DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1. M5S, A IVREA SI PARLA DI FUTURO MA LO SGUARDO È AL PRESENTE. E AL GOVERNO
Manuela Perrone per Sole 24 Ore
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
Ivrea, un anno dopo. Il luogo è lo stesso: l'Officina H della ex sede Olivetti. Il modello pure: una sorta di "Ted", con 22 relatori che si alternano dal palco. Anche i temi sono gli stessi: innovazione, lavoro, tecnologia, medicina, cultura. Tutto ruota intorno al futuro, alla capacità di intercettare gli scenari, tanto cara a Gianroberto Casaleggio. Ma il clima è completamente cambiato. Come il Movimento Cinque Stelle.
Si parla di futuro, ma è il presente a dominare la scena. E i parlamentari, che lo scorso anno si aggiravano disorientati dagli esordi ancora timidi della metamorfosi "governista", oggi soltanto per forma non salgono sul palco. Così è quel che avviene "a margine" a raccontare il cambiamento. I i rigidi controlli di sicurezza all'entrata. L'alt intimato all'ingresso al giornalista "sgradito": Jacopo Iacoboni della Stampa.
paola taverna io nun so un politicoooo
La folla di telecamere e cronisti che si assembla intorno a Davide Casaleggio, al mattino, e poi a Luigi Di Maio, alle due. La domanda ripetuta come un ritornello a tutti, dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna al neodeputato Vincenzo Spadafora: «Lega o Pd? Con chi si farà il governo?».
Nessuno scioglie l'enigma. Men che meno Di Maio, che invita ad aspettare "le evoluzioni" negli altri schieramenti tenendo ancora accesi entrambi i forni e ribadendo la proposta di scrivere insieme un contratto di governo. «È il fattore tempo che sarà determinante», afferma Roberta Lombardi. Già, il tempo: l'assemblea Pd del 21 aprile, le elezioni in Friuli e in Molise, le incognite sulla coalizione di centrodestra e sui rapporti tra Salvini e Berlusconi.
lilli gruber franco bernabe otto e mezzo 1
Ma a Ivrea tira aria di governo. Il più teso e stanco è Di Maio. Gli altri, come Alfonso Bonafede, tradiscono l'entusiasmo di chi si sente il vincitore del voto del 4 marzo e guarda dritto a Palazzo Chigi. Con Casaleggio junior che evoca il modello estone di piattaforma digitale. Rousseau? «Credo sia il governo a doversi occupare degli italiani con strumenti di partecipazione democratica molto più importanti».
Le tracce del Movimento di piazza sono poche. La platea - imprenditori, pensionati, qualche studente - che si scalda quando il filosofo Diego Fusaro si scaglia contro la denazionalizzazione in tutti i campi, incluso quello del lavoro. O quando chiama direttamente in causa il Pd per aver fatto "macelleria sociale" con il Jobs Act e la Buona Scuola.
GIANROBERTO CASALEGGIO ROBERTO NAPOLETANO FABRIZIO SACCOMANNI AL FORUM AMBROSETTI DI CERNOBBIO
O ancora quando il sociologo Diego De Masi difende i suoi pallini: la riduzione dell'orario di lavoro e il reddito di cittadinanza. Il cavallo di battaglia un po' appannato dal nuovo approccio ultrapragmatico sul quale, a kermesse in corso, Beppe Grillo torna postando sui social un suo vecchio video. Nostalgia del Movimento che fu.
2. ALLA LEOPOLDA DI CASALEGGIO JUNIOR IN PRIMA FILA C’E’ IL BERNABE’ BOY
Francesco Bonazzi per la Verità
Salvo sorprese dell' ultima ora Franco Bernabè, a Ivrea, oggi non ci sarà. Il suo ruolo di vicepresidente di Tim, su indicazione del socio francese Vivendi, sconsiglia la presenza alla seconda edizione di «Sum#02-Capire il futuro», organizzata da Davide Casaleggio per ricordare il padre Gianroberto.
walter veltroni enrico mentana
Ma ci sarà il suo storico assistente Franco Brescia, da un anno lobbista in proprio, per conto di un importante operatore cinese nel settore delle telecomunicazioni. E tanti altri «stakeoholder», che in italiano suona con un meno elegante «portatori di interessi», ansiosi di accreditarsi con il Movimento 5 stelle, visto ormai come inevitabilmente avviato a sedersi nella stanza dei bottoni. E delle poltrone, soprattutto.
Gli inviti per la manifestazione della Casaleggio & Associati erano partiti da tempo, ma dopo la vittoria del 4 marzo, nella Roma del potere è partita la ricerca sulla cartina.
Pochi sanno dov' è esattamente Ivrea e, come racconta divertito un esponente piemontese del Movimento, «abbiamo evitato di rispondere che è nell' Eporediese, altrimenti ce li troviamo tutti che vagano in qualche cantone svizzero».
Tra i tanti manager pubblici e privati che saliranno in Piemonte, ce ne sarà un buon numero che andrà al solo scopo di sussurrare a Davide Casaleggio la frase ritenuta oggi un passepartout: «Sai, io ero tanto amico di tuo padre». Seguita dalla richiesta di un appuntamento con Luigi Di Maio. Di sicuro Bernabè, ex grande capo dell' Eni, due volte alla guida di Telecom e un fresco passato renziano (sponda Marco Carrai), oggi da alcuni indicato come un possibile «papa straniero» di un governo a trazione grillina, è uno che il rapporto con Casaleggio senior invece l' aveva per davvero.
giovanni malago gianni letta franco bernabe
Erano stati insieme in Telecom in anni lontani, poi si erano persi di vista. Ma nel 2013, quando il Movimento fece il suo primo, imprevisto, botto alle elezioni politiche, Bernabè capì che bisognava rinfrescare la frequentazione. Nella fase in cui sembrava possibile un governo con il Pd di Pier Luigi Bersani e i 5 stelle, per il manager di Vipiteno era già pronta una poltrona da ministro dello Sviluppo economico come «tecnico». Ma con uno dei papà del Movimento andava un po' lavata quella nomea da membro del gruppo Bilderberg, sul quale il blog di Beppe Grillo ha sempre scritto svariate carinerie, tipo che è una specie di «super massoneria mondiale».
Lo schivo Gianroberto, cinque anni fa, si concesse con Franchino un paio di pranzi, o poco più. Ma quando morì, il 13 aprile del 2016 il primo necrologio sul Corriere della Sera, dopo quello della famiglia, era il seguente: «Franco Bernabè partecipa al dolore della famiglia per la scomparsa dell' amico Gianroberto». Renziano, ma di cuore. Adesso il suo nome circola come possibile premier di un governo con dentro i 5 stelle e il centrosinistra, ipotesi che forse piace più alle banche che non agli elettori grillini, ma che certo rassicura anche tutto un mondo romano che ruota intorno ai grandi estimatori di Bernabè, come il finanziere Francesco Gaetano Caltagirone e il banchiere di Banl-Paribas Luigi Abete. Per non dire delle ambasciate di Francia e Cina, che sanno di avere a che fare con uno storico consigliere di Rotschild e Petrochina.
Il sessantanovenne manager di formazione socialista, l' ultima volta che è andato dall' amica Lilli Gruber a Otto e mezzo, la scorsa settimana, si è sentito chiedere: «Ma lei potrebbe essere un premier di garanzia?». Lui ha prontamente risposto con un secco «no». Qualcuno ha sorriso per la domanda che poteva sembrare surreale, ma trattandosi di una conversazione tra due membri del Bilderberg, tra i 5 stelle, appunto, non è passata inosservata.
Del resto, se proprio bisogna scegliere una cancelleria straniera come sponsor, è noto che chi si è portato avanti con i grillini, in tempi non sospetti, è stata l' ambasciata Usa a Roma. Ma questi sono giri di alto livello, mentre spesso, per ottenere un' entratura dalla politica basta meno. Poco prima delle elezioni, un grosso gruppo privato ha per esempio affidato alla Casaleggio & associati un bel contratto di consulenza sulla Web reputation, ma è tra le partecipate pubbliche che si sono notati i movimenti più arditi, ovviamente nella speranza di vedersi confermate le poltrone alla prossima scadenza.
DAVIDE CASALEGGIO IVREA CONVENTION M5S
E visto che a scorrere il programma economico del Movimento si nota una fortissima attenzione ai temi dell' ambiente, è nel settore dell' energia che si segnalano le avance più improbabili. Manager che lavorano a Gse, Gme, Arera (la vecchia Authority per l' energia), ma anche in Sogei che invece si occupa di sistemi informatici per la Pa, si sono presentati a vari deputati del Movimento come simpatizzanti grillini e preclari ambientalisti, nonostante curriculum cresciuti all' ombra di Pier Ferdinando Casini o Enrico Letta. Mentre i vertici di Enel, Eni, Poste e Leonardo, per ora studiano il da farsi, nella convinzione che in un governo di coalizione il M5s potrebbe accontentarsi di mettere uomini suoi più che altro alla Cassa depositi e prestiti, fondamentale per fare politica industriale senza sforare sul budget Ue.
In ogni caso i grillini si godono l' improvvisa popolarità tra quei poteri forti che a lungo li hanno osteggiati, resta oggettivamente sul tavolo una questione spinosa: il Movimento non dispone di un' adeguata «classe dirigente». Vale per le aziende di Stato, ma anche per la magistratura, dove tra una settimana si rischia di iniziare a votare per i due posti vacanti al Csm, senza che siano ancora state individuate le persone adatte. E questo nonostante giri insistentemente la voce che sarà proprio un magistrato a mettere d' accordo M5s e Lega per Palazzo Chigi.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…
FLASH - SIETE CURIOSI DI CONOSCERE QUALI SONO STATI I MINISTRI CHE PIÙ HANNO SPINTO PER VEDERSI…
DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI…
DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN…
COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…