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Enrico Letta per il “Fatto Quotidiano”
Gli attacchi di Parigi sono terribili. Vengono messi in discussione i valori fondanti della nostra convivenza, i principi di libertà, tolleranza e solidarietà. La risposta deve essere ferma e unitaria. Non funzionerebbe una risposta parziale o isolata. E non funzionerebbe soltanto una risposta in termini di semplice rappresaglia. Allo stesso tempo qualunque risposta di carattere militare deve essere accompagnata da scelte politiche europee chiare in materia di solidarietà.
ENRICO LETTA IN VESPA CON OSCAR GIANNINO CHE SPINGE
Non sarebbe cioè secondo me accettabile nessuna risposta militare, se questa fosse accompagnata da una chiusura delle frontiere europee rispetto ai rifugiati. Dobbiamo combattere l’equazione “rifugiati uguale terroristi”. Dobbiamo anzi essere molto netti nell’affermare che i rifugiati sono, come noi, vittime dei terroristi e bisogna tirare le conseguenze di questa netta scelta di campo in termini di politiche di accoglienza. La risposta deve tener conto degli errori di George W. Bush del dopo 11 settembre e non deve ripercorrerli.
Li stiamo pagando ancora oggi! Non deve essere quindi una semplice e brutale vendetta. Deve essere una risposta ampia, composta da molti e diversi settori di intervento. Indico quelli che mi paiono i principali.
1) Cambio di mentalità nelle scelte europee di contrasto interno al terrorismo. Costruzione di una sorta di FBI europeo mettendo insieme le forze, con potenti competenze di coordinamento. Bisogna mettere fine alle scelte nazionali a compartimenti stagni in materia di sicurezza interna.
2) La costituzione di una Coalizione internazionale larga che abbia una completa copertura di legittimità e sia in grado di impedire a Daesh (Isis, ndr) di continuare il suo folle progetto di morte e di distruzione.
3) L’impegno per un accordo di pace in Siria che comprenda anche Assad, a partire però dalla impossibilità di una sua permanenza al potere.
4) Un piano straordinario europeo e Onu per la ricostruzione della Siria e per l’accoglienza dei rifugiati. In questo quadro di interventi plurimi anche l’Italia deve dare un suo contributo nelle forme in cui il Parlamento deciderà.
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