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ALMASRI: LI GOTTI, HO DENUNCIATO PERCHE' GRAVE SCARCERARE BOIA
(AGI) - "Non mi andava di essere preso in giro, perche' ritenevo un fatto gravissimo che venisse scarcerato un uomo che si era, secondo l'accusa, macchiato anche di assassinio, un boia". Lo ha detto l'avvocato Luigi Li Gotti, parlando al Tg1 della denuncia, presentata lo scorso 23 gennaio, sul caso Almasri.
LIBIA, LI GOTTI: MIA DENUNCIA SU MELONI È DA CITTADINO, AVVISO PROCURA DOVUTO
(askanews) - Cinque giorni fa, "da cittadino", Luigi Li Gotti ha depositato in Procura a Roma la denuncia sul caso Almasri che ha portato all'avviso di garanzia reso pubblico dalla premier: "favoreggiamento personale" e "peculato" i reati ipotizzati "nei confronti della Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro della Giustizia, del Ministro dell'Interno e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti, in relazione - è scritto nel testo consegnato a piazzale Clodio il 23 gennaio scorso - alla liberazione di Osama Almasri, catturato su mandato della Corte Penale Internazionale, con l'accusa di tortura, assassinio, violenza sessuale, minaccia, lavori forzati, lesioni in danno di un numero imprecisato di vittime detenute in centri di detenzione libiche".
giorgia meloni avviso di garanzia
"Si chiede che vengano svolte indagini sulle decisioni adottate e favoreggiatrici del suddetto Osama Almasri, nonché sulla decisione di utilizzare un aereo di stato per prelevare il catturato (e liberato) a Torino e condurlo in Libia", ha scritto ancora l'avvocato Li Gotti nella denuncia. "Io mi sono limitato - spiega oggi il legale - a presentare una denuncia, da cittadino, ipotizzando dei reati. Non è certo anomalo che, come atto dovuto, la Procura di Roma abbia iscritto nel registro la premier e i ministri. Ora la Procura dovrà fare le sue valutazioni e decidere come proseguire", eventualmente anche decidendo di trasmettere gli atti al Tribunale dei ministri.
RITRATTO DI LUIGI LI GOTTI
Estratti da open.online
Luigi Li Gotti è l’accusatore di Giorgia Meloni. È lui ad aver presentato l’esposto su Almasri alla procura di Roma, provocando l’iscrizione della premier nel registro delle comunicazioni di reato e l’invio da parte della procura di Roma delle carte al tribunale dei ministri. «Ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi», lo ha definito ieri Meloni nel video con cui ha annunciato l’indagine.
Dimenticando che Li Gotti è un militante storico del Movimento Sociale Italiano, esattamente come lei. E anche «un’altra circostanza cruciale: che la politica in questa storia non c’entra nulla. Io ho fatto quell’esposto da cittadino. Sdegnato da quanto era accaduto», dice lui oggi. Ovvero il mancato intervento del ministero della Giustizia che ha lasciato libero il torturatore libico e la decisione di riaccompagnarlo a casa con un volo dei servizi segreti.
Li Gotti è nato a Mesoraca sui monti della Sila il 23 maggio del 1947. Ha cominciato a fare politica a Crotone negli Anni Sessanta, militando nelle organizzazioni giovanili del partito di Almirante. È stato eletto consigliere comunale del Msi dal 1972 al 1977. Nel 1998 ha lasciato Alleanza Nazionale e nel 2002 è entrato in Italia dei Valori, movimento fondato dall’ex giudice di Mani Pulite Antonio Di Pietro. È stato sottosegretario alla giustizia nel secondo governo Prodi. Rieletto senatore nel 2008, ha militato nel partito fino al 2013.
E oggi a Repubblica spiega di aver fatto l’esposto perché era sdegnato dall’«aver liberato un signore che era accusato dalla Corte penale internazionale di tortura, assassinio, violenza sessuale, minaccia e lesioni a un numero imprecisato di vittime. Non mi sembra poco». Nell’esposto ha ipotizzato i reati di favoreggiamento e di peculato.
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Perché, ricorda Li Gotti, «dicono che Almasri è stato espulso per motivi di sicurezza, perché scarcerato dalla Corte d’appello. Ma la Corte ha sollecitato il ministro. Ha cercato l’interlocuzione. Lui non ha risposto. È stato inerte. Ma era già tutto organizzato. E la prova è che nel frattempo un Falcon è stato mandato a Torino. Allora perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo?». Li Gotti a 16 anni era presidente della Giovane Italia: «Ho fatto parte del consiglio nazionale del Fronte della gioventù. Ma parliamo degli anni Settanta. E poi io ero della corrente di Sinistra Nazionale che faceva capo a Filosa e poi a Nicolai che era socialista». Mentre Prodi «non l’ho mai incontrato» nonostante il posto da sottosegretario nel governo. Con la premier sono stati iscritti nel registro il ministro della Giustizia, il responsabile degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
Ora dice di sentirsi vicino al Pd. Ma assicura che la denuncia, «che non ho consegnato a Lo voi ma inviato via computer» non l’ha fatta per motivi politici. È vero che ha difeso Giovanni Brusca, Tommaso Buscetta e altri mafiosi, ma anche «tanti collaboratori di giustizia. E la famiglia Calabresi, la scorta di Moro e sono stato parte civile al processo di piazza Fontana». Sulla ragione della liberazione di Almasri «se temevano che la Libia spalancasse le celle dei migranti allora potevano fare come fecero per Abu Omar: opponevano il segreto di Stato. Ma la presa in giro, ecco, proprio no». In carriera, racconta Il Giornale, ha difeso anche i poliziotti del G8. Ed è «amico di Antonio Ingroia».
A La Stampa l’avvocato dice anche che il governo poteva apporre il segreto di Stato: «Dicessero: “Noi non possiamo parlarne”. Invece non l’hanno fatto. Al contrario, Piantedosi presenterà un’informativa».
«La premier sa benissimo che non è così. Perché prima che la magistratura intervenisse, avevano già preparato un aereo?», risponde a chi gli fa notare che Almasri è stato scarcerato dalla Corte d’Appello di Roma.
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