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CON LA LEGGE ELETTORALE GIORGIA MELONI VUOLE PRENDERE DUE PICCIONI CON UNA FAVA – L’IPOTESI DI UN PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE CHE SUPERA IL 40% DEI VOTI, INSIEME ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL CANDIDATO PREMIER SULLA SCHEDA, È UN WIN-WIN PER LA DUCETTA. DA UN LATO PUÒ ATTUARE UNA SORTA DI PREMIERATO DI FATTO; DALL’ALTRO, METTE IN DIFFICOLTÀ L’OPPOSIZIONE, COSTRINGENDO IL CAMPO LARGO A PRIMARIE DI COALIZIONE CHE CREEREBBERO SCOMPIGLIO NELLA GIÀ FRAGILE ALLEANZA TRA ELLY SCHLEIN E CONTE. LA GRUPPETTARA SOGNA DI ESSERE L’UNICA OPPOSITRICE DI GIORGIA, PEPPINIELLO DI TORNARE A PALAZZO CHIGI. FINIREBBE MALISSIMO…
Estratto dell'articolo di Emilia Patta per “il Sole 24 Ore”
La riforma della legge elettorale per superare i collegi uninominali del Rosatellum e sostituirli con un premio di maggioranza accompagnato dall’indicazione del nome del candidato premier sulla scheda elettorale?
«Posso solo dire che il confronto politico interno alla maggioranza e con le opposizioni, essenziale alla dinamica del parlamentarismo, non si è ad oggi strutturato in tavoli tecnici, istruttorie formali, commissioni comunque denominate, né tantomeno in proposte normative». Parola della ministra azzurra per le Riforme Elisabetta Casellati, che mercoledì ha così risposto in Aula a un’interrogazione sul tema del radicale Riccardo Magi.
Insomma la legge elettorale non c’è. Non c’è ma si vede benissimo, con tanto di bozza già messa a punto dai tecnici della maggioranza. Manca però la sigla dei leader del centrodestra, o meglio il via libera da parte di una Lega finora frenante sulla previsione dell’indicazione del candidato premier (ossia di Giorgia Meloni) per timore di un drenaggio di voti interni alla coalizione in favore di Fratelli d’Italia […].
Eppure la questione del candidato premier è vitale per Meloni: in questo modo potrà da una parte attuare una sorta di premierato a costituzione vigente e dall’altra mettere in difficoltà gli avversari, costringendo la leader del Pd Elly Schlein a insidiose primarie di coalizione.
Per questo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini si acconcia, sia pure obtorto collo, a dare nei prossimi giorni un via libera di massima in cambio delle sospirata candidatura del “suo” Alberto Stefani alla successione di Luca Zaia in Veneto.
Intanto sulla legge elettorale che non c’è sono al lavoro i tecnici. Lo schema […] è quello noto e in parte illustrato dalla stessa premier nelle scorse settimane: base proporzionale e premio di maggioranza nazionale per la lista o la coalizione che supera il 40% dei voti.
Una sorta di renziano Italicum, insomma, solo che in questo caso non è previsto il ballottaggio se nessuno raggiunge la fatidica soglia a prova di Corte costituzionale. Al di sotto del 40%, eventualità ritenuta del tutto residuale nel centrodestra, il sistema tornerebbe proporzionale.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI E ANTONIO TAJANI A GENOVA
Lo stesso accadrebbe nell’eventualità ancora più remota ma pur sempre possibile sulla carta di due vincitori diversi nelle due Camere. L’orientamento è quello di non prevedere nulla, invece, nel caso in cui il premio scatti sia pure di poco in una Camera e non nell’altra: in questo caso si avrebbe una situazione simile a quella del 2013, con il Pd di Pierluigi Bersani vincitore alla Camera ma non in Senato, e quindi il “mezzo vincitore” avrebbe l’onore e l’onere di provare a formare una maggioranza in Parlamento.
Quanto alla scelta degli eletti, per ora la bozza prevede la soluzione un poco sarchiaponica dei capilista bloccati e delle preferenze per tutti gli altri. Non a caso è la soluzione che aveva avuto l’ok di Silvio Berlusconi ai tempi dell’accordo con Matteo Renzi sull’Italicum […]. Solo per i partiti più grandi, Fratelli d’Italia e in parte il Pd, si aprirebbe una reale competizione interna. Ad ogni modo saranno anche le regionali a dare ai partiti il polso dello strumento preferenze, a chi conviene e a chi no: per il M5s e Fdi le preferenze possono essere un traino al Sud, per il Pd e la Lega al Centro e al Nord.
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