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MACRON SOTTO LE ARMI – L’UNICO PRESIDENTE A NON AVER FATTO IL SERVIZIO DI LEVA, VUOLE RIPRISTINARLA – MA INCASSA SOLO SGANASSONI: DAGLI STUDENTI E DAI MILITARI – CON BRIGITTE COMPRA I BISCOTTI DEL CANE, MA HA CHIESTO ED OTTENUTO LO SCONTO SULLA CAMPAGNA ELETTORALE

 

1. L’ARMEE DICE NO

Francesco De Remigis per “il Giornale”

 

macron in mali

La reintroduzione della leva obbligatoria annunciata da Emmanuel Macron fa infuriare i militari. Costa troppo e non piace a nessuno. Ecco perché il gruppo di lavoro incaricato dall' Eliseo di definire i contorni della proposta presidenziale raccomanda una durata di massimo un mese, nettamente inferiore all' ambizione mostrata da Macron in campagna elettorale, che proponeva 3-6 mesi.

 

Il motivo sono i costi: tra i 2,4 e i 3,1 miliardi di euro l' anno, stimati e al momento senza coperture. Un piano «complesso e pieno di contraddizioni». Così un gruppo di esperti incaricati dal premier Edouard Philippe definiva la proposta appena pochi giorni da. Ora siamo alla resa dei conti. Sono infatti state pubblicate le conclusioni del gruppo di lavoro di stanza all' Eliseo, guidato dal generale Daniel Menaouine, giunte giovedì sul tavolo di Macron. Entro maggio il piano sarà dettagliato e comunicato dal presidente. Quel che è certo è che i ragazzi non imbracceranno fucili. Almeno non all' inizio del percorso, rivela il Journal du dimanche.

MACRON TRA I SOLDATI

 

Il servizio militare cancellato nel 1997 non sarà dunque reintrodotto. Al suo posto, un servizio nazionale universale (SNU) per i giovani a partire dai 16 anni, cioè tra 600mila e 800mila ragazzi, donne comprese. Il presidente, primo capo di Stato francese a non aver effettuato il servizio militare, è stato costretto ad accogliere le rimostranze delle commissioni Difesa ed Esteri dell' Assemblée Nationale: «Prima dobbiamo tutelare i mezzi a disposizione delle nostre forze armate», gli hanno fatto sapere.

 

Lo scorso gennaio Macron disse che il Servizio nazionale sarebbe stato «guidato da tutti i dicasteri interessati, e non semplicemente dalla Difesa»; con «finanziamenti ad hoc» che non sarebbero dovuti comparire nella legge di programmazione militare 2019-2025. Nessuno si aspettava che il presidente coinvolgesse diversi ministeri nel reperimento delle risorse. Così i deputati e perfino il premier sono corsi ai ripari ingaggiando esperti che facessero i conti.

MACRON TRA I SOLDATI

 

Tra Difesa ed Eliseo la rotta di collisione era già evidente. Una difficilissima mediazione a colpi di studi di fattibilità è tuttora in corso. Il Parlamento resta scettico. «Il servizio nazionale avrà un impatto inevitabile sul bilancio». Il rapporto presentato in commissione Difesa preferirebbe infatti un «corso di cittadinanza» in tre fasi, rispetto all' idea di un servizio nazionale obbligatorio sotto la supervisione dell' esercito. «Non si diventa cittadini in un mese e la parola obbligatoria è piuttosto ripugnante per i ragazzi», spiega la deputata Les Républicains e relatrice Marianne Dubois.

 

MACRON TRA I SOLDATI

La promessa lanciata a marzo 2017 dal Macron era però di ripristinare la leva obbligatoria. Dunque come la mettiamo? L' Eliseo ha preso atto di tutte le perplessità e ha fatto sapere che, più che una leva, sarà un periodo dedicato ad attività sportive, all' insegnamento del primo soccorso e dei riflessi in caso di crisi e alla trasmissione di valori civici e repubblicani.

 

Stando ai conteggi, è parso evidente che tre mesi di leva sarebbero impossibili da sostenere, sia come costi, sia come strutture. «Non si tratta di reinventare il servizio militare», ma di «dare alla gioventù francese delle cause da difendere, lotte da condurre in campo sociale, ambientale, culturale», si legge nelle conclusioni del gruppo di lavoro dell' Eliseo. Si vedrà se Macron si accontenterà.

 

2. LA COPPIA DELL’ELISEO SI COMPRA IL DENTIFRICIO

Stefano Montefiori per il Corriere della Sera

 

CANE DI MACRON

Tutti gollisti, ma fino un certo punto. L' eredità del Generale viene continuamente evocata dai politici francesi, Emmanuel Macron compreso, ma c' è un aspetto sul quale Charles de Gaulle rimane insuperato: l' attenzione alle spese e i costi della politica. Su questo tema, e il modo in cui lo affronta l' attuale presidente della Repubblica, negli ultimi giorni in Francia si è concentrata una certa attenzione.

 

CANE DI MACRON CON BRIGITTE 2

Venerdì il giornale online Mediapart ha sottolineato alcune stranezze dei conti della campagna elettorale di Macron. La società GL Events, leader in Francia nella produzione di eventi, avrebbe praticato prezzi di favore a Macron, e solo a lui. Uno sconto di quasi 10 mila euro per il comizio del 10 dicembre 2016 alla porte de Versailles (da 39.490 a 29.663 euro), e meglio ancora la concessione della sala della Mutualité a titolo gratuito per la serata del 12 luglio 2016: costava in teoria 14 mila 129 euro, gentilmente condonati con uno sconto del 100 per cento.

 

La società GL Events è di proprietà di Olivier Ginon, imprenditore lionese amico di Gérard Collomb, ex sindaco di Lione oggi ministro dell' Interno. Mediapart sottolinea che un altro candidato alla presidenziale, François Fillon, non ha goduto delle stesse condizioni e ha dovuto pagare prezzi di listino fino all' ultimo euro. L' Eliseo ha risposto a Mediapart che «il movimento En Marche è riuscito a contenere il costo dei vari eventi grazie a un approccio aggressivo nei negoziati commerciali». La tesi è che gli uomini di Macron siano stati più bravi a chiedere lo sconto e a ottenerlo. Il sospetto, insinua Mediapart, è che un giorno o l' altro l' uomo d' affari Ginon chieda che il favore gli venga restituito.

CANE DI MACRON CHE FA PIPI

 

Ieri invece il Parisien ha diffuso informazioni ottenute dall' Eliseo sul modo in cui il presidente e la première dame gestiscono le spese personali. Dal dentifricio alle crocchette del cane Nemo, tutto è pagato con la carta di credito personale. E ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ma non è scontato: queste attenzioni sono state introdotte da Hollande, mentre alcuni predecessori rubricavano acquisti personali come spese di funzionamento della presidenza e quindi a carico del contribuente.

 

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Il presidente Georges Pompidou poi rivoluzionò l' arredamento perché con la moglie Claude era appassionato di arte e design contemporaneo e fece ricorso al lavoro spettacolare di Pierre Paulin, dal set del «Dottor No» di James Bond all' Eliseo. I tempi oggi non lo consentono e i Macron non hanno cambiato nulla, tranne il materasso. Quando viaggiano a titolo privato pagano di tasca loro, solo il servizio di scorta resta a carico dello Stato. Molto è cambiato rispetto all' epoca di Mitterrand, che arrivò a impiegare fino a otto uomini tra sicurezza e servizi - pagati dai contribuenti - per vegliare sull' amante Anne Pingeot e la figlia Mazarine e mantenere segreta la sua seconda vita.

 

BRIGITTE MACRON

In tempi di moralismo e rivolta contro le élite, Macron cerca di evitare spese superflue. Resta comunque insuperabile l' esempio di de Gaulle, che fece installare all' Eliseo i contatori in modo da pagare personalmente la bolletta dell' elettricità, usava i suoi piatti e stoviglie per non consumare quelli della République da utilizzare solo nelle occasioni ufficiali, e insisteva per pagare la benzina quando lasciava Parigi per andare nella residenza di Colombey-les-deux-Eglises.