
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…
Carlo Tarallo per Dagospia
1- De Magistris "scassa" anche Naplest? il progetto miliardario per la riqualificazione dell'area orientale di Napoli, che vede come leader del comitato promotore Marilù Faraone Mennella, la moglie dell'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato, barcolla. Anzi, sarebbe sul punto di saltare! Possibile? Quasi certo.
Qualche giorno fa dal Comune di Napoli sarebbe partita una lettera firmata dal capo di gabinetto di Giggino âa Manetta, Attilio Auricchio, e dall'ingegnere capo Gianfranco Pomicino, indirizzata a tutti i sottoscrittori del Protocollo d'Intesa del 2011 relativo al Faraonico progetto da più di due miliardi di euro, che vedrebbe come protagoniste più di 20 aziende private.
Una nota ufficiale, per avvertire che il protocollo (sottoscritto dalla precedente amministrazione comunale) presenterebbe delle "incongruenze" e che "ferma restando la volontà di andare avanti", potrebbe essere considerato "nullo" dal Comune se entro due settimane non verranno prodotte osservazioni convincenti. Oltre che alla Faraona, la lettera sarebbe stata spedita anche alla Regione Campania, che sottoscrisse il protocollo dello scorso maggio. E adesso?
E adesso sono cavoli amari: l'ultimatum di Auricchio e Giggino scade tra pochi giorni. Se le "osservazioni" non convinceranno il Comune, il protocollo diventerà carta straccia, con tanti saluti ai "faraoni". Ma gli addetti ai livori intravedono un chiaro messaggio politico dietro la mossa di De Magistris, anzi due: "Il sindaco - spiega uno spifferatore doc - può aver voluto dimostrare la sua autonomia da Antonio D'Amato, che tutti considerano un suo grande elettore, o può aver voluto tranquillizzare De Laurentiis sulla questione stadio. Terza ipotesi? Per consentire la costruzione di un impianto nell'area est il protocollo andrebbe modificato". La A, la B o la C? ah saperlo...
2- Svelata la ricetta per il lavoro del Pd! A Napoli anteprima assoluta: ancora pochi mesi e per i sette dipendenti del Partito Democratico della Campania saranno cavoli amari. Passaggio a un regime part-time e stipendio praticamente dimezzato in vista per i cinque dipendenti a tempo indeterminato e i due a tempo determinato, che pochissimi giorni fa avrebbero ricevuto la dolorosa comunicazione durante una drammatica riunione: "Non ci sono soldi in cassa, bisogna stringere la cinghia!" avrebbe sentenziato il tesoriere regionale del Pd Alfredo Mazzei, piombato nella sede di via Orsini. Chi?
Alfredo Mazzei! Il tesoriere campano dei Democratici, che a sentire qualcuno mentre preannunciava la stangata ai dipendenti del Pd "sembrava Marchionne, ci mancava solo il pulloverino a 40 gradi all'ombra", è anche il vicepresidente di "Mezzogiorno Europa", la fondazione di riferimento dei fedelissimi napoletani di Giorgio Napolitano, che proprio ieri è transitato sotto 'o Vesuvio diretto verso Stromboli. Vice di Umberto Ranieri in fondazione, Mazzei è attivissimo sul fronte dei sostenitori del sindaco di Firenze Matteo Renzi.
Rottamando rottamando, Alfredo Mazzei avrebbe intenzione di rottamare anche gli stipendi delle prime sette probabili vittime della "spending review" del Partito Democratico. E dietro le quinte non tutti fanno buon viso a cattivo gioco: "Perché si è arrivati a questo punto?", mentre in una fase così delicata anche la campagna pro-Renzi del vicepresidente della fondazione di Napolitano fa mugugnare i soliti addetti ai livori....
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