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MARIANO CONTRO FRANKENSTEIN (VINCE FRANKENSTEIN) - RAJOY SFIDUCIATO, IL SOCIALISTA SANCHEZ PER 10 VOTI SU 350 GLI SOFFIA IL POSTO. E PER PRIMA COSA GARANTISCE ‘IL RISPETTO DEGLI IMPEGNI CON L’EUROPA’, CASOMAI AI MERCATI VENISSE IN MENTE UNA BELLA SHITSTORM PURE SU MADRID - LO SCONFITTO: IL VOSTRO È UN GOVERNO PERICOLOSO, FRANKENSTEIN. IN EFFETTI SANCHEZ HA SOLO 85 DEPUTATI, GLI ALTRI LO HANNO VOTATO SOLO PER LO SCANDALO CORRUZIONE DEL PARTIDO POPULAR
(ANSA) - Il Congresso dei deputati spagnolo ha sfiduciato il premier conservatore Mariano Rajoy, raggiungendo i 176 voti necessari su 350, secondo il conteggio in diretta della tv pubblica Tve. Il leader socialista Pedro Sanchez diventa automaticamente il nuovo capo del governo di Madrid.
La presidente del Congresso Ana Pastor ha annunciato che la mozione di sfiducia ha ottenuto 180 voti a favore, 169 contrari e 1 astensione. Pastor ha detto che comunicherà a re Felipe VI il risultato del voto e che "il candidato Pedro Sanchez ha ottenuto l'investitura della fiducia della camera".
(ANSA) - Subito dopo l'annuncio del risultato del voto sulla mozione si sfiducia, il premier spagnolo uscente Mariano Rajoy si è avvicinato nell'aula del Congresso al suo successore Pedro Sanchez stringendogli la mano e congratulandosi. Rajoy subito dopo ha lasciato l'aula senza fare dichiarazioni.
(ANSA) - Il premier uscente spagnolo Mariano Rajoy in un breve intervento dalla tribuna del Congresso poco prima del voto della sfiducia si è congratulato con il leader socialista Pedro Sanchez, che diventerà il nuovo capo del governo: "da democratico accetterò il risultato del voto". Rajoy ha detto che "è stato un onore essere presidente del governo, e avere lasciato una Spagna migliore".
(ANSA) - Il leader socialista Pedro Sanchez, che dopo l'imminente voto di sfiducia a Mariano Rajoy diventerà il nuovo capo del governo spagnolo, ha detto davanti al Congresso che il suo esecutivo garantirà il rispetto degli impegni presi con l'Europa e la stabilità.
(ANSA) - Il nuovo governo spagnolo che formerà il leader socialista Pedro Sanchez seguirà "il modello di quello di José Luis Zapatero": lo ha affermato aprendo l'ultima parte del dibattito sulla mozione di sfiducia al premier conservatore Mariano Rajoy la capogruppo socialista Margarita Robles. Robles ha denunciato l'assenza in aula di Rajoy, che ha accusato di "mancare di rispetto" al parlamento.
Francesco Olivo per la Stampa
Mariano Rajoy ha scoperto ieri cosa significa governare in minoranza: le opposizioni si mettono insieme per un solo giorno e cambiano in un attimo il premier. Al congresso dei deputati di Madrid si vota stamattina e l’esito appare scontato: il capo socialista Pedro Sanchez diventerà capo del governo, con il via libera, abbastanza clamoroso, degli indipendentisti catalani, che tornano a fare politica a Madrid. La Spagna si ritrova così all’improvviso con una situazione di instabilità (Sanchez ha solo 85 deputati su 350) che preoccupa, va da sé, i mercati. La mozione di censura contro uno dei leader più longevi d’Europa ha raccolto tutti gli appoggi necessari e Rajoy a mezzogiorno e mezza potrebbe ritrovarsi capo dell’opposizione.
La proverbiale arte di Don Mariano, la resistenza infinita, stavolta sembra non aver pagato. A farlo cadere è stata una sentenza (di primo grado): il Partito popolare è stato finanziato per anni da un’organizzazione corrotta che si aggiudicava appalti a Madrid e Valencia e in cambio versava milioni nelle casse del Pp. Il tesoriere Barcenas si è preso 33 anni di carcere, ma è lo stesso partito a esser stato condannato dai giudici.
Grazie ai soldi della «trama Gurtel» i dirigenti popolari si sarebbero assegnati uno stipendio parallelo. Insomma, l’affare va al di là delle ruberie nelle gare d’appalto in Comuni di provincia e l’opposizione ne ha approfittato per assediare la Moncloa: «Siamo governati da delinquenti», ha dichiarato il leader di Podemos Pablo Iglesias. L’analisi di Rajoy è stata in pieno stile «Mariano»: zero autocritica e spalle larghe. Ma la parola d’ordine di sempre, «casi isolati», stavolta non è bastata.
La bomba atomica
Pedro Sanchez, il segretario socialista, ha taciuto per un giorno, «aspettavo di sentire le sue scuse al Paese», ha dichiarato ieri, e poi ha sganciato la bomba atomica: mozione di censura. Per riuscirci serviva mettere d’accordo partiti diversissimi tra loro, dagli indipendentisti catalani, gli autonomisti baschi e i post indignados di Podemos, «una coalizione Frankenstein», ha ironizzato Rajoy, che però ieri è diventata una coalizione che ha consentito un inedito ribaltone (pienamente costituzionale).
Il primo tempo del dibattito parlamentare è andato in scena ieri. Rajoy si è presentato con lo stile del deputato navigato di sempre, puntuto, a tratti ironico, finto rilassato («Per me è una seduta molto piacevole»). I colpi di Sanchez non lo hanno demolito nella dialettica, ma hanno convinto i pochi indecisi a dargli la spallata definitiva. Il ruolo più complicato è toccato al Partito nazionalista basco, una formazione moderata, che solo una settimana fa aveva consentito a Rajoy l’approvazione della Finanziaria.
I cinque deputati autonomisti non se la sono sentita di tornare nella patria basca con la medaglia scomoda di salvatori di una destra poco amata (eufemismo) da quelle parti e oggi diranno sì a Sanchez. C’è ancora un modo per fermare il ribaltone iberico: le dimissioni di Rajoy. Ieri l’hanno chiesto tutti, a partire da Sanchez: «Si dimetta e fermiamo la mozione». Il leader di Ciudadanos, la formazione liberale, diventata nazionalista, ha proposto un patto al premier: «Lei convochi subito elezioni e si dimetta, così si eviterebbe di far decidere Puigdemont».
pablo iglesias e irene montero
Lui non ha ceduto e va alla conta: «Quello del Psoe sarà un governo pericoloso». I suoi dicono che non vede l’ora di fare il capo dell’opposizione a Frankenstein. In pochi, nei corridoi del Congresso, ci credono.
la villa di pablo iglesias
la casa di pablo iglesias
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