DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON
Potenza, prosperità, umanesimo. Ossia muscoli, portafogli e cuore. Sono le tre linee d'azione sulle quali Emmanuel Macron ha spronato i suoi colleghi ad agire. Perché il discorso di ieri alla Sorbona, a differenza del precedente del 2017, più che ai cittadini sembrava destinato ai dirigenti europei. Per avvertirli che lo status quo non può essere un'opzione: o si cambia, o si muore. E dal suo intervento si capisce chiaramente quanto lui ambisca a essere il protagonista assoluto di questo cambiamento, il leader che indica la via verso una diversa politica commerciale, un'economia con una dotazione finanziaria raddoppiata e un'Europa della Difesa più forte (con il nucleare francese).
OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON
[…] Macron ha parlato in un contesto diverso rispetto a quello di sette anni fa, quando l'ondata populista ed euroscettica che attraversava il Continente sull'onda del referendum in Gran Bretagna sembrava poter mettere seriamente a rischio le fondamenta dell'Unione europea. Ora […] i movimenti anti-Ue non parlano più di abbandonare la casa comune […] La conseguenza di ciò e che «gli altri stanno diventando timidi» […] mentre per Macron bisognerebbe rispondere «con l'audacia». Perché «l'Ue non è immortale».
ursula von der leyen, emmanuel macron, charles michel, angela merkel e mario draghi al g7
Non sono tanto i risultati delle urne a spaventare il presidente francese, ma il rischio immobilismo. Probabilmente il prossimo Parlamento europeo sarà un po' più a destra, ma gli equilibri politici nell'altra camera, il Consiglio, non cambieranno con il voto del 9 giugno. Ed è qui che Macron, nonostante il calo dei consensi e conseguentemente dei seggi a Strasburgo, vuole far valere la sua leadership. Il Ppe sarà con ogni probabilità ancora il più votato, ma il suo peso al Consiglio sarà molto ridotto rispetto al passato.
emmanuel macron ursula von der leyen 5
A giugno, per la prima volta nella storia, il Ppe non sarà al governo né in Francia né in Germania al momento di decidere il (o la) presidente della Commissione europea.
Per questo Macron, dopo aver spezzato cinque anni fa l'egemonia della coalizione socialisti-popolari, ora vorrebbe rompere il tabù facendo venir meno l'automatismo che assegna l'ufficio più importante di Palazzo Berlaymont a un esponente del partito più votato.
EMMANUEL MACRON E MARIO DRAGHI
Una sfida tutt'altro che semplice, anche perché quel nome dovrà poi ottenere la fiducia in Parlamento, dove il sostegno del Ppe sarà imprescindibile. Per questo, per il momento, Macron si diverte a mandare velenose frecciate indirette a Ursula von der Leyen per farle capire che la sua conferma è tutt'altro che scontata. Nel discorso di ieri non l'ha mai citata. […] Ha invece citato il suo commissario Thierry Breton, che non ha mai nascosto di ambire a quella posizione.
Tra i leader europei ha invece offerto una citazione a Kaja Kallas (per la proposta di emettere eurobond per la Difesa), a Mark Rutte (nel contesto della sicurezza economica), a Mario Draghi (per il suo rapporto sulla competitività) e a Matteo Renzi (per il bonus cultura ai 18enni). Per ben due volte ha fatto il nome del cancelliere Olaf Scholz […] Enrico Letta, autore del rapporto sul mercato unico, è stato citato addirittura tre volte […]
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