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Leonardo Martinelli per “La Stampa”
L'ultima preda? L'ospedale pubblico di Villefranche-sur-Saone, una trentina di km a Nord di Lione, il 15 febbraio scorso. Una settimana prima era stata la volta di Dax, nel Sud-Ovest della Francia. In entrambi i casi i computer sono andati in tilt. E si sono volatilizzati la banca dati con i pazienti, il loro storico, le tabelle con le future visite e gli interventi chirurgici. Così, da un momento all'altro.
I due ospedali sono stati oggetto di cyberattacchi, una consuetudine ormai nel Paese: a destinazione di imprese private e di amministrazioni pubbliche, le aggressioni degli hacker si sono quadruplicate nel 2020, intensificandosi contro gli ospedali (27 l'anno scorso e a un ritmo di uno a settimana dall'inizio del 2021). Ieri Emmanuel Macron ha annunciato un piano ambizioso per rafforzare la cybersicurezza (un miliardo di euro, di cui 720 milioni di fondi pubblici, da utilizzare da qui al 2025).
Ma il presidente ha anche voluto parlare per un'ora in videoconferenza con medici e amministratori dei due ospedali di Villefranche-sur-Saone e Dax. È rimasto sbigottito, definendola «una crisi nella crisi», perché lo scompiglio provocato dagli attacchi piomba in mezzo alla pandemia. In entrambi i casi sono saltate visite e interventi chirurgici, tanti pazienti sono stati trasferiti altrove.
Nel frattempo si è ritornati al «100% cartaceo» e si sono ripristinati i fax. I tecnici di un organismo pubblico, l'Agenzia nazionale di sicurezza dei sistemi informatici (Anssi), sono accorsi sul posto.
Stanno cercando di recuperare almeno una parte dei dati andati perduti. I due cyberattacchi, come il 75% di quelli riscontrati negli ospedali francesi, vengono provocati sempre dallo stesso software, Ryuk, che è un ransomware: pagando un riscatto, si rimuove il blocco generato dal pirata informatico. Questo viene pagato da tante imprese private, che spesso non dichiarano all'esterno di essere state vittime degli hacker.
«Ma per le amministrazioni pubbliche e gli ospedali, lo Stato francese impone che non si paghi il riscatto: può ammontare a più milioni di euro - sottolinea Guillaume Poupard, alla guida dell'Ansi -. Dobbiamo cercare noi di recuperare tutti i dati».
Intanto ieri, pochi minuti dopo l'inizio del tg delle 13 di Tf1, la televisione più vista di Francia, la giornalista star Marie-Sophie Lacarrau, che lo conduce, ha dovuto interrompere il programma «per un enorme problema tecnico».
Tf1 ha negato che si trattasse dell'opera di un hacker, ma non è chiaro. In Francia sono anche le amministrazioni comunali a essere nel mirino dei cyberattacchi. La notte fra il 15 e il 16 gennaio è stata Angers, 150mila abitanti, a subirne uno. Le biblioteche sono rimaste chiuse diversi giorni, mentre l'anagrafe era ko, impossibilitata a rilasciare un semplice certificato di residenza. Ancora oggi i servizi comunali non sono stati ripristinati al 100%.
Il piano per la cybersicurezza presentato ieri da Macron vuole portare il fatturato del settore a 25 miliardi nel 2025, tre volte di più del livello attuale. Dovrebbero anche essere creati 40mila nuovi posti di lavoro, soprattutto tecnici e ricercatori, il doppio rispetto a oggi.
Macron ha annunciato la nascita di un vero e proprio «Campus Cyber» alla Défense, il quartiere degli affari alle porte di Parigi. Lì, su 20mila metri quadrati, si concentreranno i locali di grandi gruppi, startup e organismi di ricerca attivi nel settore. Restano, comunque, i dubbi sul perché di quest'offensiva a carico della Francia.
C'è chi sospetta lo zampino della Russia o della Cina e comunque motivazioni politiche, ma Macron ieri non ne ha parlato. Le reti occulte che predispongono i cyberattacchi sono appena una decina a livello mondiale. Due di queste, Emotet ed Egregor, sono state di recente smantellate in Ucraina grazie a un'operazione internazionale di polizia. Con una fortissima implicazione da parte dei francesi.
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