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Giovanna Casadio per “la Repubblica”
«Nella vita pubblica ci sono troppi risentimenti e pochi grandi sentimenti, io mi iscrivo alla categoria dei sentimenti». È la premessa di Nichi Vendola, che apre a D’Alema e a un listone della sinistra. Sei anni fa, nel 2010 D’Alema faceva la guerra a Vendola, ricandidato governatore della Puglia e Nichi gli rendeva pan per focaccia.
Ora Vendola a sorpresa scommette su D’Alema: «Guardo con molto interesse a quello che si sta muovendo, all’impegno di D’Alema, che mi auguro faccia qualche autocritica. Perché Renzi non l’ha portato la cicogna, ma è frutto di una storia e dell’idea che il compito della sinistra sia fare la destra, questo è il blairismo. Nessuna alleanza con il Pd renziano, ma osservo che il giocattolo si sta rompendo nelle mani di Renzi».
Tutto si muove nel centrosinistra. Di scissione si parla apertamente nel Pd, dopo la nascita del movimento Consenso di D’Alema che viene stimato intorno al 10%. E ieri Pierluigi Bersani, l’ex segretario dem che ha sempre ripetuto non avrebbe lasciato il Pd neppure con le cannonate, non si mostra più tanto fermo: «Scissione? Non minaccio nulla né garantisco nulla. Porrò a Renzi delle questioni e sentirò la risposta. C’è un piccolo oggetto che si chiama Italia e io chiederò delle risposte su questo e poi mi regolerò».
Nel caotico passaggio di queste ore, Vendola - leader dell’ex Sel e in vista della nascita ufficiale di Sinistra Italiana nel congresso del 17-19 febbraio prossimo a Rimini indica la possibile “reunion”, soprattutto se si vota a giugno: «Interessante è il lavoro di Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli; la discussione aperta nel Pd; quello che si muove sotto la cenere nei 5Stelle».
E Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano, che sta sondando e organizzando in tutta Italia il Campo progressista? Vendola risponde: «Pisapia è stato un amministratore eccellente, è una personalità della sinistra. Penso abbia sbagliato l’analisi della società italiana non comprendendo cosa stava accadendo con il referendum sulla riforma costituzionale e che il fronte del No con Cgil, Arci e Movimenti era la base sociale della sinistra. Lui ha fatto fatica a vederlo e ha immaginato ci potesse essere un restyling del centrosinistra con Renzi. Ma la sinistra non può allearsi con i voucher, con la “buona scuola”. Però nella ricostruzione della sinistra Pisapia ci deve essere, sarebbe infelice se non ci fosse, sono convinto ci sia».
E nel movimento di Pisapia, tentato dal listone di sinistra, colloqui e contatti sono in corso. Con Michele Emiliano, ad esempio. Il governatore della Puglia si prepara a sfidare Renzi. Per questo chiede il congresso anticipato del Pd, convinto, come del resto i bersaniani, che sia l’unica opportunità per evitare la scissione. Ieri Emiliano e Francesco Boccia hanno fatto partire la piattaforma “primailcongresso”, raccolta di firme online tra gli iscritti. E il governatore pugliese minaccia il ricorso alle carte bollate se Renzi non ascolta. Nel listone della sinistra ci’è Emiliano, se si precipita verso le elezioni e nel Pd si arriva alla scissione.
NICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANO
Bersani rincara: «In tutti i partiti del mondo prima di andare al voto si fa il punto su programma e leadership. Qui c’è una questione democratica, non solo per l’Italia ma per il Pd. Sennò la cosa diventa veramente seria, saremmo all’inedito». Allarme di 19 segretari regionali (non ci sono quelli di Basilicata e Puglia) del Pd: «Evocare la scissione e parlare di carte bollate è da irresponsabili».
Tra i molti nodi da sbrogliare c’è anche la spaccatura di Sinistra Italiana. Arturo Scotto, capogruppo alla Camera, ha chiesto di congelare il congresso di febbraio trasformandolo in una kermesse della sinistra. Scotto si è candidato alla segreteria contro il coordinatore Nicola Fratoianni. È disposto a un passo indietro e ha chiesto a Fratoianni di farlo a sua volta.
«Perché tutto il paesaggio politico sta cambiando»: motiva Scotto. Fratoianni replica: «Se c’è una svolta nel Pd ne discutiamo sul serio, ma per ora c’è solo l’attesa di una svolta. Preferisco guardare a De Magistris e ai movimenti». Clima teso, al punto che il gruppo di Scotto e del vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio hanno anche pensato di non partecipare al congresso di Rimini. Problemi anche di equilibrio nel tesseramento: dai 4 mila tesserati della fine del 2016 si è passati a 22 mila.
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