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1. DAGOREPORT
L’inchiesta fiorentina che ha sbattuto il mostro Lupi in prima pagina è ancora alle prime battute ed è anche un po’ monca, perché il Gip non ha riconosciuto l’associazione a delinquere tra gli indagati. Con tutta la prudenza del caso, però, fin da ora si deve segnalare il fatto che il ministro delle Infrastrutture non è iscritto sul registro degli indagati. Si tratta di un’anomalia tanto per i garantisti quanto per i manettari, perché i favori ricevuti da Lupi forse meritano un’indagine. Invece niente. Lupi viene mandato al macello mediatico, ma non ha neppure un avviso di garanzia.
La seconda singolarità dell’inchiesta è che si parla di corruzione ma al momento non si vedono le mazzette. Si vedono favori grandi e piccini, si vedono grandi appalti per cifre da capogiro, s’intravede una sorta di cupola al lavoro, ma non il classico passaggio di denaro tra corrotto e corruttore.
Il terzo interrogativo riguarda la tempistica. Non è dato sapere se siano stati interrotti, con gli arresti, traffici miliardari. La procura toscana riteneva che ci fossero i rischi di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Sarà sicuramente così. Ma almeno da un punto di vista giornalistico è lecito notare che gli arresti e il clamore della vicenda, rapportato agli episodi delittuosi emersi, sembrano superiori alla carne effettivamente al fuoco. Tanto è vero che stiamo tutti parlando della raccomandazione del figlio di Lupi, del biglietto aereo da 447 euro per la consorte del ministro e degli abiti sartoriali in omaggio. Tutta roba anche sfiziosa, ma di non grande cifra criminale.
E’ lecito dunque chiedersi che fretta avesse la procura di Firenze. La Procura di Roma ha smentito di avere in corso indagini sul ministero delle Infrastrutture, ma forse un qualche derby sotterraneo tra magistrature c’è stato e in questo derby l’Ncd di Alfano e Lupi ha avuto la peggio. I prossimi mesi ci diranno se sul tema degli appalti c’è anche altro e se quello su Lupi sia stato un polverone utile a qualcuno.
Adesso, politicamente, il governo dovrà comunque trovare il modo di uscirne. Il premier Renzi ha spiegato ad Alfano che lui può salvare il governo e l’Ncd se si riesce a far dimettere Lupi. La partita, insomma, sta nelle mani del ministro degli Interni e nella sua capacità di pressione sul compagno di partito. Lupi, insomma, alla fine dovrà capitolare.
Lupi D e il vicepremier e ministro degli Interni Angelino Alfano
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