - la Lega Nord ci sta dimostrando come si comporta un partito. Anche in assenza di indagati». E l'insegnamento più grande arriverà questa sera dalla piazza di Bergamo, con il dibattito pubblico sui fatti degli ultimi giorni. Boeri sospira: «Il Pd questo non lo ha mai fatto. Purtroppo».
Il figlio di Bossi migliore dei colleghi. Tutti. Di destra e di sinistra. L'architetto Boeri, figlio dell'intellighenzia ambrosiana, si sa, ha il dono della franchezza. E allora, senza problemi, fa nomi e cognomi, anche su Facebook: «Filippo Penati e Davide Boni ci pensino bene». Entrambi - uno del Pd, l'altro della Lega, ma sono in buona compagnia, visto che al Pirellone gli indagati sono in tutto dieci - sono stati coinvolti in vicende giudiziarie. Ed entrambi sono ancora seduti sugli scranni della Regione. Renzo no. «Non c'è nessun fascicolo aperto a suo carico: di corruzione non si parla da nessuna parte. E anche se quello che sta emergendo è vergognoso, lo scatto di orgoglio, seppur tardivo, c'è stato».
Azione-reazione. Scandalo-dimissioni. «La Lega ora si sta muovendo correttamente - dice Boeri - va guardata con attenzione». Il confronto è palese: «In un momento di grande difficoltà della politica e di turbamento della società civile, bisognerebbe chiedere a tutti gli eletti coinvolti in vicende illecite di rinunciare al loro ruolo». Quello istituzionale, ma anche quello all'interno dei partiti. «E invece i segretari cosa fanno? Stanno zitti. Dal caso Lusi a quello Penati non fiata nessuno».
Basta un minimo dubbio? L'onta del sospetto è sufficiente per lasciare? Secondo Boeri sì. E non per spirito forcaiolo - si è sempre definito un garantista - ma «per una ragione di opportunità e di rispetto nei confronti degli elettori sempre più disorientati. Del resto in Germania il presidente della Repubblica si è fatto da parte per un prestito e un finanziamento sospetto». Anche in questo senso l'assessore aggiunge: «Le dimissioni non sono un atto dovuto, ma certo sarebbero un gesto nobile e sicuramente apprezzato».
Il messaggio è rivolto anche a Roberto Formigoni: «Con una giunta e un consiglio così coinvolti, sarebbe opportuno che il governatore ne traesse le conseguenze», insinua Boeri. Poi arriva l'affondo: «Ma chi può chiedere oggi le dimissioni di Formigoni? Nel Pd non si è fatto nemmeno quello. La Lega discute in piazza i suoi problemi mentre il mio partito se ne è guardato bene. Saranno anche barbari sognanti, ma la lezione è da manuale».
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