DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1. “SCUSATE IL RITARDO. HO LA SUOCERA MALATA”
Da la Stampa
«Sto bene, benissimo». Ieri c' era anche il ministro dello Sport Luca Lotti al Lingotto. «Non ce l' ho fatta a venire prima - ha spiegato dietro le quinte - non sta bene mia suocera: questi sì sono problemi seri...». Sottinteso, non come l' inchiesta Consip che lo vede indagato.
Mercoledì in Senato sarà votata la mozione di sfiducia nei suoi confronti. «Mi difenderò, sto preparando il discorso». [f. sch.]
2. E PREFERISCE STARE NELL’OMBRA
Marco Imarisio per il Corriere della Sera
Quella carezza è un gesto intimo in un bagno di folla. Succede alla fine del comizio. Evviva il Pd, evviva l' Italia, ovazione e tutti in piedi. Il discorso conclusivo di Matteo Renzi dura quaranta minuti, durante i quali non farà mai il nome dell' unica persona della quale forse si fida senza riserve. Non lo cita ma è come se facesse, dando così il crisma dell' ufficialità al ruolo da convitato di pietra assunto suo malgrado dall' attuale ministro allo Sport ed ex titolare di qualunque fascicolo delicato ai tempi del governo presieduto dal suo quasi compaesano.
L' ARRIVO IN SALA
Ma oggi Luca Lotti c' è. In carne e ossa, non solo in spirito. Nelle ultime settimane è diventato una figura ingombrante, l' incarnazione dei dilemmi che attanagliano il partito democratico in materia di giustizia, l' avviso di garanzia nell' inchiesta Consip gli ha imposto una invisibilità ancora più accentuata del solito. Ieri al Lingotto non poteva esimersi, era il primo a saper che la sua assenza sarebbe diventata un caso di scuola della rimozione.
Entra dal retropalco, appena un metro per sedersi in prima fila. Alla sua sinistra ci sono Piero Fassino e Luigi Berlinguer, poi rimpiazzato da Sergio Chiamparino quando sale sul palco per il suo intervento. Dall' altra parte Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale, e l' ex deputata Anna Maria Serafini, la signora Fassino.
Gruppo di famiglia piemontese con toscano. L' attenzione è tutta per lui, quasi una nemesi. Appena l' ex ministro prodiano della Pubblica istruzione finisce il suo discorso, si alza di scatto e si infila nel retropalco per una serie di incontri con funzionari di partito piemontesi e lombardi, durante i quali si lascia anche andare a qualche confidenza sulla sua situazione personale. «Io sono davvero tranquillo» ha detto. «Ma non è che se continuo a ripetere di essere tranquillissimo do invece l' idea di essere agitato e di temere qualcosa?»
LA BATTUTA SUL PALCO
maurizio martina e renzi al lingotto
Renzi comincia a parlare e lui riappare accanto al palco. In piedi, tra Maurizio Martina, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini. Un' altra foto di gruppo, il nuovo baricentro del potere renziano. Tiene la testa bassa, compulsa spesso il telefonino, scambia qualche parola solo con Martina. Quando il suo nome viene evocato per interposta persona, il corto circuito diventa evidente. L' ex premier ribadisce il principio di presunzione di innocenza per tutti.
Pausa teatrale. «Esprimo vicinanza a Virginia Raggi», dice con un sorriso sornione. «Perché vi aspettavate che facessi qualche altro nome?». Escluso suo padre per ragioni di opportunità familiare, non restava che Lotti, tertium non datur. Il senso è chiaro. Ma non basta.
RENZI MARTINA GENTILONI LINGOTTO
Non è una giornata facile per lui. E Renzi lo sa. Scende dal palco, tirato e strattonato. Stringe un paio di mani. All' improvviso si gira e accarezza la testa dell' amico. Appare per quel che dovrebbe essere, un gesto di affetto e di confidenza, la conferma di un legame umano che va oltre la politica. Non ti ho citato ma ci sei, non ti mollo. Nella ressa i due incrociano lo sguardo per un istante. Il ministro allo Sport accenna un sorriso timido. Sembra contento.
Dietro le quinte Lotti si tiene lontano da Renzi e da Paolo Gentiloni, i due catalizzatori delle visite nel retropalco mentre il Lingotto si svuota. Come se non volesse disturbare, eppure a sua volta centro di attenzione. Parla fitto con Dario Franceschini, e poi con il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi. Stringe decine di mani. «Per favore, nessuna polemica. Non sono mai salito sul palco neppure alla Leopolda, sono fatto così. Teso? Per me non sono giorni esaltanti...».
Quando però arriva la domanda diretta su giustizialismo, giustizia e presunzione di innocenza, il viso si fa tirato. «Arrivederci». Lo attendono a Corvara, in Val Badia, impegni istituzionali in vista del Campionato mondiale di biathlon. Sei ore di viaggio. Le userà per cominciare a scrivere il discorso da leggere mercoledì in Parlamento durante la discussione sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal Movimento 5 Stelle. La carezza di un amico fa sempre bene. Ma là fuori c' è la realtà, che incombe.
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