DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
1. UN TAPPO VERSO LA LIBIA
Da Avvenire
Continua a far discutere l’annuncio arrivato nei giorni scorsi da parte del premier Paolo Gentiloni a proposito di una missione militare italiana in Niger. Il decreto legge sulle missioni all’estero, che contiene le linee guida sull’intervento nel Paese africano, è pronto e verrà approvato dal Consiglio dei ministri quanto prima, forse già oggi.
«Sono state contemplate una serie di iniziative di supporto allo sviluppo e alla formazione delle forze armate e delle forze di sicurezza. Lo scopo sarà realizzare un’attività di training che non avrà l’obiettivo di contenere i flussi migratori, ma di governare i confini di Paesi che sono di transito dei flussi». Così tenta di calmare le acque il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, di fronte alle polemiche sull’invio di nostri soldati in Africa.
Secondo Latorre «sarà prioritario il contrasto al terrorismo; da quelle frontiere possono passare anche i foreign fighter di ritorno»; inoltre si potrà «intensificare la lotta contro il traffico di esseri umani. Siamo un Paese che finalmente, non solo sulle questioni dell’immigrazione ma in generale, ha una strategia che contempla un ruolo da protagonista».
Dal versante opposto si dice «preoccupata» Eleonora Cimbro, deputata di Articolo uno Mdp, componente della commissione Esteri a Montecitorio ed esponente di Liberi e Uguali: «Di fatto si compie il progetto avviato da tempo di sigillare la Libia a nord e a sud, lasciando centinaia di bambini, donne e uomini in una terra destabilizzata, vittime di violenze di ogni tipo. Non possiamo permettere che si faccia demagogia».
2. L’ELISEO AGLI ITALIANI: ARMIAMOCI E PARTITE
Francesco Palmas per Avvenire
L' operazione si chiamerà 'Deserto Rosso' e avrà due punti di riferimento in Niger: la capitale Niamey e il crocevia di Madama, ex forte coloniale della legione straniera dell' Ottocento. I francesi, che presidiano quest' ultima località da fine 2014, hanno sempre vietato alle loro pattuglie terrestri di spingersi oltre i 60 chilometri dal presidio. Verosimilmente gli italiani faranno lo stesso, per essere sempre a meno di un' ora dai medici del contingente.
Il terreno è minato e le imboscate sono dietro l' angolo. In Niger, operano infatti i jihadisti del Gsim, gruppo che riunisce i battaglioni, le cosiddette katibe Macina e degli Almoravidi, i qaedisti di Aqmi e Ansar Dine. Soprattutto a nord e a ovest, lì dove azzardano incursioni anche gli uomini di Adnan Abu Walid Al-Sahraoui, leader dello Stato islamico nel Grande Sahara.
A sud-est, è terra d' elezione di Boko Haram, che ha colpito nelle regioni di Diffa e Bosso, muovendo dalle roccaforti della Nigeria settentrionale. Siamo nella zona della triplice frontiera, a due ore e un quarto di volo da N' Djaména, in Ciad, cuore pulsante delle operazioni antiterroristiche in corso nel Sahel. Un' area vastissima e sfuggente, estesa per 4mila chilometri e larga mille. Una sorta di Europa occidentale a ridosso del Maghreb.
Le iniziative fervono. Guarda caso la missione italiana partirà quando i francesi cercano disperatamente un disimpegno. L' 11 gennaio 2018 saranno infatti cinque anni che Parigi combatte nel Sahel.
L' ELISEO E LE FORZE ARMATE
Continua a far discutere l' annuncio arrivato nei giorni scorsi da parte del premier Paolo Gentiloni a proposito di una missione militare italiana in Niger. Il decreto legge sulle missioni all' estero, che contiene le linee guida sull' intervento nel Paese africano, è pronto e verrà approvato dal Consiglio dei ministri quanto prima, forse già oggi.
«Sono state contemplate una serie di iniziative di supporto allo sviluppo e alla formazione delle forze armate e delle forze di sicurezza. Lo scopo sarà realizzare un' attività di training che non avrà l' obiettivo di contenere i flussi migratori, ma di governare i confini di Paesi che sono di transito dei flussi». Così tenta di calmare le acque il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, di fronte alle polemiche sull' invio di nostri soldati stanno cercando una via d' uscita, «senza abbassare troppo la guardia», ma rimodulando l' operazione Barkhane, che sta bloccando a sud del Sahara 4.500 uomini.
Le missioni costano, in soldi e vite umane. La Francia spende più di un milione di euro al giorno solo in quel teatro e vi ha perso negli ultimi anni 20 uomini. Ecco perché ha accettato che l' Italia mettesse piede nel suo 'cortile di casa'. È un modo di condividere i rischi, perché a Parigi mancano mezzi a sufficienza per giocare la politica 'coloniale' di un tempo. L' epoca dei grossi battaglioni pan-francesi di Barkhane sta infatti scadendo. Durerà massimo due mandati ancora, non di più.
La coperta è corta, tanto più che i francesi hanno ancora 10mila uomini impegnati in operazioni antiterroristiche nel territorio metropolitano. C' è da scommettere che Macron voglia copiare la strategia di Barack Obama: puntare sulle forze speciali e comandare gli altri, da un trono sicuro nelle retrovie. Il presidente francese l' ha fatto capire fra le righe. Quando era in Africa dell' Ovest nella prima decade di dicembre, ha volutamente fortemente incontrare i 400 uomini e donne delle forze speciali in missione nel Sahel.
Non c' erano media al seguito, ma tutto suona comunque chiaro. Si tratta di un passaggio del testimone, prossimo a venire. La verità è che mentre l' Italia si azzarda in Niger, la Francia sta già 'africanizzando' il conflitto con i gruppi jihadisti. È solo per questo che, a inizio 2017, ha cominciato a prendere forma l' idea tutta francese di una forza comune ai cinque Paesi della regione: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad. Nell' ottica di Parigi, la forza penta-partita metterà la carne da cannone (indigena) nel grosso delle operazioni militari a terra. La Francia salverà a suo dire la faccia, fornendo appoggio logistico e copertura aerea, insieme ad altri Paesi occidentali, Usa in testa. Ma dovrebbe presto richiamare in patria metà dei suoi uomini in Africa.
Secondo Latorre «sarà prioritario il contrasto al terrorismo; da quelle frontiere possono passare anche i foreign fighter di ritorno»; inoltre si potrà «intensificare la lotta contro il traffico di esseri umani. Siamo un Paese che finalmente, non solo sulle questioni dell' immigrazione ma in generale, ha una strategia che contempla un ruolo da protagonista». Dal versante opposto si dice «preoccupata» Eleonora Cimbro, deputata di Articolo uno Mdp, componente della commissione Esteri a Montecitorio ed esponente di Liberi e Uguali: «Di fatto si compie il progetto avviato da tempo di sigillare la Libia a nord e a sud, lasciando centinaia di bambini, donne e uomini in una terra destabilizzata, vittime di violenze di ogni tipo. Non possiamo permettere che si faccia demagogia».
Macromn con i soldati nel Sahel
Un classico della storia militare recente, che non induce a facili ottimismi, se solo si pensi ai risultati della vietnamizzazione e dell' afghanizzazione delle guerre. La forza multinazionale che si sta imbastendo ha un nome altisonante, G-5 Sahel, e deficit enormi. A partire dai finanziamenti, garantiti in parte per un anno soltanto e miriadi di lacune operative.
Quanto all' Italia, lo schieramento in Niger prevede un contingente di 470 militari, forti di blindati leggeri e di elicotteri da trasporto (NH-90) e d' attacco (Mangusta). Velivoli necessari per rendere il pacchetto di forze italiano del tutto autonomo. La missione si svolgerà forse su due piani: uno umanitario, per promuovere lo sviluppo dell' area frontaliera fra il Niger e il Mali, e l' altro militar-poliziesco, con tirocini di addestramento per le fragilissime forze nigerine. Se è vero che gli italiani faranno rotta sul forte di Madama, il 'Deserto rosso' sarà il loro habitat.
Ultimi Dagoreport
"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI…