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Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
Quando Emmanuel Macron è compassato (gli accade spesso) lo accusano di essere distante, altezzoso, «il presidente dei ricchi». Quando si lascia andare al tifo, come milioni di suoi compatrioti, arriva l' accusa di strumentalizzare la vittoria.
Non sono più i tempi di Sandro Pertini in piedi al Santiago Bernabeu ai mondiali di Spagna, e neanche di Jacques Chirac che nel 1998 baciò il cranio pelato del portiere Fabien Barthez quando la Francia vinse la sua precedente Coppa del Mondo. Quei gesti venivano considerati come la prova che qualcosa di straordinario era davvero accaduto e celebravano l' unità e la comunione di tutto un popolo.
Oggi prevale la diffidenza verso chi è al potere. Così, nel primo sondaggio pubblicato dopo il trionfo dei Bleus in Russia, il capo dello Stato non guadagna in popolarità, anzi.
Alla domanda «pensate che Emmanuel Macron sia un buon presidente?», il 61 per cento degli intervistati (ricerca Odoxa per Le Figaro e France Info) risponde di no.
Macron perde due punti rispetto al precedente sondaggio del 26 giugno, Non si tratta di un verdetto senza appello, perché Macron potrebbe comunque approfittare del nuovo ottimismo post-mondiali: l' 82% dei francesi pensa che la Coppa del mondo avrà un' influenza positiva sull' orgoglio nazionale, e l' entourage del presidente non nasconde la speranza che il tripudio nelle strade porti a maggiore fiducia anche riguardo alle riforme del presidente.
Molto dipende da quel che rimarrà delle polemiche di questi giorni. Il Mondiale di Macron è stato altalenante: dopo una visita al ritiro di Clairefontaine all' inizio dell' avventura, il presidente ha fatto un passo indietro. Poi, mano a mano che le chance di vittoria aumentavano, è diventato protagonista fino alla celebre foto da rockstar con i pugni alzati a Mosca.
Già lì sono cominciate le prime critiche, aumentate lunedì quando i campioni del Mondo sono sfilati velocemente (poco più di 10 minuti) in pullman davanti a centinaia di migliaia di tifosi che li aspettavano da ore sotto il sole degli Champs Élysées, per andare di corsa al party del presidente all' Eliseo. Lì Macron ha ricordato le origini popolari di molti campioni - «Non cambiate, non dimenticate da dove venite!» -, ha cantato una sgangherata Marsigliese assieme agli stonatissimi giocatori, e quando Paul Pogba gli ha chiesto di fare un «dab» (gesto dei rapper ispirato a un modo di fumare la marijuana), lui non si è tirato indietro. Il portavoce dell' Eliseo, Bruno Roger-Petit, lo difende: «Il presidente non ha mai chiesto di accelerare il tragitto sugli Champs Élysées, la vittoria non merita questa vana polemica».
Ma un' altra grana è scoppiata ieri sera: Le Monde ha riconosciuto il misterioso picchiatore di uno studente ripreso in video il primo maggio. Si tratta di Alexandre Benalla, ex responsabile della sicurezza del candidato Macron, oggi collaboratore del presidente nonché organizzatore degli eventi all' Eliseo.
Compresa la festa in onore dei Campioni del mondo.
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