DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Rocco Cotroneo per il “Corriere della Sera”
Quando i diplomatici stranieri a Brasilia si vedono arrivare a feste e cerimonie i politici locali accompagnati da ragazze di quarant' anni più giovani non possono che abbozzare («qui è così») ed evitare di pensar male.
Qui si usa. Ma se Michel Temer, 75 anni suonati, tre figli sopra i quaranta, diventerà presidente del Brasile al posto dell' irriducibile single Dilma, la figura di Marcela Tedeschi Araujo, la nuova «primeira dama», non passerà inosservata.
Lei di anni ne ha 32, e ne aveva solo 19 quando si innamorò perdutamente dell' allora presidente della Camera, al punto da tatuare il suo nome sulla nuca. «Michel Temer», nome e cognome.
Aveva appena vinto un concorso di bellezza nella sua città natale Paulinia, provincia di San Paolo, quasi tutti discendenti di italiani, e fatto il possibile per farsi presentare quel politico tracagnotto, arrivato a tagliare qualche nastro. Passione e matrimonio immediato.
Marcela divenne nota però soltanto nel 2011, quando apparve alle spalle del marito all' insediamento di Dilma Rousseff. Alta qualche spanna più di lui, dritta e solenne come un corazziere. Un coro nei social network, feroci in Brasile: «no, non è la nipote!». Ora i due hanno un figlio, Michelzinho, e ne aspettano un secondo.
Della flessibilità brasiliana - in politica così come nella vita privata - Temer in effetti è un campione nato. «Questo impeachment non ha alcun fondamento, né politico né giuridico», tuonò poche settimane fa, e tutti gli credettero.
Primo perché Temer è un noto costituzionalista, e suo è il libro di testo più usato nelle facoltà di Legge; poi perché il vicepresidente, per definizione, dovrebbe essere la spalla più fedele di un leader, essendo stato eletto insieme, in un ticket unico.
Ora che ha cambiato idea, è diventato il bersaglio, l' uomo da abbattere del fronte che tenta disperatamente di salvare Dilma Rousseff. La presidente lo ha definito pubblicamente «traditore» e «complottista», figuriamoci cosa Temer si sentirà urlare nelle piazze del Brasile o quando si presenterà con la fascia verde-oro.
Negli ultimi giorni è sparito di circolazione, cercando il basso profilo mentre si consuma lo psicodramma nazionale che lo porterà al potere. Ma qualcuno gli ha giocato un brutto scherzo, facendo circolare la foto che lo riprende, contento come un bambino, davanti alla Tv mentre i deputati snocciolano la condanna alla Rousseff.
Di solito è formale, discreto, enigmatico. La faccia del maggiordomo in un film giallo, ha scritto ieri il quotidiano O Globo . Sono un vice decorativo, disse di sé tempo fa. Mai un segnale pubblico di voler arrivare ancora più in alto, fino a quando la possibilità di diventare presidente gli è stata servita dagli eventi, su un piatto d' argento.
Un altro «leak» maligno, in forma di audio, era circolato nei giorni scorsi. In esso Temer spiegava come sarà il suo discorso di insediamento, come intende ricostruire il Brasile dalle macerie lasciate dal ticket di cui fa parte. Mancavano ancora molti giorni alla seduta della Camera. Pessima figura, ma nessun effetto concreto.
Lui si è giustificato spiegando di non saper usare bene WhatsApp, di aver mandato per sbaglio l' audio. O forse l' ha fatto apposta. Nulla è meglio per vincere che mostrarsi già vincitore.
Ora per Michel Temer cominciano le vere difficoltà. Il personaggio non è popolare, la maggioranza dei brasiliani vorrebbe un impeachment anche per lui. Non avrebbe la minima speranza di vincere una elezione nelle urne. Ma l' odio verso Dilma Rousseff e il Pt - e ne sono esempio quelle quattro ore di litanie nella seduta della Camera - è talmente intenso che il piccolo Temer, l' usurpatore, parte già da statista.
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