DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Giuseppe Colombo e Serenella Mattera per “la Repubblica”
Questa è la storia di un fallimento sfiorato. Quattro settimane di improvvisazione ed errori sufficienti ad allarmare le massime strutture tecniche del Paese, alle prese con una macchina politica inceppata e con lo spettro dell'esercizio provvisorio. Giorni di preoccupazione per la burocrazia del Tesoro, gli esperti della Ragioneria, gli uffici delle Camere e i vertici istituzionali. Senza dimenticare Bankitalia, sfregiata dall'accusa di partigianeria. È la storia della manovra al tempo della nuova destra di governo.
Ministero dell'Economia, pochi giorni fa. Nel cuore dell'ufficio legislativo una casella mail trilla senza sosta. Fino a mille messaggi in un giorno. Succede così, quando arriva il momento della verità sulla manovra. Almeno dieci esperti filtrano, scartano, dimenticano il sonno. Devono produrre pareri senza i quali la commissione Bilancio è bloccata, la finanziaria paralizzata. Qualcosa si inceppa, la maggioranza va nel panico. […]
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
I vertici del Mef sono tutti nuovi: nuovo ovviamente il ministro, nuovo il capo ufficio coordinamento del legislativo Economia Daria Perrotta, il capo di gabinetto del ministero Stefano Varone, il capo dell'ufficio legislativo Finanze Umberto Maiello. Tutte figure autorevoli e di esperienza, ma comunque alle prese con una macchina infernale, senza un minuto per poterla rodare.
Non a caso Mario Draghi, durante il passaggio di consegne e su input di Daniele Franco, aveva consegnato a Giorgia Meloni un ragionamento che suonava così: «Avrai poco tempo per la manovra. Il mio consiglio è di toccare poco all'Economia, posticipando le scelte all'inizio del 2023».
Va assai diversamente. E la miscela diventa esplosiva. E non solo per il Tesoro, o per la scelta di Giancarlo Giorgetti di costruire un asse con Meloni, centralizzando al massimo le decisioni. Manca del tutto un filtro politico.
Palazzo Chigi latita, tirandosi fuori dalla mediazione. E sono i dettagli a mostrare dove tutto si incaglia. I relatori di maggioranza, che sono tre, litigano a giorni alterni, fino al pasticcio del condono fiscale. Manca esperienza anche in commissione Bilancio, con diversi membri al primo incarico. Il presidente, l'azzurro Giuseppe Mangialavori, confonde il regolamento sostenendo di voler dare la parola solo ai firmatari degli emendamenti, subito corretto dai funzionari.
GIORGIA MELONI E LA MANOVRA -VIGNETTA ALTAN
E il viceministro Maurizio Leo, uomo di fiducia della premier, non mette quasi piede in Bilancio. Soffrono tutti, soffre anche la Ragioneria: senza i pareri dell'Economia sulle proposte emendative, rallenta anche chi fa di conto sulle finanze dello Stato.
Due fotogrammi diventano simbolo di una disfatta. La prima ritrae alcuni capi di gabinetto costretti a girare per i corridoi piegati dal peso di quattro o cinque faldoni: emendamenti dei relatori, tre mega cartelle con le proposte emendative del governo, emendamenti dei gruppi.
L'altro fermo immagine è della commissione Bilancio, tre sere fa: per ore i deputati discutono del più e del meno, ingannano il tempo mentre in una saletta accanto il capo del legislativo del Mef, Daria Perrotta, attraversa la notte assieme al sottosegretario Federico Freni e al ministro ai Rapporti col Parlamento Luca Ciriani cercando di sedare le forze politiche. Ha il compito impossibile di accontentare i gruppi, perché Giorgetti ha destinato a interventi governativi una porzione delle risorse riservate ai parlamentari.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Anche i funzionari di Montecitorio vengono lasciati al buio. La pressione sui tecnici della commissione - guidati da Renato Somma, un funzionario stimato dall'intero arco parlamentare - è fortissima. La richiesta politica di dare ammissibilità a ciò che fatica ad essere vidimato crea frizioni. […]
Domina la pulsione anti-tecnica della destra al potere. Non soltanto per gli affondi contro Bankitalia, rea di aver indicato nella norma sul Pos uno dei punti deboli della manovra (infatti puntualmente ritirata). Ma anche per la battaglia sul Pnrr, con l'idea di ritoccare la struttura tecnica guidata da Carmine Di Nuzzo al Mef.
roberto garofoli mario draghi giorgia meloni alfredo mantovano
Incide la guerriglia ingaggiata da Fratelli d'Italia contro il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera: Meloni vuole sostituirlo, Giorgetti finora ha resistito, ma si avvicina il momento della verità. L'alto dirigente ha continuato a fornire il massimo supporto per questa finanziaria. Ma, raccontano, con il garbo di chi non vuole dare l'impressione di accentrare troppo scelte che Palazzo Chigi preferirebbe sottrargli. […]
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti MARIO DRAGHI - ROBERTO GAROFOLI - GIORGIA MELONIMARIO DRAGHI E GIORGIA MELONIgiancarlo giorgetti giorgia meloni
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