DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
"A Roma ci sono le chiavi del regno", parola di George Papadopoulos, già consulente del candidato Trump nel 2016, finito nei guai per la storia di spionaggio che poi avrebbe preso il nome di Russia gate. Da Roma è appena ripartito William Barr, procuratore generale di Trump, una visita molto riservata, al contrario di quella appena iniziata dal Segretario di Stato.
È arrivato infatti Mike Pompeo a Roma, e ci resta fino a venerdì mattina, tra incontri romani e incontri vaticani, una puntatina giovedì nel paesino della Maiella abruzzese, Pacentro, dal quale partirono i bisnonni, e lui ci tiene tanto da aver preteso di mantenere la dizione del suo cognome esattamente com'è, Pompeo, e non come di consuetudine Pompio, cosa non facile per gli americani
A Roma si prevedono giornate di traffico caotico e disagi per i romani, ovvero non cambia niente. Poi c'è la visita, anzi le due visite, quella ufficiale, importante è dichiarata, quella del non detto e dei problemi da risolvere, cioè la più delicata e interessante perché delle varie spy stories, tornate tanto di moda, Roma è un crocevia.
Intanto il Vaticano, che è evidentemente al centro del tentativo di ricucitura, visto che Pompeo, cattolico, vede prima Parolin, suo omologo, ma anche in udienza privata, Bergoglio, e si accrediterà sicuramente come uomo potente della ricucitura. Chissà se arrivando a San Pietro vedrà quel terribile monumento al migrante che da domenica scorsa deturpa la piazza e la vista del colonnato, ma che indica con la pesantezza adeguata la linea politica di questo papa.
mike pompeo e giuseppe conte 4
Tanto a Città del Vaticano quando a Roma Pompeo si presenta e accredita come un segretario di Stato forte come non era mai accaduto dai tempi di Bush, figurarsi nell'era Trump. Non c'è dubbio che, da ex direttore della Cia e con l’uscita di scena del Consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, che aveva in mano numerosi dossier di politica estera, ora è una star e gli affari internazionali sono tutti in mano a lui, ma proprio nell'era Trump molto potere significa anche grande rischio.
Sul tavolo degli incontri italiani con Sergio Mattarella, che va in visita ufficiale Washington a metà ottobre, con Di Maio, che in realtà si porta dietro il duo che comanda, Sequi Belloni, e naturalmente con Giuseppi, le molto enfatizzate chiacchiere sulla simpatia tra il presidente americano e il presidente del Consiglio italiano incontreranno i fatti, ovvero i disaccordi profondi su Cina, Iran, Venezuela, 5G e Huawei, contributo alla Nato, e naturalmente la Russia.
Ma occhio, parlo di Russiagate, non in questo caso della politica di Putin, ovvero parlo del desiderio abbastanza pressante di Donald Trump e rappresentato da Pompeo di sapere che ruolo abbiano svolto governo e personaggi italiani nel pezzo romano di trama contro il candidato e poi presidente americano, diventato noto col nome di Russiagate..
Molto ruota intorno al Russia gate, anche l'attuale Ucrainagate e la polemica su Biden e figlio, che dalle parti del Comitato nazionale Democratico hanno inventato per coprire le malefatte passate sulla Russia.
Sulla Cina un accordo completo è impossibile perché l'intera Europa pensa in termini di costi-benefici di breve durata e non riesce ad accettare i termini di una sfida per la leadership mondiale nei quali pensano nella Washington di Trump. Figuriamoci il nuovo governo PD 5 stelle, che alle regole dell'Europa è legato mani e piedi, con tanti saluti al progetto urgente strategico di controllo sul flusso dati delle reti.
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Stesso conflitto sulle sanzioni all'Iran, con il quale Roma intende aprire negoziati e invece Trump ha già visto bruciata questa carta del compromesso dagli Ayatollah e dalle loro bugie. Si aspetta una posizione netta italiana anche se tardiva sul Venezuela di Maduro, che piace tanto ai grillini e ai comunisti di Leu, ma non suscitano ottimismo le dichiarazioni farlocche messe in giro negli ultimi giorni da ambienti della Farnesina su quanto sia squalificato il suo avversario Guaido'. Il quale sarà anche autore di prese di potere fallite, ma rispetto al dittatore affamatore è un diamante nella roccia. Ci sono 150.mila italiani in Venezuela, difficile sostenere che stiano con Maduro.
alice martinelli da' un pezzo di parmigiano a mike pompeo e giuseppe conte la fulmina 1
Tutta da vedere infine l'evoluzione della minacciata guerra commerciale che in realtà non ha Roma come epicentro ma la Germania e i dazi imposti da questa agli Stati Uniti ai quali ora Trump si ribella minacciandoneva sua volta, così come i commerci con la Cina, di nuovo la Cina. Certo è un bel dilemma, perché guai a noi se dovesse finire male quella che oggi è ancora tra Italia e Stati Uniti una relazione felice, i cui scambi bilaterali in beni e servizi sono arrivati l’anno scorso a quasi 100 miliardi e lo stock di investimenti complessivi è di 80 miliardi.
Tutto questo richiede degli scambi ed è qui la parte riservata della visita sulla quale si può però agevolmente speculare e fare delle supposizioni utili. Può essere accaduto che Donald Trump così come ha fatto nella telefonata col presidente ucraino Zelenski, abbia chiesto a Giuseppe all'amico Conte di dargli una mano nelle indagini sull'intera storia dello spionaggio cominciata con Russia gate?
Di questa versione non troverete naturalmente alcuna traccia su giornaloni e TG italiani, tutti occupati solo a indagare sulle malefatte del presidente americano, con l' eccezione brillante di Federico Punzi su Atlantico Quotidiano, e per quel che posso della sottoscritta, che scrive queste cose da tre anni almeno.
Entrambi sosteniamo che non c'è mai stata una collusione tra la Campagna Trump e la Russia, ma al contrario una triangolazione dell’amministrazione Obama con agenzie e personaggi da Italia, Regno Unito, Australia per fabbricare lo scandalo, utilizzando potenze straniere per impedire prima l'elezione poi il governo del presidente americano; che lo stesso sta accadendo nell’ultimo caso, il cosiddetto Kievgate. Altro che procedura di impeachment.
Nei prossimi giorni tornerò più dettagliatamente a parlarvi di questo gigantesco complotto, orribile nel contenuto e nello scopo, affascinante nella forma e nella costruzione. È mia ferma convinzione che Trump sia passato al contrattacco, e che in cambio di collaborazione da chi sa toglie o promette aiuti. Con il presidente ucraino lo aveva appena fatto prima della telefonata che i democratici cercano di incriminare e alla quale si è saputo era presente Mike Pompeo.. Ora tocca a noi.
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