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“FRANCESCA ALBANESE? FA PARTE DI QUELLA CATEGORIA AMPIA DI PERSONE OSSESSIONATE DA MIA MADRE” – LUCIANO BELLI PACI, FIGLIO DI LILIANA SEGRE: “IL FATTO È CHE IN ITALIA SEMBRA IN ATTO UNA SORTA DI ‘POLIZIA DEL PENSIERO’ PER CUI NON SOLO BISOGNA DIRE CERTE COSE, MA DIRLE ANCHE IN UN CERTO MODO. QUESTO PERÒ DISTRUGGE IL CONFRONTO DEMOCRATICO” – “NON PUÒ ESSERE VIETATO SOSTENERE UNA TESI DIVERSA DA QUELLA DI ALBANESE. IN QUESTI MESI LA GIURISTA SI È POSTA PIÙ COME UNA MILITANTE CHE COME UN TECNICO IN POSIZIONE DI TERZIETÀ, E SE SI ENTRA NEL DIBATTITO COSÌ, POI BISOGNA ACCETTARE CHE TUTTI PARTECIPINO SENZA ESSERE SILENZIATI. O PUBBLICAMENTE UMILIATI COME IL SINDACO DI REGGIO EMILIA…”
Estratto dell’articolo di Alessia Rastelli per il "Corriere della Sera"
«La giusta indignazione verso quello che subisce il popolo palestinese rischia di non essere, nel dibattito italiano, una leva per chiedere il cessate il fuoco e la pace. Ho l’impressione che la discussione si sia come militarizzata, con posizioni sempre più estreme in cui siamo anche noi in guerra gli uni contro gli altri.
C’è una crescente intolleranza e l’episodio di Francesca Albanese è l’espressione di un clima più generale».
Commenta così Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre ma anche membro dell’esecutivo nazionale dell’associazione Sinistra per Israele, l’episodio di domenica in cui la giurista, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, ha abbandonato la trasmissione tv di La7 In onda quando è stata nominata la posizione della senatrice sull’uso della parola genocidio a Gaza.
Avvocato Belli Paci, ha visto la scena in televisione?
«Sì, certamente. Purtroppo avevo già l’idea che la dottoressa Albanese facesse parte di quella categoria ahimè ampia di persone che io definisco “ossessionate da Liliana Segre”. C’era infatti già stato un precedente».
Si riferisce alla foto di Albanese, lo scorso agosto, davanti al murale della senatrice?
«Sì, la giurista aveva postato una sua immagine davanti a un murale con il volto di mia madre e la parola “Indifferenza”.
LILIANA SEGRE CON IL FIGLIO LUCIANO BELLI PACI
L’hashtag era #GazaGenocide, come a dire che le dichiarazioni fatte da Liliana Segre su Gaza fossero in contraddizione con il suo impegno di sempre a non voltarsi dall’altra parte.
Evidentemente Albanese non aveva letto le parole di mia madre in cui afferma di provare repulsione per il governo Netanyahu e la destra fascistoide e razzista al potere oggi in Israele; quelle in cui dice che bisogna piangere per i bambini di ogni nazionalità ed esprime dolore per le vittime civili; quelle in cui denuncia i crimini di guerra e contro l’umanità commessi sia da Hamas sia dall’esercito israeliano.
È bastato che esprimesse il suo pensiero sull’opportunità di non usare la parola genocidio per suscitare disprezzo».
[…] «[…] Il fatto è che in Italia sembra in atto, non solo da parte di Albanese, una sorta di “polizia del pensiero” per cui non solo bisogna dire certe cose, ma dirle anche in un certo modo. Questo però distrugge il confronto democratico.
In questa fase la guerra è stata importata nel dibattito, lo contamina. È come se ci fosse un arruolamento dall’una o dall’altra parte. E questo non porta benefici ai palestinesi, ma solo intolleranza.
francesca albanese con il murale di liliana segre
Non siamo ancora arrivati alla situazione degli anni Settanta, ma dobbiamo tenere presente che la violenza fisica parte sempre da una violenza che prima è stata verbale e morale».
Tornando a «In onda», Albanese sostiene che la posizione di Liliana Segre sia stata strumentalizzata dall’ospite Francesco Giubilei.
«Sicuramente ogni parte politica tira l’acqua al suo mulino. Ma nel dibattito sul genocidio — su cui c’è un procedimento giudiziario internazionale in corso, con un’accusa e una difesa — non può essere vietato sostenere una tesi diversa da quella di Albanese.
Gli storici Marcello Flores e Andrea Graziosi, ad esempio, i maggiori esperti in Italia di genocidio, non concordano sull’uso della parola per Gaza.
francesca albanese abbandona lo studio di in onda mentre si parla di liliana segre
Continuare a concentrare il dibattito in modo così parossistico su questa definizione rischia di radicalizzare i fronti anziché trovare una strada comune per fermare ciò che accade».
In una intervista a «Fanpage» successiva all’episodio di «In onda», Albanese ha dichiarato che «il condizionamento emotivo» non rende la senatrice sopravvissuta alla Shoah «imparziale e lucida».
«Così si toglie il diritto di parola ai pochissimi superstiti ancora tra noi. In questi mesi la giurista si è posta più come una militante che come un tecnico in posizione di terzietà, e se si entra nel dibattito così, poi bisogna accettare che tutti partecipino senza essere silenziati.
francesca albanese marco massari
O pubblicamente umiliati come il sindaco di Reggio Emilia che, mentre la stava premiando, ha osato dire che per arrivare alla pace serve anche liberare gli ostaggi israeliani».
Mettendo in dubbio la legittimità del parere di Segre, Albanese ha usato l’espressione «pietra di inciampo della logica». Un riferimento alle targhe poste davanti alle abitazioni dei deportati ebrei o politici uccisi nei lager nazisti.
«È parte di quell’atteggiamento per cui si richiama un concetto legato alla Shoah per poi ribaltarlo contro gli ebrei. Ma il problema va oltre Albanese.
FRANCESCA ALBANESE PERDONA - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
C’è anche chi equipara Hamas alla Resistenza. E questo non dovrebbe essere minimizzato. La sinistra in particolare, che chiamo in causa proprio perché me ne sento parte, se ne dovrebbe fare carico. Invece c’è una certa tolleranza verso gli intolleranti».
MURALES DI LILIANA SEGRE SFREGIATO A MILANO
LILIANA SEGRE
liliana segre
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ziv koren foto 7 ottobre
ziv koren foto 7 ottobre 3
francesca albanese marco massari
francesca albanese 4
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greta thunberg francesca albanese
francesca albanese
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