DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Non ci facciamo mancare niente, arriva la misurazione del tasso di stress di queste elezioni a cura dell'Associazione Nazionale psicologi, e un folto gruppo di leader religiosi, cattolici in testa evangelisti obtorto collo, attacca Hillary Clinton per i contenuti di una delle email trafugate che riporta un'opinione che risale al 2011.
Ma tanto la candidata democratica dice che non si ricorda niente di quelle mails, e francamente se non arriva la pistola fumante vengono rapidamente ruminate e risputate. Gli ultimi sondaggi rivelano dubbi e crepe nel sistema che vuole la Clinton già vicina ai 276 voti elettorali necessari per vincere. Un esempio? L’Ohio, dove la corsa è davvero un testa a testa, e i democratici non lo avevano previsto.
Gira un un filmato tremendo, di quelli da parental control, nel quale Donald Trump dice a una bambina di 10 anni “fra 10 anni ti chiederò di uscire”. E l'indignazione delle femmine per bene viene rappresentata niente meno che dalla first lady Michelle Obama che ha rivolto un accorato appello alle donne americane perché non votino il tremendo predatore sessuale di cui sopra.
Ora pare che il discorso della first Lady, figura che un tempo avrebbe mantenuto un sano basso profilo, sia considerato un momento di altissima politica dai giornali americani, una potente messa in stato d'accusa. Pezzo forte frasi del genere “non crediate che la competizione sia importante, che il successo di uno sia il fallimento di un altro”, che suonano anche bene, e chissà quanto ci ha sudato il ghostwriter,ma la prima parte del periodo contiene la negazione del sistema fondativo degli Stati Uniti, la seconda invece sfida la logica perché vaglielo a spiegare a uno che ha perso che non è un fallimento e che quello dell'altro non è un successo. Misteri del politically correct di cui la coppia Obama è imperatrice e imperatore insuperati.
MICHELLE OBAMA HILLARY CLINTON
Certo, si stanno dando un gran da fare in quest'ultima parte della campagna elettorale, mai visto la Casa Bianca così platealmente coinvolta, e spesso senza tema di faccia tosta, visto che Barack Obama ha tenuto un discorso sul l’ impazzimento dei media ormai preda di scandali e manipolazione dell'opinione pubblica nel quale rimpiange l'epoca felice in cui c'erano tre canali televisivi sempre preoccupati di dare le notizie prima delle opinioni; discorso un po' arcaico ma in parte condivisibile soprattutto nel casino del 2016, ma lo ha incredibilmente fatto solo per criticare i giornali della destra schierati con Trump.
Ora pare che il tasso di stress del voto dell’ 8 novembre prossimo sia altissimo e che abbia colpito più della metà degli americani di qualunque fede politica. La American psychological Association, fresca di studi durati dieci anni ,su che cosa colpisca di più gli americani spiega che lavoro, denaro e tenuta dell'economia sono le tre preoccupazioni in cima alla lista storicamente, ma pare che quest'anno le elezioni siano passate in testa. Sono in ansia il 60 per cento dei democratici e il 55 dei repubblicani.
Un sondaggio della Harris Polls condotto in agosto rivela che la preoccupazione è alta tra gli anziani e tra i ragazzi, i millennials, scende fra i trentenni, la Generazione X, torna ad aumentare tra i boomers; nel tasso alto di ansia di quest'anno hanno un ruolo principale le caratteristiche personali dei due candidati e il paragone che viene tentato e con la candidatura di Barry Goldwater quando a stravincere fu Lyndon Johnson.
il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 9
Ma quest'anno tutti e due i candidati inquietano, così come a preoccupare i cittadini è il tenore delle campagne troppo negative e accusatorie come non era mai accaduto nella storia moderna. Gli esseri umani, spiega candidamente il capo della ricerca, Lynn Bufka, amano l'armonia. Ma va’.
Grande stress anche tra i capi di alcune comunità religiose, in testa cattolici ed evangelici, che ieri hanno partorito tutti assieme una dichiarazione contro Hillary Clinton per via di alcune rivelazioni in una mail resa nota da Wikileaks. Decine di esponenti hanno espresso così il loro oltraggio per “la retorica dubbia e calunniante usata da alcune persone che fanno parte della campagna Clinton”. Andò così.
Una mail del 2011 tra l'attuale capo della campagna, John Podesta, il direttore della comunicazione, Jennifer Palmieri, più John Halpin.esponente di un think tank liberal, il Center for American progress. Nella mail Halpin scrive che Rupert Murdoch presidente di Twentyfirst Century Fox e Robert Thompson presidente di News Corp, tutti e due cattolici, ovvero “ uno straordinario imbastardimento della fede.
Sono attratti da un pensiero ideologico, e relazioni di genere severamente arretrate, non conoscono la democrazia cristiana”. Palmieri risponde “immagino che siano convinti che sia la religione più socialmente accettabile e conservatrice dal punto di vista politico e che loro ricchi amici non capirebbero se diventassero evangelici”. Potestà non obietta e secondo i sottoscrittori della protesta dimostra così di fare ugualmente parte di tale atteggiamento “bigotto, imperdonabile, vergognoso, antiamericano”. Cattolici ed evangelici uniti chiedono perciò le scuse della Clinton per un atteggiamento definito gravemente cristofobico. Perbacco!
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Ora, capite che siamo alla follia, ma se una frase da maiale detta a un altro maschietto undici anni fa da Donald Trump è diventata scandalo infnito, con tanto di sdegno della first lady, tutto si tiene, nella follia, e oggi tocca ai preti. Perché mai dovrebbe Hillary Clinton essere responsabile delle cavolate che tre dei suoi collaboratori, nemmeno ancora in campagna elettorale per queste elezioni, hanno detto? Certo, il disprezzo per i cattolici è forte in certi ambienti americani, certo il sussiegoso e presuntuoso Podesta ne sta beccando una al giorno.
il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 7
Oggi neanche risponde, e fa dire alla Palmieri che non intendono giustificarsi sul contenuto di mail rubate e hackerate sotto la guida di Mosca nello sforzo di danneggiare la campagna democratica. Aridagli con i russi , tirare Putin in ballo così gratuitamente è azzardato, se sei lo stesso che accusa l’avversario di essere tanto incosciente e privo di esperienza diplomatica internazinale che non gli si potrebbe affidare la valigetta nucleare.
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