DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
M. Antonietta Calabrò per Corriere della Sera
Due giorni prima che Benedetto XVI lasciasse il Palazzo Apostolico e si aprisse la Sede Vacante, ha lasciato il Vaticano anche Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo infedele del Pontefice. Nelle stesse ore, vittima e carnefice del caso Vatileaks, per una di quelle straordinarie coincidenze che certe volte la Storia permette.
Nonostante fosse libero da Natale, e quindi siano passati più di due mesi dalla grazia ricevuta, Gabriele ha traslocato dal suo alloggio di servizio solo martedì 26 febbraio, due giorni prima del trasferimento a Castel Gandolfo di quello che dobbiamo abituarci a chiamare Papa emerito.
Nonostante che Gabriele avesse già preso servizio presso la Cooperativa sociale che gestisce i servizi del nuovo polo ambulatoriale dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Gabriele lì svolge lavoro d'ufficio, cioè lavoro amministrativo, non è a contatto con il pubblico e sembra si trovi bene con il suo nuovo capoufficio, una donna.
«Paoletto», tuttavia, ha rifiutato la possibilità che pure era stata offerta a lui e alla sua famiglia di abitare in un nuovo alloggio di servizio, ha preferito trovarsi una casa fuori dal comprensorio e così nella sua busta paga ogni mese viene versato un contributo monetario per pagare l'affitto.
Il Corvo, insomma, è «volato» via, oltre le Mura. Il caso allora è chiuso? No, non è chiuso. E non solo perché almeno altre quattro istruttorie della magistratura vaticana sono ancora formalmente aperte per reati ben più gravi del furto (delitti contro lo Stato e i suoi poteri, diffamazione, calunnia, vilipendio).
E non solo perché i «cardinali istruttori» (Herranz, Tomko e De Giorgi) hanno continuato a «lavorare» fino allo scioglimento della Commissione avvenuto all'inizio di questa settimana. E sono pronti a fornire chiarimenti su Vatileaks ai cardinali che lo chiederanno durante le Congregazioni generali che iniziano, dopodomani, lunedì 4 marzo.
Ma anche perché mano a mano che passa che il tempo emergono nuovi particolari della storia. Un'ampia ricostruzione del giallo del maggiordomo - che contiene alcuni particolari inediti importanti - è stata pubblicata nell'ultimo numero del periodico americano GQ Magazine, in un ampio servizio dal titolo «Una spia nella casa del Signore».
Ebbene, in essa si sottolinea la possibile origine del caso. Gabriele che pure aveva cominciato a fotocopiare documenti dall'inizio del pontificato di Ratzinger, «dopo pochi anni si era fermato, la sua curiosità si era soddisfatta. Ma lui ricominciò di nuovo nel 2010 - annota l'autore del reportage Sean Flynn - dopo che l'arcivescovo Viganò (ex numero due del Governatorato, le cui lettere di protesta al Papa hanno aperto il vaso di Pandora di Vatileaks, ndr) instituì delle riforme finanziarie e sconvolse lo status quo.
Gabriele vide Viganò come la vittima di una campagna di diffamazione». E inoltre il giornalista Gianluigi Nuzzi dichiara che la «fonte Maria» è in realtà «un nome collettivo». Quindi, che le sue fonti non sono state solo il maggiordomo.
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