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LE CARTOLINE AMARE DI MUGHINI - MATTIA FELTRI: ''MI RIFIUTO DI CREDERE CHE IL SUO ULTIMO LIBRO, ''UFFA'', SIA STATO SCRITTO QUATTORDICI E QUINDICI ANNI FA, È STATO SCRITTO FRA QUATTORDICI O QUINDICI ANNI, O TRE SECOLI FA, CIOÈ IN UNA DATA IMPRECISABILE, IL GIORNO IN CUI UNO SCRITTORE HA INFILATO DEI PENSIERI IN UNA BOTTIGLIA E LI HA GETTATI IN MARE. RIFUGGE L'ATTRAZIONE FATALE DELLA CLAQUE, NON MANEGGIA L'ASCIA DEL BOIA, CONOSCE IL FASCINO STRUGGENTE DELL' IMPERFEZIONE''
Mattia Feltri per ''la Stampa''
Soltanto Giampiero Mughini poteva scrivere reboante e non roboante, che è la variante scorretta, incolta e cafona predominante in un Paese necessariamente scorretto, incolto e cafone, ma io già qui sono un traditore. Tradisco la grazia delle righe e fra le righe di un uomo che ha fatto della distanza non dogmatica, ma quotidianamente rimediabile, il suo rapporto col mondo. Ci è dentro in pieno, nessuno di noi ne scampa, se non nel tentativo di guardarlo un po' discosti e nel giudicarlo con clemenza.
Mughini ha la precisa misura delle cose, rifugge l' attrazione fatale della claque e del sedicente fuoridalcorismo, non maneggia l' ascia del boia, conosce il fascino struggente dell' imperfezione («a chi di noi non è capitato di non dire un paio di migliaia di idiozie nella propria vita?») e l' intera umanità è degna ai suoi occhi e ai suoi polpastrelli onnivori, da Marcello Lippi a Raymond Aron, da Maurizio Mosca a Andy Warhol, soprattutto da Brigitte Bardot a Zoya Kosmodemyanskaya, due donne i cui corpi danno sostanza di carne a quello cui tutti noi siamo riducibili: la speranza e il ricordo.
Questo libro (Uffa - Cartoline amare di un tempo in cui accadde di tutto, Marsilio, pp.
235, 18) è la raccolta delle rubriche tenute da Mughini sul Foglio dal luglio 2005 al luglio successivo, e per sua natura sarebbe un libro buono per chiudere un buco in libreria, se non fosse che quei brevi scritti sfuggono alle leggi del tempo, come sempre succede al bello, cioè all' atto che coglie la legge immutabile.
michela pandolfi giampiero mughini foto di bacco
Per dire: la ricerca affannosa e inesausta di qualcosa che abbia un consenso più che un senso e che ci consegna al frastuono, il desiderio di impiccare il fascista all' albero più alto, e che fa dell' antifascista un preclaro fascista, lo straripante onore di un ladro nel gesto di rubare, il disonore più disonorevole che talvolta ha cittadinanza nel marmo dei codici, la nostra identità che ha radici piuttosto in quello che leggiamo e in cui crediamo che nella zolla di terra su cui siamo stati casualmente precipitati, e naturalmente i tempi della rivincita dei signori nessuno, i signori zero, i signori nulla di nulla a cui gli eventi tecnologici hanno consegnato un palcoscenico (illusorio) su cui trattare alla pari col governatore della Banca d' Italia o col Papa.
Mi rifiuto di credere che questo libro sia stato scritto quattordici e quindici anni fa, è stato scritto fra quattordici o quindici anni, o tre secoli fa, cioè in una data imprecisabile, il giorno in cui uno scrittore ha infilato dei pensieri in una bottiglia e li ha gettati in mare.
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