DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Fabio Martini per "La Stampa"
à lo spirito del tempo. Sfiduciato via etere ma non ancora in modo formale, Enrico Letta non ha aspettato di parlare in Parlamento e ha contrattaccato dagli schermi televisivi: apparso ieri sera alle 21,35 nel talkshow di Fabio Fazio, per 41 minuti il presidente del Consiglio, pur non replicando gli attacchi durissimi lanciati contro Berlusconi nei giorni scorsi, ha però fatto una affermazione estremamente significativa: «Spero che una parte di coloro che finora hanno sostenuto il governo, dica: non siamo d'accordo col cupio dissolvi», annunciato dal leader del Pdl.
Certo, dopo 48 ore di lessico fiammeggiante, Enrico Letta è tornato a parlare in modo più sfumato e pragmatico, di cose concrete ma in quel breve, micidiale frammento ha chiesto di uscire allo scoperto a tutti i nonallineati del Pdl.
Offrendo così una sponda autorevole a chi in queste ore nel centrodestra è incertissimo sul che fare. In altre parole Letta non punta su un ripensamento di Berlusconi. Punta sulla scissione del Pdl. Un auspicio detto e non detto, ma chiaro. Ad un certo punto, con nonchalance, Letta ha risposto a Fazio: «Il governo sta modificando gli equilibri politici...». Politichese ma non troppo, lo stesso usato poco prima per sostenere che il suo governo potrebbe restare in campo, a dispetto della sfiducia di Berlusconi, se dalla parte del Pdl si determinerà «un fatto politico».
In altre parole, il governo proseguirà il suo tragitto se da una costola del Pdl nascerà un nuovo partito, una formazione corposa, non una secessione palesamente trasformista. Ecco perché il dibattito parlamentare è stato spostato da Letta: anziché martedì, si va ma mercoledì, lasciando più tempo alla secessione di maturare.
Ieri sera, quando è apparso in tv sul maxi-schermo di «Che tempo che fa», Enrico Letta era appena rientrato a palazzo Chigi dopo l'incontro al Quirinale col Capo dello Stato, dove è stata esaminata una vicenda ricca di aspetti irrituali. Diventato presidente del Consiglio cinque mesi fa per una serie di circostanze non cercate, Enrico Letta da 48 ore si trova in uno stato di «sospensione», che si andrà via via sciogliendo nelle ore che precederanno il dibattito parlamentare che dovrebbe concludersi con un voto di fiducia al governo.
Questo passaggio è stato oggetto nei giorni scorsi di un confronto di vedute tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Da quando Berlusconi ha ritirato la fiducia, Enrico Letta si è convinto che lo scenario migliore sarebbe quello di sfidare il Pdl in un dibattito parlamentare da concludersi con un voto nel quale far emergere la dissidenza tra le fila berlusconiane.
Nei giorni scorsi il Capo dello Stato immaginava che concludere il dibattito con un voto avrebbe potuto rappresentare un elemento di irrigidimento, che oltretutto rischierebbe di precludere un bis allo stesso Letta. Ma l'emergere, come mai era accaduto prima, di una dissidenza corposa dentro il Pdl, ha finito per consentire ai due Presidenti di individuare, come sempre, una linea comune.
Da Fazio, Letta ha esternato, con la consueta moderazione, a tutto campo. La fiducia? «La chiederò mercoledì alla Camera e al Senato ma non per governare tre giorni ma per andare avanti con il programma. Non farò il Re Travicello», perchè, ripete, lui non ha intenzione di governare «a tutti i costi».
Ancora: «Se non c'è la fiducia, trarrò le conseguenze. Io voglio la fiducia per continuare come prima e andare avanti a realizzare riforme per il Paese». Il Pdl? Letta arriva a dire: «Aveva minato la democrazia con la minaccia delle dimissioni di massa». E si infila tre le contraddizioni di quel partito con un filo di ironia: «Onestamente ho perso il filo delle posizioni del Pdl da un po' di giorni. Ma i ministri hanno posto delle valutazioni e c'è un dibattito». E non a caso racconta quel che dicono i sondaggi: «La stragrande maggioranza degli elettori del Pdl vuole che continui l'esperienza del governo».
Come dire: se il grosso dell'opinione pubblica di centrodestra è contro la crisi di governo, i suoi rappresentanti in Parlamento si muovano di conseguenza. La scommessa di Letta è forte e infatti mentre il premier parla in tv, Sandro Bondi capisce l'antifona e la sua battuta lanciata dalle agenzie, viene proposta da Fazio al presidente del Consiglio. E' questo il suo obiettivo? Letta glissa: è la prova che Bondi ci ha preso.
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