DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
1.DAGONOTA
Ultime dal Giglio Magico. Tra i vari nomi che circolano per la poltrona di direttore generale della Rai (da arricchire di poteri con la riforma) il più forte è quello di Antonio Campo Dell’Orto.
L’ex fondatore di Mtv Italia è molto ascoltato dal premier cazzaro e pare abbia presentato un sacco di progetti. Ma non si esclude neppure un colpo totalmente a sorpresa, un uomo (o una donna), da tirare fuori all’ultimo momento e tenuto assolutamente nascosto. Anche al Giglio Magico.
2. RIVINCITA DI GASPARRI. MATTEO USA LA SUA LEGGE PER PAPPARSI I VERTICI RAI
Paolo Bracalini per “il Giornale”
Sulla legge Gasparri ne aveva dette di tutti i colori («La Rai è un luogo di cultura, non può essere governata da una legge che porta il nome di Gasparri»), ma alla fine Renzi, dopo le promesse sull'imminente riforma della tv pubblica, dà l'ok a nominare i nuovi vertici con la vecchia norma. L'atteso annuncio arriva dall'azionista di Viale Mazzini, il ministro del Tesoro, con una lettera all'organo designato per rinnovare il Cda Rai: «Sono a chiederle - scrive Padoan al grillino Fico, numero uno della Vigilanza - di voler cominciare le designazioni di spettanza della commissione, al fine di procedere quanto prima al rinnovo dell'organo amministrativo della società».
Ma Renzi non doveva chiudere in gran fretta la rivoluzione della governance Rai? In realtà, anche grazie all'opera di persuasione fatta sul premier dal deputato Anzaldi, capo dei piddini in Vigilanza molto ascoltato dal segretario, Renzi si è convinto che la strada della riforma era diventata impercorribile in tempi brevi, mentre la soluzione del decreto legge (con quale urgenza costituzionale?) sarebbe stata troppo delicata.
Il tutto con un Cda Rai già scaduto da maggio, ma che in regime di proroga - coi top manager che si guardano attorno per nuove sistemazioni - gestisce 3 miliardi di euro di budget pubblico. L'unica soluzione in tempi ragionevoli era quella di procedere con la vecchia legge, e nel frattempo mandare avanti la riforma. Anche perché - pure questo è stato opportunamente segnalato a Renzi - la Gasparri offre indiscutibili vantaggi proprio al leader del Pd. La legge prevede nove consiglieri, di cui sette votati dalla commissione parlamentare dove il Pd ha la maggioranza, gli altri due indicati dal Tesoro (cioè dal governo Renzi).
Significa, tradotto nel Manuale Cencelli, che il Pd può puntare a prendersi quattro consiglieri del Cda (ma alcuni dicono cinque), più i due nominati da Padoan. Sei (o sette) su nove, una Rai blindatissima dal Pd, un monocolore televisivo (gli altri consiglieri dovrebbero essere divisi tra centrodestra e M5S).
La versione di Renzi (già diffusa dal sottosegretario Giacomelli) sarà che il Parlamento ha messo i bastoni tra le ruote, e per non lasciare la Rai nell'immobilismo si è dovuto, a malincuore, usare la Gasparri... Col tetto agli stipendi, solo parzialmente aggirabile dal trucco dei bond, non sarà semplice strappare manager da banche o altri network tv. Per cui, oltre ai nomi che girano da tempo (Campo Dall'Orto, Bernabè, Novari), si vocifera anche di promozioni interne, o di manager già nel giro delle aziende pubbliche (Todini, Bassanini). Intanto, si gode la rivincita il senatore Gasparri, che su Twitter sfotte Renzi: «Bravo, hai cambiato verso».
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