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LA LEGGE ELETTORALE? SI PARTE MALE – GIORGIA MELONI MANDA I SUOI COLONNELLI FAZZOLARI E DONZELLI A TRATTARE SOTTO BANCO SULLE REGOLE DELLA RIFORMA DEL VOTO, MA NON C'È CONDIVISIONE SU NIENTE: LA DUCETTA SOGNA L’INDICAZIONE DEL NOME DEL CANDIDATO PREMIER SULLA SCHEDA, MA LEGA E FORZA ITALIA RESISTONO PER NON FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA PREMIER – LE IPOTESI: ELIMINAZIONE DEI COLLEGI NOMINALI, PREMIO DI MAGGIORANZA MOBILE E CRESCENTE – I MUGUGNI DELL’OPPOSIZIONE...
Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per “Domani”
UN'ELEZIONE DA POCO - MEME BY EMILIANO CARLI
Quelli della destra non si sono presentati. Se ne capisce il motivo: il tema del convegno, lunedì mattina a palazzo Theodoli a Roma, era «una nuova legge elettorale, per fare cosa e per chi?».
E siccome nell’idea di Giorgia Meloni il chi e il cosa sono chiarissimi (per lei stessa, e per stravincere alle prossime politiche), la destra che poteva dire? Dunque, l’unica era disertare l’invito del più europeista Riccardo Magi.
Il lavorìo della presidente del Consiglio non è alla luce del sole: si procede con incontri bilaterali, affidati ai fidati Giovanbattista Fazzolari e Giovanni Donzelli, per convincere separatamente gli alleati che la legge si farà, tanto vale trattare e chiedere «compensazioni»: il candidato alle regionali lombarde, per esempio; oppure, per i piccoli (leggasi Noi Moderati), una soglia di sbarramento piccolissima.
Al momento Lega e Forza Italia tentano la resistenza: l’indicazione della premier sulla scheda significherebbe rassegnarsi a essere triplicati da Fdi nei consensi.
Lunedì 17 novembre per la prima volta Magi dunque ha riunito gli esponenti dell’opposizione, Federico Fornaro, del Pd, Alfonso Colucci del M5s e Filiberto Zaratti di Avs.
Dopo un seminario con quattro costituzionalisti (Roberta Calvano, Fulco Lanchester, Andrea Pertici e Gaetano Azzariti), i parlamentari hanno lanciato un appello alla maggioranza ad aprire un confronto «pubblico e trasparente».
[…] Fin qui tutti d’accordo: prima di parlare di legge elettorale bisogna sapere «perché e per chi», quelle che circolano «non sono modifiche migliorative che danno più peso al voto del cittadino», riassume Magi, «Nutro forti preoccupazioni sulla direzione che si può intraprendere e che sintetizzo su tre interventi principali: l'eliminazione dei collegi uninominali; un forte premio di maggioranza mobile e crescente - le ipotesi sono il 40 per cento di consensi che produrrebbe un 55 per cento per i seggi o un 45 per cento di consensi che garantirebbe un 60 per cento dei seggi; e l’ipotesi dell’indicazione del nome del candidato premier che sarebbe abusivamente candidato o in subordine - come nel Porcellum - del capo della forza politica o coalizione».
giorgia meloni su instagram dopo le europee
[…] È sul Pd che si addensa qualche dubbio. Formalmente è contrario.
Lunedì Fornaro è stato netto: il bis della riforma della Giustizia, ovvero un testo approvato dal parlamento senza possibilità di modifiche «sarebbe un grave strappo istituzionale, in contrasto con lo spirito dell’art. 138 della Costituzione», «Non siamo contrari a discutere la legge elettorale, ma temiamo che la maggioranza non sia disponibile a un vero confronto parlamentare».
Anche perché c’è un altro obiettivo evidente, un altro «perché fare la riforma», per Meloni, che piace (questo sì) agli alleati: avere una maggioranza così ampia da potersi eleggere da sé il presidente della Repubblica.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse
RICCARDO MAGI TRAVESTITO DA FANTASMA
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse
riccardo magi strattonato dalla polizia albanese e difeso da giorgia meloni 4
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