LA BONINO SBOTTA PER I FOULARD “DIPLOMATICI” - MARINA PREMIER? MEGLIO DI NO, HA LA LACRIMA FACILE

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A cura di Gianluca Di Feo e Primo De Nicola per "l'Espresso"

1 - L'AFGHANISTAN PUÃ’ ASPETTARE
G. Fed. - «Il 12 agosto visiterò le truppe italiane in Afghanistan». Quando a fine luglio Enrico Letta ha pronunciato queste parole, alcuni dei suoi consiglieri hanno sgranato gli occhi per la sorpresa. Era la prima volta che un presidente del Consiglio anticipava una missione in una zona considerata ad "alto rischio". Solitamente i viaggi di ministri o cariche istituzionali in Afghanistan vengono tenuti segreti.

Anche i giornalisti al seguito sono invitati a mantenere il massimo riserbo, almeno fino all'arrivo a destinazione. Una precauzione che viene adottata anche all'estero, dal presidente degli Stati Uniti in giù. Il motivo è ovvio: evitare di facilitare il compito a eventuali terroristi.

E forse non è un caso che il viaggio di Letta al fronte, alla fine, sia saltato. Da palazzo Chigi è stato genericamente spiegato che la visita al contingente italiano di stanza a Kabul ed Herat è stata rinviata per «motivi di sicurezza». Nelle ultime settimane il clima nel Paese è effettivamente tornato incandescente, come dimostra l'attentato al consolato indiano di Jalalabad City. Ma il sospetto è che la pubblica dichiarazione del premier abbia contribuito non poco alla decisione di annullare la visita.

2 - MEGLIO IL VINO DEI FOULARD
G. Fed. - «Basta, non se ne può più!». Sette agosto, Palazzo Chigi. Sono da poco passate le 11 del mattino quando Emma Bonino, nel bel mezzo della prima riunione del Comitato per la presidenza italiana dell'Unione europea, sbotta. A mandare su tutte le furie il ministro degli Esteri è niente meno che l'idea di donare cravatte e foulard ai capi di Stato e di governo. Prodotti del made in Italy, "griffati" con il logo della presidenza italiana da regalare in occasione degli eventi ufficiali.

Una tradizione ormai consolidata, ma certamente non un'idea originale. Cosa che la Bonino - che di foulard deve averne collezionati parecchi - non manca di sottolineare: «Ma lo sapete che non se li mette mai nessuno!?», ha urlato ai colleghi e ai pochi, imbarazzati, diplomatici presenti. È stato Enrico Letta a cercare la mediazione: «Che ne dite di prodotti enogastronomici?», ha buttato là il premier. Ne è nata una discussione e alla fine si è deciso di rinviare. Ma la posizione della Bonino è chiara: meglio tarallucci e vino che le solite sciarpette.

3 - CON MARINA NON SI VINCE...
M.Br. - Marina si, Marina no. Secondo i sondaggi di gradimento commissionati dal Cavaliere, la primogenita non garantirebbe il successo in caso di elezioni anticipate. Una campagna improntata sulla successione non troverebbe il consenso della maggioranza degli elettori di centrodestra. Che, altresì, vorrebbero ancora Silvio Berlusconi nel simbolo di Forza Italia e alla guida del partito.

Marina ha annunciato che non intende affatto scendere in lizza e il padre non è al momento propenso a fare un passo indietro neppure di fronte all'ipotesi degli arresti domiciliari. Di certo la campagna di Forza Italia prevede esclusivamente il riferimento a Silvio e Marina potrebbe, condizionale d'obbligo, essere solo un'opzione di lista come sostenuta da molti parlamentari dell'ormai defunto Popolo della Libertà. E anche il Cavaliere sa bene che, senza il suo cognome come traino, il calo di voti diventerebbe una tragica realtà. Quindi tutto come prima, ineleggibile o meno resta lui la chance per la vittoria.

4 - ...E HA LE LACRIME FACILI
G. Fed. - Contro la candidatura della primogenita del Cavaliere ci sono anche le valutazioni di alcuni degli intimi di Arcore. Che non ritengono abbia le attitudini per guidare la rediviva Forza Italia. Non solo per la ben nota timidezza che in questi anni l'ha tenuta lontana dai riflettori, come dimostrano le rare quanto fugaci apparizioni tv.

C'è un episodio che meglio di altri descrive la fragilità del personaggio. Nell'agosto 2009, la sorellastra Barbara fece capire in un'intervista di ambire ad un ruolo nella casa editrice di famiglia. E la reazione di Marina fu ben lontana da quella che ci si aspetta da un manager tosto e navigato: «Pianse per ore. Non voleva nemmeno festeggiare il suo imminente compleanno», racconta una fonte che visse quelle ore concitate. Come scrisse l'Economist del padre: "Unfit to lead".

5 - PODESTÀ ABBATTE GLI ALBERI
Cortocircuito in Provincia di Milano, l'ente amministrato da Guido Podestà. Mentre il presidente pidiellino spinge per il collegamento autostradale che collegherà Milano a Brescia, i lavori della Brebemi cancellano il parco della tenuta di Villa Invernizzi di Rodano. Perché se un'autostrada incontra una dimora storica sul suo tracciato, in Lombardia per far posto all'asfalto si tagliano gli alberi dello storico parco da 4mila ettari.

Peccato che è la stessa amministrazione provinciale che promuove le sue bellezze: «Una grande proprietà condotta a parco con imponenti filari di pioppi cipressino e aree boscate, alternate a fontanili e corsi d'acqua, dove scorazza in semilibertà un piccolo nucleo di daini. La tenuta è inserita in un grande ambito a Parco naturale». Qualcuno avvisi la Provincia del nuovo paesaggio di quattro corsie, barriere acustiche e svincoli in costruzione. M. S.

6 - IL PRIMO INDAGATO
G.Tiz. - Proprio nei giorni in cui in Parlamento si discuteva di voti comprati, la procura antimafia di Catanzaro ha chiesto l'arresto di Piero Aiello, senatore del Pdl e ex assessore regionale della giunta di Giuseppe Scopelliti. Manette negate dal giudice, ma resta il primo politico nazionale di questa legislatura a finire sotto inchiesta per questioni di mafia. Una vicenda che avrebbe dovuto stimolare i lavori delle Camere e della commissione sul voto di scambio, che tuttavia è ancora intrappolato nella rete delle logiche del do ut des tra i partiti della maggioranza.

7 - ALFANO JR RISCHIA IL POSTO
P. M. - Non c'è pace per Alessandro Alfano: il fratello del ministro dell'Interno, in carriera ha accumulato incarichi da ministeri e aziende pubbliche in Sicilia, partendo dal predellino di responsabile della Compagnia delle Opere per Agrigento. Ora rischia di perdere anche l'ultimo posto di lavoro, quello di segretario ad Unioncamere Sicilia.

Alfano junior era finito al centro di una serie di inchieste giudiziarie, tra cui quella per il concorso di segretario generale alla Camera di Commercio di Trapani del 2010, quando con largo anticipo si diffuse la voce che avrebbe vinto lui. Dopo la nomina aveva abbandonato quella poltrona. Ad inchiesta archiviata, Alfano ci ha riprovato: tutto inutile, con una delibera di maggio di quest'anno, la Camera di Commercio ha rispedito al mittente la sua richiesta di reintegro.

Alfano junior è stato per anni il braccio politico di Giuseppe Pace, presidente della Camera di Commercio di Trapani, un piccolo universo di consulenze per parenti e amici di politici e notabili locali. Tra Alfano e Pace gli investigatori hanno monitorato anche uno strano giro di auto di lusso, con Alfano che comprava per pochi euro fuoriserie rivendute al suo "presidente" Pace a prezzi monstre.

8 - REGIONE CALABRIA, RIMBORSI TOP SECRET
Cl. P. - Il "caso Fiorito" non sembra aver turbato i politici calabresi, impassibili anche dinanzi ai tredici avvisi di garanzia sull'inchiesta in corso sui rimborsi ai gruppi consiliari regionali in Calabria, dove gli inquirenti hanno scoperto che a spese dell'ente sarebbero finiti persino detersivi e Gratta e vinci.

Nonostante i solleciti della Corte dei Conti, i gruppi della Regione presieduta da Giuseppe Scopelliti non hanno voluto mandare ai magistrati i documenti relativi alle spese fatte nel 2012. Secondo loro la normativa regionale non lo prevede. Niente rendiconti dettagliati e nessuna possibilità di verificare che siano state rimborsate somme per attività realmente attinenti all'attività istituzionale.
La Corte dei Conti si è dovuta arrendere e l'unica cosa che ha potuto fare
è stata dichiarare irregolari i rendiconti dei gruppi.

 

 

Emma Bonino MARINA BERLUSCONi MARINA E BERLUSCONIenrico letta e alfano ALFANO ENRICO LETTA PISAPIA E PODESTA AI FUNERALI DELLE VITTIME DI KABOBOSCOPELLITI