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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
Il Foglio e Libero - il primo in modo spiritoso, il secondo con le mèches - smentiscono quel che abbiamo scritto negli ultimi giorni e di cui facciamo ammenda: cioè che tutti i media siano genuflessi ai piedi di Sua Castità e del suo governissimo.
Essi anzi manifestano una sbarazzina tendenza alla critica che rasenta il vilipendio. Per esempio il Corriere, che assume la guida dell'opposizione con il commento al vetriolo di Antonio Polito: "Discorso breve, severo ma intriso di commozione: una lezione di virtù repubblicana".
E di Paolo Valentino: "Ci sono discorsi che cambiano la storia di un Paese. Come quello di Abraham Lincoln nel 1863 a Gettysburg... O come Lyndon Johnson, che nel 1964 pronuncia il celebre we shall over come e chiude la segregazione razziale... Il discorso di Giorgio Napolitano ha la forza retorica, l'altezza d'ispirazione e la dirompenza politica che lo rendono già un'opera prima... ha aperto una nuova pagina, restituendo dignità alla parola e regalandoci un testo di etica pubblica senza precedenti nella storia repubblicana. In un altro Paese, lo farebbero studiare nelle scuole".
Le case editrici sono già all'opera per rimaneggiare all'uopo i sussidiari e le antologie scolastiche, espungerne i sorpassati Alighieri, Machiavelli, Foscolo, Manzoni e Pirandello e far posto a Giorgio Lincoln-Johnson. Ma anche un po' De Gaulle, come lo definisce sul Foglio il sempre controcorrente compagno Ferrara ("logica stringente, grinta politica, orgoglio civile e sculacciate a Gribbels... un capolavoro che ha per titolo onorario quel âTutti per l'Italia' proposto dal Foglio prima della campagna elettorale").
I provveditori agli studi vedano se non sia il caso di ripristinare, all'inizio delle lezioni subito prima della preghiera mattutina, il Saluto al Re dei balilla e delle piccole italiane. Addirittura urticante, com'è nello stile di Repubblica, l'attacco di Andrea Manzella che vede "nella generosa disponibilità di Napolitano la consapevolezza di dover conservare âimmune da ogni incrinatura' il ruolo istituzionale del presidente della Repubblica". Perché sembra un re, ma è solo un presidente che "assembla le attribuzioni presidenziali che erano un po' sparse nella Carta": ecco, assembla. E "si può dire che al triangolo tradizionale - governativo, legislativo, giudiziario - si è ora aggiunto, senza togliere nulla agli altri, un quarto lato. Un triangolo quadrilatero".
Gli editori scolastici prendano buona nota e approntino opportune integrazioni ai testi non solo di diritto costituzionale, ma anche di geometria: ai triangoli equilatero, isoscele, degenere, rettangolo, ottusangolo e scaleno si aggiunga senza indugio il triangolo quadrilatero, con buona pace di Pitagora che non capiva un cazzo (il suo, del resto, era il solito "teorema").
Addirittura temerario sulla Stampa, nel suo empito dissacratorio, è Luigi La Spina, che fa onore al suo cognome conficcando nel sacro còre napulitano un giudizio al vetriolo: "à una delle poche occasioni in cui l'aggettivo âstorico' si può e si deve usare, perché non serve a un tributo encomiastico e adulatorio", ci mancherebbe, perbacco. Per non esser da meno, la corrosiva Unità ospita l'on. giorn. Massimo Mucchetti, che da grande economista, forse un tantino influenzato dalle tempeste ormonali di primavera, non ha dubbi: "Di fronte alla cittadina Lombardi, Mara Carfagna per tutta la vita". E vivaddio, quando ci vuole ci vuole.
Per dirla col sempre birichino Claudio Sardo, è "La riscossa della istituzioni" e "speriamo che il discorso âstorico' del presidente segni l'avvio di una nuova stagione della Repubblica... Ora si fanno le riforme... Ora si fa il governo che le imprese, i lavoratori, le famiglie reclamano... Ora non si sfugge a una convergenza politica... Ora si difendono le istituzioni dal vilipendio". E magari i treni arrivano in orario e ci riprendiamo pure l'Abissinia. Libro & Giorgetto, inciucista perfetto.
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