DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
L'atmosfera è pesante, e in questa atmosfera questa sera verrà annunciato il piano riveduto e corretto di bando temporaneo per ingressi di persone negli Stati Uniti da nazioni sospettate di non controllare e perfino di favorire il terrorismo musulmano. Ve lo anticipo: dall'elenco dei sette Paesi viene tolto l'Iraq, colpevole solo di non avere controlli adeguati, e il bando per i rifugiati siriani non è più a tempo indeterminato, ma di 120 giorni.
Probabilmente scompare il riferimento alle minoranze cristiane perseguitate da proteggere e privilegiare come rifugiati da quei paesi, per la gioia degli stronzi politically correct dei quali trasversalmente il mondo abbonda, e che avevano protestato per quella che ritenevano niente meno che una discriminazione ai danni della religione musulmana. Fate voi. Intanto su mille rifugiati ammessi nell’ultimo periodo del 2016, 350 sono sotto investigazione come sospetti di terrorismo e viene diffusa la statistica ufficiale, quindi al ribasso, che ci sono 11 milioni di immigranti illegali nel paese.
Le modifiche servono ad affrontare eventuali battaglie ai vari livelli di tribunali, ma non placheranno le polemiche; Trump è intenzionato a non rinunciare, così come è intenzionato a non rinunciare a governare nonostante la guerra intestina in corso a Washington si stia spingendo davvero oltre il lecito e il gia’ visto.
Esponenti importanti del Senato e della Camera dei Deputati hanno deciso di prendere in considerazione le accuse del presidente Trump alla precedente Amministrazione e al precedente presidente di averlo spiato fin nella sua residenza di New York, e aggiungeranno al lavoro della Commissione sulla Russia queste accuse che Trump ha emesso come d'abitudine via Twitter, ma evidentemente anche in modo più ufficiale, e delle quali non ha per il momento fornito prove, il che non vuol dire che non ne abbia.
Nel gioco delle parti il direttore dell'FBI, il chiacchierato e appena confermato James Comey, nega sdegnosamente di aver mai ricevuto simili direttive, il portavoce di Barack Obama smentisce seccamente, Nancy Pelosi sfiora il ridicolo affermando che “noi certe cose non le facciamo”, visti i precedenti, un'ex Attorney General di Bush, Mickey Mukasey, dice che sicuramente lo spionaggio c'è stato nella Trump Tower, che lo ha capito dal tenore di alcuni leaks, ma che probabilmente lo ha ordinato direttamente l’ex attorney di Barack Obama, Loretta Lynch, senza avvisare il presidente, il che e’ stravagante da affermare ,insomma il casino prosegue imperterrito e pericoloso.
La domanda che corre d'obbligo in queste ore è se il presidente degli Stati Uniti sia un pazzo o se cerchino di farlo passare per pazzo come tentativo di farlo cadere in qualche trappola ed estrometterlo dall'incarico che i cittadini americani gli hanno affidato con il voto dell'8 novembre 2016. Da quel giorno, lasciando da parte i tentativi di distruggerlo durante la campagna elettorale, i suoi nemici hanno tentato di immaginare una campagna condotta con ogni mezzo per rendere illegale il risultato.
Hanno organizzato manifestazioni rabbiose nel Paese, ed è ormai dimostrato che abbiano intenzionalmente diffuso informazioni e dichiarazioni raccolte dopo il voto, tese a destabilizzare il passaggio di consegne e a indebolire l'autorevolezza del presidente. Lo ha riconosciuto anche il riottoso New York Times che è stato lo staff di Obama a mettere in giro informazioni, catalogandole a bassa intensità di sicurezza per essere sicuri che venissero diffuse.
Non sono mai riusciti a trovare prove che ci sia stata qualsiasi tipo di complicità o collusione fra Trump e il suo staff e uomini del governo russo, uomini di Putin, non hanno trovato la minima prova di brogli nel voto. Eppure continuano a parlarne come se fosse argomento dimostrabile.
Come ha dichiarato Devin Nunes, presidente della commissione Intelligence della Camera, “non è affatto paranoia, è quello che sta succedendo, un leak dopo l'altro, inventato dai burocrati della comunità di intelligence e dei servizi e dagli ex uomini dell'amministrazione Obama. La Casa Bianca è preoccupata e sta tentando di trovare un modo definitivo ed efficace per affrontare ciò che sta accadendo”.
La Casa Bianca più che preoccupata è veramente furiosa, almeno lo è il presidente Trump, al quale non è andata giù la scelta, sicuramente appoggiata dal suo capo di gabinetto, Reince Priebus, che poi è l'uomo che tiene i rapporti col partito repubblicano, di convincere l’attorney general Jeff Sessions a ricusare se’ stesso dal dirigere oltre che partecipare alla commissione che indaga sull’ affare Russia. Secondo Trump è stata una colossale sciocchezza e si e’ infuriato.
Come dargli torto, visto lo straordinario successo del discorso davanti al Congresso di martedì scorso, 76% di gradimento, visti I grandi risultati dell'economia e della Borsa, visto soprattutto che secondo Trump le accuse a Sessions erano risibili, tanto e’ vero che il famoso ambasciatore russo lo hanno incontrato cani e porci. Di qui la decisione di tirar fuori l'intera storiaccia lui e non aspettare di subire più, di qui anche la incazzatura con Priebus giudicato troppo molle.
L’accusa a Sessions e’ più o meno la stessa che ha portato alle dimissioni di Michael Flynn, il consigliere per la Sicurezza Nazionale; il Russiagate come ahimè già lo chiamano tutti, è l'esatto opposto di quel che viene raccontato, è la copertura maldestra di un complotto contro Trump condotto da ex membri dell'amministrazione Obama, dalle agenzie di intelligence e dai media militanti; in ballo c'è, come abbiamo detto migliaia di volte, il fatto che hanno mal digerito una vittoria elettorale vissuta come un sacrilegio, e anche che ritengono azzardata l'apertura di Trump verso Mosca, apertura per ora molto limitata e controllata.
Di certo i consiglieri del presidente e il presidente stesso pensano che l'aggressività di Putin possa essere arginata modificando gli errori tragici di tattiche e di strategia commessi da Barack Obama, mentre sono certi che il vero nemico sia il comunismo cinese che vuole distruggere l'assetto dell'Occidente e attraverso il controllo economico imporre un dominio politico. Voi che dite?
Insomma, con la manina di Obama ben nascosta mentre si accinge a scrivere un libro di memorie pagato 60 milioni di dollari, in realtà i democratici e i loro soci stanno conducendo un'offensiva a colpi di false o esagerate rivelazioni (i famosi leaks) allo scopo di demolire l'agenda di governo e l'immagine del presidente. Il quale non tacerà ne seguirà solamente le strade della politica di Washington, ma continuerà a parlare direttamente agli elettori.
Per gli indignati speciali, quelli che anche oggi guai a chi glielo tocca Obama, un elencuccio da Wikileaks riepilogato il 23 febbraio sulle allegre attività di spionaggio dell'amministrazione Obama: un incontro fra il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e il cancelliere tedesco Angela Merkel a Berlino sul clima;
i cellulari svizzeri del capo staff dell'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e del direttore della WTO, World Trade Organization: la conversazione tra Silvio Berlusconi, ancora primo ministro e Benjamin Netanyahu nella quale il premier israeliano chiedeva a Berlusconi di intercedere proprio presso Obama per tentare di migliorare i rapporti tra Israele e Stati Uniti; le conversazioni tra ministri del Commercio dell'Unione Europea e quello giapponese su una strategia contro gli americani ai colloqui del WTO di Doha, che poi fallirono;
Intercettati telefoni dell'ambasciatore italiano alla NATO e di altri alti dirigenti italiani così come altri dirigenti dell'Unione Europea, francesi austriaci belgi; la conversazione tra l'allora presidente Sarkozy, la Merkel e Berlusconi quando gli dissero che il sistema bancario italiano stava per scoppiare. Seguirebbe lungo elenco di giornalisti intercettati dal candido Obama, ma mi fermo. Non spiano solo i cattivi russi.
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