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PURE LA COMMISSIONE SULLE BANCHE FINISCE SBANCATA? - DI MAIO RASSICURA MATTARELLA: ''PARTIRÀ DOPO LE EUROPEE'', PER SCONGIURARE COLPI MEDIATICI A FINI ELETTORALI. QUINDI PARTIRÀ MAI? LA CASELLATI, INNESCANDO UN DIBATTITO REGOLAMENTARE, È CONVINTA DI AVERE IL POTERE DI ESCLUDERE I NOMI SGRADITI INDICATI DAI GRUPPI PARLAMENTARI. PARAGONE INCLUSO. FICO È DI PARERE OPPOSTO - TRA I LEGHISTI MALUMORI PER LA SCELTA DELL'EX PADANO

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1. BANCHE DUELLO CASELLATI-FICO - E LA LEGA SI SPACCA SU PARAGONE

Alberto Gentili per ''Il Messaggero''

GIANLUIGI PARAGONE

 

Ancora è solo un ologramma, eppure la commissione d' inchiesta sulle banche già si rivela una grana colossale. Sergio Mattarella ha promulgato la legge istitutiva accompagnandola da una lettera durissima con un monito implicito: 5Stelle e Lega non demoliscano la reputazione del sistema bancario, perché a pagarne il prezzo sarebbero in primis i risparmiatori. I presidenti di Camera e Senato, chiamati dal capo dello Stato a vigilare «sul rispetto dei limiti», già bisticciano sulla composizione. E la Lega si divide sul promesso presidente dell' organismo d' inchiesta: il senatore grillino, con passati leghisti, Gianluigi Paragone.

 

Mattarella, che ha ricevuto numerosi messaggi di apprezzamento tra cui quello del presidente emerito Giorgio Napolitano, ha suggerito per evitare danni di non nominare noti pasdaran tra i 40 componenti della Commissione. Maria Elisabetta Alberti Casellati appare determinata a seguire il consiglio del Quirinale: la presidente del Senato intende indicare nell' organismo d' inchiesta bicamerale solo e soltanto «esperti del settore che sappiano di cosa si parla e dunque siano consapevoli della delicatezza del tema trattato». In due parole: «Persone equilibrate».

di maio e paragone

 

Perché, come dice una fonte di palazzo Madama, «il sistema bancario è da tempo nel mirino, le agenzie di rating e i mercati stanno con il fucile puntato, dunque sarebbe un suicidio fare campagna elettorale screditando le nostre banche».

 

La Casellati, innescando un dibattito regolamentare, è convinta di avere il potere di escludere i nomi sgraditi indicati dai gruppi Parlamentari. Quello di Paragone incluso. Per suffragare questa tesi a palazzo Madama riportano due norme. La prima è l' articolo 2 della legge istitutiva appena promulgata dal capo dello Stato: «La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati nominati, rispettivamente, dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera, assicurando una rappresentanza proporzionale alla consistenza dei gruppi parlamentari».

giuseppe conte maria elisabetta alberti casellati sergio mattarella

 

La seconda norma è l' articolo 24 del regolamento del Senato, relativo alle commissioni speciali e bicamerali: «Il Presidente ne stabilisce la composizione e procede alla sua formazione attraverso le designazioni dei gruppi parlamentari». Insomma, secondo la Casellati, i partiti (attraverso i gruppi) indicano i nomi dei componenti, ma poi la scelta spetta al presidente di palazzo Madama.

 

IL PARERE OPPOSTO

 Non è dello stesso avviso Fico. Il presidente della Camera, grillino come Di Maio e come Di Maio tentato di cavalcare la Commissione nel solco della storica battaglia del Movimento a favore dei risparmiatori truffati dalle banche, non crede di poter stoppare i nomi proposti dai gruppi parlamentari: «Il presidente, in base al regolamento, nomina i componenti indicati e non può sceglierli arbitrariamente», sostengono nel suo entourage. Un modo cortese per dire che Fico non si metterà di traverso rispetto alle indicazioni dei partiti.

 

«Ciò però non vuol dire che il presidente non si adopererà, come ha chiesto il Quirinale, a far rispettare il perimetro della legge», aggiungono a Montecitorio.

luigi di maio giovanni tria

E qui si arriva a Paragone. Il senatore grillino nelle ultime ore, dopo essersi dichiarato in febbraio «un gilet giallo contro Bankitalia», cerca di accreditarsi come un potenziale presidente «prudente e responsabile».

 

Uno che non cerca «vendette o processi sommari» e che non trasformerebbe la commissione «in un tribunale del popolo». Il Movimento, a parte qualche mugugno, sembra compatto alle sue spalle: «Sosteniamo Paragone, dopo quello contro Minenna alla Consob non accetteremo altri veti del Quirinale. Tanto più che la competenza in questo caso è squisitamente parlamentare», dice una fonte di alto rango dei pentastellati.

 

LA GRANA NEL CARROCCIO

Anche dai vertici della Lega, che hanno già deciso di non inserire Alberto Bagnai e Claudio Borghi tra i commissari, arriva un sostanziale via libera: Matteo Salvini ha stretto un accordo con Di Maio, concedendo ai 5Stelle la presidenza. «E non importa chi ci mettono...». Ma Paragone non piace a molti leghisti. E' considerato un «guastatore».

 

GIORGETTI MATTARELLA

Di certo, ha un profilo che urta con la linea prudente scelta da Giancarlo Giorgetti, accettata (finora) da Salvini e spiegata da Giulio Centemero, tesoriere della Lega e capogruppo in commissione Finanze della Camera: «Nella bicamerale d' inchiesta indicheremo persone con la testa sulle spalle, che andranno a tutelare il sistema bancario a favore di imprese e cittadini. Se si ferma il credito, infatti, si ferma il Paese».

 

In questa situazione, di certo c' è solo che la Commissione comincerà a lavorare non prima di giugno. L' ufficio di presidenza sarà votato a metà maggio e per fissare le audizioni ci vorrà almeno un mese. Ciò significa che i 5Stelle (e la Lega) non potranno usare l' organismo d' inchiesta per fare la campagna elettorale per le elezioni europee. In molti tirano un respiro di sollievo.

 

 

2. BANCHE, DI MAIO RASSICURA MATTARELLA "LA COMMISSIONE PARTE DOPO IL VOTO"

Ilario Lombardo per ''la Stampa''

 

C' è stato un momento in cui, davvero, il presidente della Repubblica è stato tentato dal non promulgare la legge che istituisce la commissione bicamerale di inchiesta sulle banche. Terrorizzato dal tempismo, Sergio Mattarella non vuole permettere che l' organismo parlamentare si trasformi in un tribunale mediatico azionato in piena campagna elettorale per gettare nel falò della propaganda il sistema finanziario italiano.

 

goofy 7 alberto bagnai claudio borghi

Alla fine, però, la firma alla legge è arrivata. Ma solo dopo le rassicurazioni giunte dai vicepremier di M5S e Lega Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Maggiormente coinvolto nella scelta, il leader grillino a ha offerto a garanzia il calendario. Come spiegato ai suoi collaboratori, è del tutto improbabile che la commissione possa partire prima del voto europeo. In questo modo Mattarella può tirare un sospiro di sollievo, perché la bomba elettorale sarebbe disinnescata, e il M5S potrà insistere ancora un po' sul nome di Gianluigi Paragone alla presidenza, per non sembrare di aver ceduto ancora una volta rispetto alle rivoluziona annunciata.

 

Un compromesso, si direbbe, di purissima tattica dilatoria che accontenta tutti, così come è avvenuto per la riconferma del vicedirettore di Bankitalia Luigi Federico Signorini.

La legge deve ancora finire in Gazzetta Ufficiale. Passati quindici giorni, i capigruppo dei vari partiti possono proporre i propri membri per la commissione. Ma non c' è una tagliola. Dunque un partito, magari il Pd, magari Forza Italia, può prendersi tutto il tempo che vuole, anche un mese, prima di consegnare i nomi. Giorno più giorno meno saranno passati due mesi e il parlamento si sarà lasciato alle spalle le elezioni del 26 maggio.

borghi salvini bagnai

 

Dopo, tutto sarà diverso. Il clima più disteso, il teatro della politica spoglio delle sue urgenze elettorali. A quel punto si potrebbe anche ragionare sul profilo più adatto e condiviso per guidare la commissione che intende fare luce sulle crisi del risparmio degli ultimi anni e accertare le eventuali responsabilità politiche. Paragone vuole fare il pre sidente. Al punto che sta facendo di tutto per mostrare il suo volto più pacifico. I toni sono lontani da quelli del giornalista che nella sua Gabbia , su La7, processava le banche centrali e i banchieri. «Perché non dovrei farlo io il presidente?

 

- confida lui - Un conto è fare il giornalista di inchiesta, un altro il presidente della commissione banche...». Come a dire che addosso avrà il vestito buono del senatore e dell' istituzion e che rappresenta. Basterà?

Molto dipenderà dal ruolo che si ritaglieranno i presidenti di Camera e Senato. A Roberto Fico e a Maria Alberta Casellati, Mattarella ha chiesto di vigilare.

 

fico di maio

E loro hanno assicurato di voler fare leva sulle proprie prerogative per scongiurare un uso distorto e strumentale della commissione. A partire dal nome del presidente. Serve «una figura autorevole», sostengono entrambi. Casellati si è spinta oltre e su Repubblica ha consigliato di affidarsi a esperti di banche ed economia. Cosa che, nelle sue argomentazioni, taglierebbe fuori Paragone. Per il momento Fico si muove a fari spenti, pronto eventualmente a esercitare la propria moral suasion sul M5S e su Di Maio. Qualcuno, anche dal Colle, sussurra che non sarebbe male cercare un profilo di garanzia tra le opposizioni, un po' come fece proprio quando la scelta per il Senato cadde su Casellati. Ma, come si è capito, nessuno ha fretta.