MALGRADO IL PD, A ROMA ARRIVA MÜLLER, CHE GIÀ RILASCIA INTERVISTE DA DIRETTORE, PERÒ DI NASCOSTO, NON SI DEVE DIRE: RONDI SI È INCOLLATO ALLA POLTRONA FINO ALLA SCADENZA DEL MANDATO (GIUGNO 2012) PUR SENZA POTERI: NON PUÒ RINOMINARE LA DETASSIS – IL PIANO DI ALEDANNO: AZZERARE LO STAFF DEL FESTIVAL, E PREPARARE PER TEMPO IL NUOVO ASSETTO FINANZIARIO E ARTISTICO. IN MODO DA SFRUTTARE ANCHE A FINI ELETTORALI (NEL 2013 SI VOTA) LA RIFONDAZIONE DEL FESTIVAL…

Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Classica soluzione all'italiana, un po' pasticciata e ipocrita, diciamo bizantina e salva-forma, per il Festival del cinema di Roma. Il presidente novantenne Gian Luigi Rondi resta in carica fino a giugno ma non rinnova il mandato alla direttrice Piera Detassis, che "scade" giusto oggi, 31 dicembre; in compenso tra sei mesi il nuovo cda, guidato dal presidente scelto dal sindaco, nominerà direttore Marco Müller, il quale sin dai prossimi giorni, sottotraccia, potrà dedicarsi alla settima edizione.

Chi ha vinto e chi ha perso? Dipende dai punti di vista. Per come s'erano messe le cose, dopo le incaute mosse del duo Alemanno & Polverini, decisi ad affidare con un blitz la kermesse capitolina all'ex timoniere della Mostra veneziana che continua a non definirsi un "Brenno", c'era il rischio di un terremoto tutto politico, tra impuntature, prove di forza e spaccature. Anche per questo il sindaco e l'assessore Gasperini hanno voluto incontrare ieri mattina il presidente Rondi: per rassicurarlo sull'immediato futuro, mettere fine alla ridda di voci e preparare una transizione morbida.

Ma il disegno resta chiaro. Alemanno vuole azzerare lo staff del Festival, a partire dal direttore generale Francesca Via e del responsabile marketing Stefano Micucci, e preparare per tempo il nuovo assetto finanziario e artistico. In modo da sfruttare anche a fini elettorali (nel 2013 si vota) la rifondazione della manifestazione che fu creata nel 2006 da Veltroni e Bettini.

Si spiegano così le parole concilianti. «Nessuno toccherà Rondi, nessuno lo mette in discussione. Del resto, sono stato io a nominarlo presidente del Festival. Tra noi c'è stato uno scambio di vedute molto pacato. L'unica certezza è che rimarrà al suo posto fino alla scadenza del mandato» rassicura il sindaco. Secondo il quale «tutto ciò che è uscito sui giornali sono indiscrezioni e anticipazioni: non esiste nessuna decisione, solo ipotesi su cui si sta lavorando e ragionando». Vabbè. Fingiamo di credergli.

Intanto il 13 gennaio si riunirà l'assemblea dei soci fondatori, da non confondere col cda presieduto da Rondi, e di sicuro qualche indicazione, per quanto generica, dovrà uscire. Non si può congelare per sei mesi la vita del Festival, puntando su un presidente di fatto dimezzato e senza poteri. Sempre che non si voglia porre subito mano alle questioni del bilancio: mancano all'appello 1 milione e 300 mila euro, ma è anche vero che la Regione deve versare un arretrato di oltre 2 milioni.

Pure Rondi sdrammatizza. «Un incontro simpatico e chiarificatore» lo definisce. Resta il fatto che Alemanno gli ha ribadito l'intenzione di cambiare tutto. «Il sindaco mi ha detto: "Noi rispettiamo le sue idee, lei rispetti le nostre". Quindi non mi dimetto, ma, proprio per non entrare il polemica con lui e con parte dei soci, non nominerò il nuovo direttore. Sia chiaro, non ho nulla contro Müller, a parte certe sue affermazioni antipatiche sul Festival, ma non trovo proprio motivi per preferirlo alla Detassis, che resta la mia candidata ideale».

Insomma, arriva Müller, che già rilascia interviste da direttore, però di nascosto, non si deve dire. Nondimeno sei mesi sono tanti in Italia: può succedere di tutto. La riconferma a sorpresa di Baratta alla Biennale docet.

 

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